Le ideologie liberiste che ispirano questi processi mirano
a:
- Migliorare l’efficienza dei settori interessati e quindi
diminuirne i prezzi;
- Risanare le finanze pubbliche, spesso oberate dai costi elevati
di questi servizi.

In maniera meno esplicita e più subdola le stesse ideologie
hanno come obiettivo anche:
- La creazione di opportunità per realizzare ingenti profitti
dalle operazioni di acquisizione e vendita delle aziende;
- L’indebolimento del potere e delle condizioni contrattuali
dei lavoratori di questi settori;
- L’indebolimento progressivo dello Stato sociale che tra i
tanti obiettivi ha anche quello di prevedere delle tariffe adeguate agli strati
più disagiati della collettività.
Questo fenomeno di profonda ristrutturazione che stanno subendo
tutti i servizi pubblici (attraverso la privatizzazione di attività considerate
tradizionalmente attività della Pubblica Amministrazione) e che interessa ora
anche i servizi caratteristici degli enti locali è un fenomeno che riguarda
tutti i Paesi del mondo a causa del fatto che molti di questi servizi, specialmente
quelli erogati direttamente dalle amministrazioni pubbliche, sono spesso percepiti
come inefficienti (comportano uno spreco di risorse in quanto l’offerta non
avviene al minimo costo) e inefficaci (poiché l’offerta raggiunge l’obiettivo
prefissato in modo imperfetto e imparziale) dalla maggior parte dei cittadini.
Per questo motivo ci si è chiesto se le attività economiche svolte tradizionalmente
dallo Stato non possano essere svolte con un minor utilizzo di risorse, senza
dover necessariamente sottrarre al settore pubblico il compito di erogare e/o
promuovere determinate attività per aumentarne la funzionalità.
Gli scenari futuri che si prospettano alla Pubblica Amministrazione
sono quindi determinati da una serie di importanti trasformazioni quali:
• Finanziarizzazione della proprietà
• Privatizzazione delle gestioni dei servizi
• Esternalizzazione di alcune attività
• Cambiamento delle forme di lavoro, ovvero tendenza alla mobilità
dei lavoratori e a forme di flessibilità salariale.
Può essere interessante vedere in dettaglio il conto economico
consolidato delle Amministrazioni pubbliche in Italia e le sue variazioni dal
1995 al 1999.
Come si evince dalla tabella 5 dal 1995 al 1999 c’è una forte
diminuzione nella variazione delle uscite rispetto all’anno precedente quando
si passa dal 1996 al 1999: per quanto riguarda le spese totali la variazione
scende dal 5,9 del 96/95 al 1,8 del 99/98. Anche questo può essere spiegato
come la naturale conseguenza delle politiche attuate e indirizzate ad un indiscriminato
contenimento della spesa totale delle Amministrazioni pubbliche, tendenza che
ben si adatta agli scenari attuali e internazionali di taglio alle spese pubbliche
in tutti i paesi, visto che anche negli paesi dell’UE le posizioni di bilancio
delle Amministrazioni Pubbliche presentano tutte un trend in costante diminuzione
nel corso degli anni ’90 (vedi tab. 8).

