Il commercio dell’America latina con il Nordamerica è tre
volte superiore a quello con l’Europa. L’Asia ha uno speciale vincolo nel
suo commercio estero col Giappone, benché gli USA incrementino la propria
presenza nella regione. Infine l’Europa dell’Est commercia 4 volte più con
l’Europa che con gli USA.
La struttura del commercio internazionale non è molto simile
a quella che il libero commercio proclama. La struttura del commercio
internazionale è organizzata in tre grandi blocchi centrali con una periferia
così vincolata:
- Usa con l’America Latina.
- UE con Paesi dell’Est
- Giappone con l’Asia.
Non è molto chiara la relazione tra il commercio estero e la
struttura degli investimenti all’estero. Senza dubbio l’investimento
straniero modifica o riorienta, in parte, il commercio estero verso un dato
paese. Ma la cosa che sembra più ovvia non è affatto la più semplice da
verificare.
L’Europa concentra un 34 percento degli investimenti
stranieri nordamericani, ma rappresenta solo il 9 percento del commercio con gli
USA. Tuttavia, una percentuale di 10 punti superiore sul commercio con l’Europa
non rappresenta più dei 2/3 rivolti al commercio interno.
La stessa cosa possiamo dire nel caso degli investimenti all’estero,
il 44 percento degli investimenti Europei si realizzano negli USA ma il
commercio dell’Europa con gli USA rappresenta il 48 percento.
Non c’è una relazione evidente tra provenienza dell’investimento
straniero e flusso del commercio. Solamente nel caso dei paesi specializzati
nella produzione di materie prime e di zucchero e caffè, si da un importante
vincolo tra paese di origine dell’investimento straniero e paese di
provenienza delle esportazioni.
La forma che adotta il sistema di accumulazione basato sull’incremento
della produttività si rafforza con la divisione del lavoro.
Dopo la 2ª Guerra. Mondiale iniziò una nuova fase del
capitalismo nella quale le istituzioni furono debitamente regolate.
Nella conferenza di Bretton Woods si elaborò l’organizzazione
di tre aspetti:
a, per la regolazione della produzione e degli investimenti,
soprattutto nel 1944, si creò un’istituzione nominata BIRF (Banca
Internazionale di Restituzione e Stimolo) / BM (Banca Mondiale).
b, per regolare le finanze internazionali si creò il FMI
(Fondo Monetario Internazionale).
c, per regolare il commercio internazionale si creò l’Organizzazione
Internazionale del Commercio, l’OIC.
Tuttavia, per quel che riguarda l’OIC, nel 1947 si celebrò
la conferenza de L’Avana, per fissare i criteri di funzionamento di questa
istituzione come per la BM e il FMI. Si voleva organizzare un’istituzione che
evitasse una situazione economica internazionale nella quale si impennassero i
pagamenti monetari internazionali e calasse il commercio internazionale, come
era accadutoe negli anni ’20 e ’30.
Nel contesto della ricostruzione erano stati enfatizzati gli
aspetti dello sviluppo da parte di Europa e Giappone, che si sentivano devastati
dalle guerre.
Per questo motivo, a L’Avana, si progettò un’organizzazione
internazionale del commercio che includeva, tra i suoi obiettivi, quello di
perseguire lo sviluppo economico e stimolare il pieno impiego. La politica
commerciale si sottometteva al risultato di questi obiettivi che si
consideravano più trascendenti ed importanti.
Inoltre l’OIC progettò di agire sul terreno dalle
relazioni intergovernamentali. Si proponeva di giungere ad accordi con i paesi
sottosviluppati, evitare le pratiche restrittive delle multinazionali e
stimolare la cooperazione internazionale per la competenza e lo sviluppo. L’agenda
dell’OIC era molto ampia.
L’OIC si proponeva di occuparsi dello studio della forma
che doveva assumere per lo sviluppo, per l’impiego, il trasferimento della
tecnologia, etc. L’OIC doveva essere un’istituzione attiva nella gestione
dell’economia internazionale.
Nel Marzo del 1948, i paesi elaborarono la Carta dell’Avana,
ma il congresso degli USA si rifiutò di ratificarla, perché considerava che
questo organismo avrebbe potuto avere molto potere e diminuire la sovranità
politica degli USA. Per questo motivo ratificò solo una parte della Carta dell’Avana:
la sezione nella quale si faceva riferimento alle regole delle tariffe doganali.
L’USA forzò altri governi a firmare solo questa parte, e di conseguenza, l’OIC
non arrivò mai a costituirsi.
Al suo posto, si istituì un accordo generale su tariffe e
commercio che costituì il GATT, questo, fino al 1995, è stato l’accordo che
ha regolato le relazioni internazionali, ma non è un organismo, è solo un
contratto o accordo tra parti.
L’aspetto più importante nel nuovo ordine internazionale,
il commercio, non è soggetto ad un organismo di regolamentazione.
Questo accordo doveva essere rinegoziato periodicamente, e
non avrebbe più avuto validità nel momento in cui fosse stata ratificata la
Carta dell’Avana. Sicome questa non fu mai ratificata, la validità durò 50
anni. Durante questii 50 anni, l’accordo internazionale su tariffe e commercio
fu ratificato periodicamente. Queste rinegoziazioni si tenevano in conferenze,
conosciute come Rounds di Negoziazione, tra i paesi firmatari.
Ci sono stati 8 Rounds nella storia del GATT:
1ª 1945, Round dell’Avana.
2ª 1947, Round di Ginevra.
3ª 1949, Round di Annency (Francia).
4ª 1950-1951, Round Torquay (Inghilterra).
5ª 1960-1962, Round Dillón (Ginevra).
6ª 1964, Round Kenedy (Ginevra).
7ª 1974 -1979, Round Tokyo.
8ª 1986-1995, Round Uruguay.
L’ultima riunione è stata la più importante non per la
sua durata, ma perché ha dato luogo alla scomparsa del meccanismo di
organizzazione permanente, il GATT, ed alla creazione di un’Organizzazione
Mondiale del Commercio, l’OMC, creata nel Gennaio del 1995,.
L’OMC ha poco a che vedere con l’idea dell’OIC. La
filosofia di creazione dell’OMC, a metà degli anni 90, è molto distinta da
quella proposta dai governi dopo la 2ª guerra Mondiale. Nell’OMC si accumula
tutta l’esperienza dei rounds del GATT.
6. I principi basilari di funzionamento del GATT
Ma quali furono i principi di funzionamento sui quali si
basarono i rounds del GATT? I principi basilari del GATT furono due, la non
discriminazione e la reciprocità nelle negoziazioni, cioè la compensazione dei
costi coi benefici.
In quanto alla non discriminazione, questa si basava sull’assunto
che un compromesso raggiunto con un paese doveva essere destinato anche agli
altri soci commerciali.
In quanto alla Reciprocità, questa si basava sul principio
che il costo legato a una concessione dovesse venire compensato dal beneficio di
una concessione per l’altro paese.
Questi principi possono avere senso se i partecipanti si
trovano in condizioni di uguaglianza. Se il mondo è composto da paesi a livelli
disuguali e hanno differenti gradi di partecipazione nel commercio
internazionale, pretendere che tutti i paesi agiscano in accordo con questi
principi coporta seri problemi.
Le negoziazioni, nella cornice di attuazione del GATT,
incominciavano, inoltre bilateralmente, considerando la domanda e non l’offerta.
Questo suppone che un paese porga richieste ad un altro paese. Pertanto, gli
unici paesi che avevano capacità di fare una richiesta erano i grandi
esportatori. Solo se un paese controlla una parte sostanziale del commercio di
un prodotto, può mettere in moto le negoziazioni commerciali.
Inoltre, in accordo col principio di reciprocità, le
riduzioni delle tasse doganali dovevano essere scambiate con una concessione
equivalente. Solo le grandi esportatrici possono reclamare importanti riduzioni
delle tasse doganali, perché solo loro possono concedere grandi riduzioni delle
stesse.
Tutto questo fa sì che i paesi poveri non possano svolgere
un ruolo importante nella negoziazione.
Negli anni ’60, con l’indipendenza di molti paesi di
Africa ed Asia, i paesi del Terzo Mondo reclamarono all’ONU la creazione di un’organizzazione
che si incaricasse del commercio internazionale e per lo sviluppo. In questo
modo si creò, nel 1978, l’UNCTAD. Questa si fonda sulla filosofia dell’OIC,
ma non ha il potere di obbligare i paesi a seguire una determinata linea di
comportamento in materia commerciale.
Sotto la pressione del Terzo Mondo, i paesi sviluppati
inclusero nell’accordo una sezione dedicata al commercio e allo sviluppo. Nell’articolo
36 si stabilisce che i paesi sviluppati non devono pretendere la reciprocità
quando si stabiliscono accordi per riduzioni delle tasse doganali per le
esportazioni del Sud.
L’importanza di questo articolo è relativa, perché i
paesi sviluppati hanno ridotto i propri dazi per prodotti che i paesi poveri
esportano poco, ma per i prodotti per i quali la capacità esportatrice è
maggiore, vengono stabiliti dazi molto alti.