L’Associazione Nazionale dei Disoccupati Diplomati del Marocco nel conflitto capitale-lavoro
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L’Associazione Nazionale dei Disoccupati Diplomati del
Marocco (A.N.D.C.M.) organizza i diplomati disoccupati per far valere il loro
diritto al lavoro. Creata nell’ottobre 1991, questa associazione dispone
attualmente di un’organizzazione molto ramificata, sia nelle grandi città che
in numerosi piccoli centri, e raccoglie quasi 20.000 aderenti con più di 140
sezioni. Ciò ne fa una delle principali associazioni di massa del Marocco, ma
la sua influenza va ben oltre le persone realmente aderenti. Tale successo si
giustifica con l’aumento della disoccupazione che colpisce massicciamente i
giovani diplomati, i quali si ritrovano spesso in condizione di grande
precarietà. In un contesto di forte analfabetismo e di fronte ai bisogni di
sviluppo del paese, il diritto al lavoro, per altro scritto nella Costituzione,
assume nel caso dei giovani diplomati una valenza tutta particolare. Malgrado da
tempo siano state inoltrate le formalità di procedura l’associazione non è
stata ancora ufficialmente riconosciuta e subisce regolarmente la repressione
delle autorità ad ogni iniziativa. La lotta per il rispetto dei diritti di
associazione e del diritto di libera espressione è quindi quotidiana per l’Associazione.
Le rivendicazioni come terreno di lotta
Il diritto al lavoro è evidentemente al centro della
piattaforma rivendicativa dell’A.N.D.C.M. che si fonda sull’analisi delle
cause profonde della disoccupazione nel Paese. L’A.N.D.C.M. articola le sue
rivendicazioni su tre assi portanti:
- una messa in discussione delle scelte politiche di
tutti i governi che si sono succeduti, che si sono sforzati d’applicare come
bravi scolari i dictat degli organismi finanziari internazionali;
- contrastare la messa in opera dei piani d’aggiustamento;
- opporsi all’obbligo di destinare un terzo del
proprio bilancio a scalare il debito con l’estero, negare la
flessibilizzazione e la precarizzazione del lavoro, la privatizzazione dei
servizi pubblici.
Queste politiche sono, in Marocco, come nel resto del mondo,
responsabili di licenziamenti massicci, di taglio della spesa pubblica e dell’acutizzarsi
delle differenze sociali.
- L’annullamento del debito (i prestiti sono già
stati rimborsati, essi hanno permesso degli investimenti che non rispondono
alle necessità di base della popolazione che sostiene oggi il peso del loro
rimborso).
- L’abbandono del progetto attuale del codice del
lavoro che va contro la stabilità e la garanzia del lavoro e che lascia agli
interessi privati un diritto quasi esclusivo di determinare le condizioni di
lavoro e di renumerazione.
- La razionalizzazione e il controllo della spesa
pubblica.
- La riduzione degli stipendi degli alti funzionari
e parlamentari.
- La lotta contro la corruzione;
- La razionalizzazione della funzione pubblica;
eliminazione del clientelismo e del cumulo delle funzioni.
- La riforma della politica fiscale;
- La riduzione generalizzata dell’orario di lavoro
senza perdere salario (oggi sono 48 ore settimanali), l’abbassamento dell’età
pensionabile e la creazione di impiego fisso corrispondente;
- Un sussidio di disoccupazione generalizzato di
almeno 2.500 dinari;
- La messa in discussione delle politiche d’austerità,
di spreco e di corruzione parte di una doppia constatazione: 1)il settore
privato è incapace di risollevare il crollo dell’occupazione e pratica una
politica di sfruttamento selvaggio dei salariati. 2) L’allargarsi dei
bisogni sociali non soddisfatti in tutti i campi (educazione, salute,
abitazione, trasporti, infrastrutture) necessita di investimenti pubblici
socialmente utili e creatori di posti di lavoro.
Tale piattaforma rivendicativa s’accompagna a
rivendicazioni democratiche, quali:
- il riconoscimento dell’A.N.D.C.M.
- la sospensione di tutti i procedimenti giudiziari avviati
nei confronti dei disoccupati;
- l’annullamento dei giudizi irregolari contro gli
aderenti e i responsabili dell’associazione;
- inchiesta sulla morte di Mustafà Hamzaoni (militante
dell’A.N.D.C.M. prelevato dalla polizia il 15 maggio del ’93 a Khemfra e
morto sotto tortura) e processo ai responsabili del suo assassinio;
- il rispetto della libertà di parola e di manifestazione;
L’A.M.D.C.M. ha effettuato un importante lavoro di analisi
della situazione dell’occupazione nel settore pubblico e privato che ha
partorito delle proposte concrete che costituiscono delle RIVENDICAZIONI
URGENTI, tra le quali figurano:
- l’assunzione immediata dei disoccupati in situazioni
critiche (handicappati, capifamiglia, disoccupati di lunga durata);
- disponibilità massiccia di posti nella funzione pubblica
(occupazione dei posti lasciati vacanti da pensionati e pre-pensionati);
- eliminazione degli straordinari, stabilizzazione dei
non-titolari, piani di lotta contro l’analfabetismo, varo di una legge
assicurante la programmazione di assunzioni regolari tenendo conto dell’arrivo
massiccio dei diplomati sul mercato del lavoro;
- corsi di formazione veramente qualificanti sulla base di
un piano di assunzioni garantito dallo Stato;
- aiuti all’auto-impiego (aiuti finanziari, esenzioni d’imposte
ecc...);
- iscrizione alla Cassa Nazionale di Previdenza;
- gratuità dei servizi (sanità, trasporti, marche da
bollo, ecc...);
- diritto all’alloggio (città universitarie, alberghi
della gioventù).
Queste rivendicazioni partono dal principio che la
disoccupazione, di cui i disoccupati non sono responsabili, non deve provocare
la loro esclusione dalla vita sociale; con o senza impiego, il diritto alla vita
che è inalienabile.
[1] Nel quadro dei contatti e degli scambi “ragionati” tra l’Osservatorio Meridionale del CESTES e altri organismi di studio e di lotta abbiamo pensato di pubblicare parte della piattaforma di lotta e delle analisi di un documento di Attac Maroc - Groupe Rabat dal titolo “Diplomés Chomeurs” di Tarik Editions, aprendo così un’altra piccola finestra sul Mediterraneo.