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Rita Martufi
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Consulente ricercatrice socio-economica; membro del Comitato Scientifico del Centro Studi Trasformazioni Economico Sociali (CESTES) - PROTEO

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Privatizzare dal globale al locale... e viceversa. Per un quadro di riferimento sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali

Rita Martufi

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1.Introduzione e generalità

Fino ad oggi sono stati molti i grandi comuni che hanno dato seguito a pieno regime alle privatizzazioni delle ex municipalizzate.

È importante sottolineare che dal punto di vista economico la riforma dei servizi pubblici locali riguarda più di 51 miliardi di euro; questa cifra si riferisce solo alle 405 aziende pubbliche locali divenute SpA (che sono per oltre i due terzi ancora di proprietà pubblica). La vendita di queste aziende ai privati permetterà agli enti locali di ottenere delle cospicue entrate di cassa.

È utile mostrare con alcune tabelle quali sono i principali dati dei diversi settori delle aziende di servizio pubblico locale; l’analisi riguarda l’anno 1998, il 1999 e infine mostra i ricavi e gli investimenti dal 1999 al 2001.

La tabella seguente invece esamina per l’anno 1999 il numero di addetti e il fatturato delle aziende municipalizzate suddivise per settori.

 [1]

 [2]

Infine si analizzano i ricavi e gli investimenti, reddito operativo e addetti delle aziende municipalizzate per gli anni che vanno dal 1999 al 2001.

Se è vero che per gestire le reti l’ente locale non può cedere la proprietà degli impianti mentre per quanto riguarda l’erogazione dei servizi è introdotto il principio del "regime di concorrenza", va comunque sottolineato che in definitiva le aziende ex municipalizzate stanno cambiando radicalmente forma e struttura. Quotazioni in Borsa, privatizzazioni, concorrenza, apertura al mercato sono ormai entrate a forza nel governo dei servizi ritenuti un tempo essenziali come acqua, gas, telecomunicazioni, elettricità.

Attualmente i servizi pubblici come energia, trasporti, telecomunicazioni rappresentano il 12% del consumo delle famiglie italiane.

Va ricordato che i servizi pubblici locali sono stati regolati fino a tutti gli anni ’80 dagli enti locali (con la creazione di aziende speciali, in economia, ecc.). La formula di solito adottata nel passaggio dalla gestione pubblica a quella privata, è stata quella dell’appalto ad imprese private. Sono stati, cioè, affidati i compiti di erogazione dei servizi ad aziende private che vengono direttamente o indirettamente finanziate dall’autorità locale, la quale si riserva di operare solo una sorta di controllo e di direzione dei lavori.

Dagli anni ’90 in poi sono stati introdotti vari processi di privatizzazione delle imprese di pubblica utilitità; lo Stato si è trovato a regolare e non più amministrare i servizi pubblici. Infatti: "Dai primi anni ’90 si verificano importanti cambiamenti:

- riduzione della spesa pubblica. Per effetto del processo di adesione all’Unione Monetaria calano i trasferimenti e i contributi statali , con un significativo impatto sui bilanci degli enti locali;

- ristrutturazione del settore. Inizia un processo di riorganizzazione aziendale e di riposizionamento sul territorio nell’offerta dei vari servizi favorito dall’adozione di importanti provvedimenti nel campo della regolamentazione come la riforma delle autonomie locali...

- apertura del mercato e privatizzazione. Cresce la spinta alla liberalizzazione dei servizi pubblici - anche per impulso dell’Unione Europea e dell’Autorità antitrust nazionale -, si afferma il ricorso a formule gestionali <privatistiche>, come la società per azioni, e inizia un processo di riallocazione proprietaria degli operatori" [3]

È importante trattare dei settori più importanti per analizzare i vari aspetti economici e giuridici e il loro stato di attuazione.


[1] IL SOLE 24 ORE, Mercoledi 17 /10 /2001

[2] Cfr. IL SOLE 24 ORE, Martedì 27 /11 /2001

[3] Cfr. A. Quadrio Curzio e Fortis M., "Le privatizzazioni dei servizi pubblici locali", Il Mulino, Bologna, 2000, pag.45.