La situazione descritta fino a questo punto, può essere esaminata
anche fornendo una schematizzazione congiunta delle tre variabili per ogni tipo
di capitale. In questo caso, è ragionevole organizzarla sulla base dei dati
medi di ogni impresa:
- Nelle associazioni le esportazioni si stimano in media 111,9
milioni di $US, mentre il debito in entrambe le direzioni arriva a 297,4 milioni
di $US. Questo significa che il coefficiente di debito sulle esportazioni è
del 2,6 o, in altre parole, si hanno 2,6 dollari di debito interno per ogni
dollaro di esportazione.
- Nei gruppi economici locali le esportazioni salgono a 227,4
milioni di $US per ogni impresa, mentre l’ammontare totale del debito è di 347,2
milioni di $US, per cui il coefficiente sopra menzionato è pari a 1,5.
- Nei conglomerati esteri le esportazioni arrivano a 326,3
milioni di $US per azienda, mentre il debito totale è di 526 milioni di $US.
Pertanto, il coefficiente che misura i dollari di debito per ogni dollaro di
esportazione si situa, in questo caso, a 1,6.
- Nelle imprese locali indipendenti le esportazioni ammontano
a $US 224,5 milioni ed il debito totale è di $US 117,9 milioni, per cui il coefficiente
è 0,98 (in altre parole, in questo segmento imprenditoriale, con meno di un
dollaro di debito si finanzia un dollaro di esportazione). Nelle imprese multinazionali
le esportazioni rappresentano $US224,5 milioni ed il debito totale è di $UA135,4
milioni. Di conseguenza, il rapporto debito/esportazioni ammonta a 0,6.
Emerge chiaramente che le imprese che risultano maggiormente
legate all’uso di capitale estero sono casualmente quelle che hanno ottenuto
i migliori risultati economici durante lo scorso decennio, ossia i gruppi economici
nazionali, i conglomerati esteri e le associazioni; bisogna notare che quelle
che mostrano un coefficiente migliore sono quelle che hanno avuto comportamenti
meno dinamici. Questa situazione fa pensare che l’indebitamento è un meccanismo
che mira a ridurre il patrimonio, abbassare il carico fiscale e, nel caso degli
autoprestiti, smaltire l’eccedente.
Un altro punto importante da considerare è quale è stato il
meccanismo principale di indebitamento per i diversi tipi di capitale. Per le
associazioni il 70% dell’indebitamento viene, in questo contesto, dalla emissione
di Obbligazioni Negoziabili. Per i gruppi economici di origine nazionale la
situazione è la stessa. Nel caso dei conglomerati esteri le obbligazioni costituiscono
il 82% del finanziamento totale. Nelle imprese indipendenti, il 86% del finanziamento
viene dall’indebitamento interno e nelle imprese multinazionali il 68% del finanziamento
considerato in questa esposizione corrisponde al sistema finanziario nazionale.
Discriminazione che favorisce quelle che sono le frazioni dominanti che, dopo
aver liquidato i propri passivi interni che ammontavano a somme estremamente
elevate, sostengono lo sviluppo di un’assicurazione cambiaria sui loro debiti
esterni, vale a dire con associazioni, gruppi economici e conglomerati stranieri.
Le considerazioni precedenti possono essere completate dall’analisi
della tabella 3, in cui si riporta a che tipo di entità bancaria nazionale sono
debitrici le diverse strutture imprenditoriali.

I numeri confermano il processo di esterizzazione del sistema
finanziario nazionale, evidenziando che il 73,3% del totale del credito esaminato
è assegnato alla banca straniera; il secondo posto, come si può osservare, è
occupato dalla banca pubblica (aspetto che potrebbe mettere in dubbio, ovviamente
in base a dei dati più completi, il ruolo della stessa banca come supporto dello
sviluppo delle PyMES e delle economie regionali). D’altro canto, mentre le associazioni
costituiscono il soggetto di credito principale delle banche straniere, i gruppi
economici hanno questo ruolo per la banca pubblica; l’importanza che le associazioni
hanno anche come soggetto di credito della stessa banca non può, chiaramente,
essere considerata separatamente dal fatto che in queste strutture partecipano
anche molti gruppi economici a capitale locale.
Certamente, e nonostante ciò che si è detto rispetto all’importanza
che ha per le Associazioni il finanziamento attraverso le obbligazioni negoziabili
rispetto al loro debito totale, la rilevanza che mostrano come soggetto di credito
del sistema finanziario nazionale indica che sono state, insieme ai gruppi economici,
una dei principali beneficiari del processo di liquidazione implicito nella
pesificazione 1 a 1.
3. I benefici ottenuti dal vertice con la svalutazione e
la pesificazione
Le tabelle 4 e 5 offrono una prima panoramica sia in valori
assoluti che in termini medi per ogni azienda della partecipazione di ogni tipologia
imprenditoriale nelle variabili analizzate. Così, e confermando ciò che si è
detto a proposito delle scelte e della concentrazione dei trasferimenti delle
entrate prodotti, si può osservare che vi sono solo 7 imprese che sono presenti
in tutte le variabili; sette imprese che rappresentano il 15,8% delle esportazioni
totali, il 11,1% del debito interno, e il 19,3% delle obbligazioni negoziabili
emesse, congiuntamente, dal vertice imprenditoriale qui analizzato. L’unità
economica considerata presenta esportazioni di aziende che ammontano a $US 413,5
milioni e un volume totale di indebitamento per impresa che raggiunge i $US
646,2 milioni. Il coefficiente del debito sulle esportazioni di queste unità
economiche si situa a 1,6, che significa che per ogni dollaro di esportazione
si richiedono 1,6 dollari di debito. Questa specie di “vertice dentro il vertice”
incorpora tre gruppi economici, tre conglomerati stranieri e soltanto una associazione
(vedere l’Allegato 1 di questo documento). Inoltre, è chiaro che, vista la maggiore
tendenza all’esportazione dei tre conglomerati stranieri e dei tre gruppi economici,
questi stessi sono i maggiori beneficiari dalle risoluzioni del governo.


Per completare la descrizione dei vantaggi ottenuti a seguito
delle misure adottate dalla presente amministrazione, è necessario aggiungere
alle 7 imprese già esaminate, le 51 aziende che mostrano una presenza simultanea
in due delle variabili analizzate; all’interno del sottogruppo, quelle che occupano
il ruolo principale in termini di benefici ottenuti sono, principalmente, le
14 aziende che compaiono contemporaneamente come esportatrici e come debitrici
interne (Allegato 2). Infine, esaminando le imprese che compaiono solamente
in una delle variabili, devono essere considerate beneficiate dalla strategia
ufficiale le 33 aziende indebitate con il sistema finanziario nazionale (Allegato
4) e le 48 esportatrici (Allegati 5 e 6). Inoltre, le sette imprese che appaiono
nelle tre variabili, le 26 aziende che combinano obbligazioni negoziabili e
indebitamento interno, le 11 che possiedono obbligazioni e esportazioni e le
36 che hanno solamente obbligazioni negoziabili sono quelle che oggettivamente
spingono per la stipulazione di una nuova assicurazione sui cambi, che permetta
loro di liquidare e statalizzare i debiti con l’estero. In questo senso, si
deve dire che il debito globale tramite obbligazioni negoziabili di questo ridotto
gruppo di grandi aziende ammonta a un totale di US$ 18.787 milioni.
La tabella 6 fornisce i risultati dell’esame del coefficiente
tra le esportazioni e debito interno che può certamente essere considerato un
indicatore della “liquidazione o guadagno cambiario” realizzato dai principali
agenti dell’economia argentina.

Ancora una volta, esponiamo la situazione dei diversi tipi
di capitale; si può notare come raddoppi il coefficiente in tutti i casi7, e
come restino situati in una situazione privilegiata le imprese multinazionali
ed i conglomerati stranieri. L’ampiezza di questi benefici o “Guadagno Cambiario”
in termini di valori assoluti si dà nella tabella [1].
I risultati ottenuti indicano che il guadagno cambiario realizzato
ammonta a US$13.132 milioni, considerando il tasso del cambio che vige in media
attualmente (due pesos per un dollaro) [2];
questo guadagno è il risultato del sussidio statale (0,4 pesos per dollaro),
della liquidazione, sentita dai risparmiatori intrappolati nel “corralito finanziario”,
e, in linea più generale, delle caratteristiche di insieme della società. Si
tratta dunque di una cifra superiore a quella necessaria per finanziare lo shock
distributivo che la CTA e il FRENAPO hanno provocato, e che è stata avallata
da una Consulta Popolare, con conseguenze per più di 3 milioni di argentini.
Somma che, d’altro canto, indica che nei quaranta giorni di vita della attuale
amministrazione gli agenti economici considerati in questa sede si sono appropriati
del 9% del PIL; di questo totale, il 30,2% è stato preso dai conglomerati stranieri,
il 27,0% dalle imprese internazionali, il 22,2% dai gruppi economici nazionali
ed il 14,6% dalle associazioni.
Infine, la tabella 8 presenta il ranking dei principali agenti
economici che hanno beneficiato della svalutazione e della pesificazione dei
debiti privati, in base al tipo di cambio che vigeva durante la convertibilità
(1 peso=1 dollaro). Bisogna specificare che questa tabella, costruita in base
all’Allegato 6 che comprende le 139 imprese avvantaggiate dalle misure officiali
sopra dette, è elaborata esaminando i diversi tipi di imprese (associazioni,
gruppi economici locali, conglomerati stranieri, imprese internazionali e imprese
nazionali indipendenti) e quindi, nel caso dei gruppi economici e dei conglomerati
stranieri, raggruppa i dati delle esportazioni, dell’indebitamento interno in
base alle holdings proprietarie delle diverse imprese. In altre parole, la tabella
indica l’appropriazione di guadagni straordinari realizzati sia dalle imprese
che dai principali gruppi imprenditoriali del paese. La presente stima, bisogna
specificare, è per difetto, dal momento che sono state prese in considerazione
solamente le 139 aziende che sono indicate nell’Allegato 6, circostanza che
esclude l’esame di imprese esportatrici o indebitate con il sistema finanziario
locale, che fanno parte dei gruppi elencati nella tabella 8, e che si situano
dopo le 80 principali aziende che si presentano in ogni variabile.

[1] Questo raddoppiamento del
coefficiente deriva dal fatto che, come frutto della svalutazione, l’ammontare
delle entrate delle imprese esportatrici si raddoppia (considerando un cambiamento
del tipo di cambio dell’ordine del 100%), mentre i suoi passivi interni, dopo
la pesificazione alla pari 1 peso=1 dollaro, sono rimasti costanti. In relazione
con quest’ultimo fatto, bisogna sottolinare che, come risultato della politica
di svalutazione promossa dal governo e della pesificazione di tutti i debiti
in rapporto 1dollaro = 1peso, si registra una liquidazione diretta di tutti
i debiti in dollari (probabilmente, la maggioranza), e una indiretta di quelli
in pesos (un debito di, per esempio, $100 milioni equivaleva, prima della liquidazione,
a $USA 100 milioni , mentre ora, considerando la parità di 1 dollaro=2pesos,
ammonta a $50).
[2] Prima delle recenti misure del Governo
per imporre limitazioni alle esportazioni (20% per quelle del petrolio, 10%
in quelle agricole e pastorizie e 5% nelle comodities industriali), è necessario
sottolineare che le stesse esportazioni sono estremamente ridotte, considerando
l’esperienza storica, ad esclusione delle esportazioni del gas che sono sempre
più importanti e si inseriscono in un contesto nel quale gli esportatori mantengono
la capacità di regolare il tipo di cambio mediante la liquidazione di divisa.