La via alle privatizzazioni nel modello capitalistico italiano. Un’indagine statistico-aziendale
Luciano Vasapollo
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Fino al 1994 il 50% del capitale della società era posseduto
direttamente dal Ministero del Tesoro, mentre il 9,27 era posseduto indirettamente
attraverso la partecipazione della CONSAP (Società posseduta Integralmente);
inoltre il 3,22% del capitale era degli enti INAIL e INPS.(Cfr. Graf.20)

Il Consiglio dei Ministri nel Giugno 1993 ha stabilito la vendita
dell’intera quota di partecipazione del Ministero del Tesoro e la quota detenuta
dalla CONSAP S.p.A., attraverso un’offerta pubblica di vendita alla quale hanno
partecipato la Banca Popolare di Novara, il Credito Varesino, l’INAIL, la Consap
S.p.A, l’INPS, la RAS, il Banco di Napoli. Solo una quota di capitale compresa
tra il 10 e il 20% è stata collocata sul mercato attraverso un’offerta pubblica
(questo per realizzare all’interno dell’IMI un nucleo di azionisti di controllo).
Considerato che dal punto di vista finanziario questo istituto
può essere considerato uno dei “gioielli“ [1] (Cfr. Tab.13 ) dello
Stato, non si è avuta alcuna difficoltà nel collocamento delle azioni.
L’offerta pubblica, iniziata il 31 Gennaio 1994 e terminata
anticipatamente il 1 febbraio dello stesso anno, è stata distinta in quattro
tranches con riguardo al tipo di investitori: piccoli, istituzionali, dipendenti,
del mercato USA. Il ricavo della vendita è stato destinato interamente alla
riduzione il debito pubblico dello Stato.
E’ interessante comunque mostrare come sia cambiato dopo la
privatizzazione l’assetto proprietario del gruppo( cfr. Graf.21):
il Ministero del Tesoro possiede ora il 25,6% (invece del 50%), la RAS il 3,66
(aveva il 4,62), la CONSAP possiede il 4,76 (aveva il 9,26), il Banco di Napoli
il 2,08 (prima possedeva il 4,06),, l’INAIL ha l’1,75%(prima aveva il 2,17%),
l’INPS lo 0,53 (1,04) la banca Popolare di Bergamo lo 0,16 (0,32) e la Banca
Popolare di Novara lo 0,51% (1%). 
Come si rileva dal Graf.22, prima dell’offerta è molto elevata la percentuale
di possesso del Ministero del Tesoro (50%) ed è importante osservare che i primi
14 azionisti erano costituiti principalmente da banche e assicurazioni.

Il Graf.23 mostra, invece, come sia cambiata la ripartizione
del capitale sociale dell’IMI dopo l’offerta; il possesso azionario del Tesoro
è sceso dal 50% al 22,55%. Vi è una riduzione di azioni anche per l’INPS, l’INAIL,
il Banco di Napoli, la RAS e la Consap.

E’ interessante notare nell’ambito dell’offerta istituzionale
delle azioni IMI, quanto sia stato rilevante il ruolo svolto dalle varie Istituzioni
specializzate nella gestione del risparmio. Nel Graf.24 è evidenziato,
infatti, che oltre il 70% delle azioni riservate agli investitori istituzionali
sia andato ai Fondi Comuni, ai Fondi Pensione e agli Asset Manager. Anche le
Assicurazioni si sono accaparrate una percentuale elevata di azioni (l’11%),
ed ancora le banche che si sono assicurate il 7% del collocamento
.
Le adesioni dei dipendenti all’acquisto delle azioni sono state
abbastanza elevate. Se si considera la società capogruppo si evidenzia una significativa
adesione all’intera operazione di vendita (Cfr. Graf.25). L’acquisto
è avvenuto sia con mezzi propri dei dipendenti (circa il 28,4%), sia attraverso
l’utilizzo di anticipi sul Trattamento di Fine Rapporto (46,3%), sia attraverso
sovvenzioni dell’istituto concesse ad un tasso del 4% (la cui durata era di
18-60 mesi).
Le altre tranches di vendita delle azioni IMI sono state avviate
e concluse nel Luglio 1995. Il Tesoro ha venduto una quota pari al 19,3% delle
azioni possedute con una entrata pari a circa 1.200 miliardi di lire.
La Tab.14 e il Graf. 26 mostrano come sia cambiato
l’assetto proprietario di questo Istituto dopo la privatizzazione. Va rilevato
che il Tesoro possiede ora solo l’8,1% del capitale (questa quota si riduce
ancora ed arriva al 6,92% se si contano quelle azioni che devono essere tenute
a disposizione di soci che avendo partecipato alle OPV ne avranno gratis una
ogni tre se non le rivenderanno prima di tre anni).


INA
Il gruppo INA, istituito come ente pubblico agli inizi del
secolo ( 4 Aprile 1912), opera nei settori assicurativi-finanziari e creditizi
sia in Italia che all’estero.
Fin dalla sua costituzione l’INA ha gestito le cessioni legali;
il Fondo di garanzia per le vittime della strada ( che ha imposto l’assicurazione
RC auto), il Consorzio Rischi Agricoli, il Conto Consortile (con riguardo alle
assicurazioni RC auto), il fondo di garanzia per le vittime della caccia, il
Fondo di solidarietà per le vittime di estorsione.
[1] L’IMI registra oltre 60 anni
di bilanci positivi; nel 1992 l’esercizio si è chiuso con un attivo di 443 miliardi
di lire, il 30 settembre 1993 risultavano 376 miliardi di utili con una previsione
per l’esercizio di oltre 500 miliardi di lire.