Il lavoro ”cognitivo” nella fase dell’accumulazione flessibile: uno schema interpretativo del “fenomeno“ dei cosiddetti “lavoratori della conoscenza”
Gianni Cirino
|
Stampa |
GERMANIA. M.Helfert (1991) ha raggruppato gli
occupati nell’industria in Germania sulla base del livello di qualificazione
del lavoro svolto; i quattro livelli, a cui e’ pervenuto [1], sono il risultato di una “cluster analysis”
che ha preso in considerazione diverse dimensioni del lavoro. I risultati, riportati
in fig. 5 mostrano come anche in Germania gli occupati ad alta qualificazione
presentino i tassi di crescita piu’ significativi.
L’IRSO ha inoltre verificato ed aggiornato questi dati, estendendo
l’analisi a tutta la forza lavoro e non solo a quella industriale; come è noto
la riunificazione delle due Germanie ha comportato la chiusura o la radicale
ristrutturazione di molte imprese dell’Est, per cui questo evento avrebbe potuto
comportare una redistribuzione del lavoro verso attività dequalificate di servizio
e marginali (un eventuale fenomeno di tale tipo non sarebbe stato evidenziato
da una ricerca limitata al solo settore industriale)
Nella fig. 6 [2] vengono riportati i dati ottenuti dalla ricerca IRSO, classificando,
come nelle precedenti analisi, le qualificazioni in alte, medie, basse e non
determinabili: il trend viene puntualmente confermato significativamente per
la crescita delle alte qualificazioni e per la diminuzione delle basse qualificazioni,
mentre quelle medie rimangono stabili.
La riunificazione dunque, se da una parte, ha determinato un’incremento
drammatico del tasso di disoccupazione, dall’altra non sembra aver modificato
un trend, comune a tutti i paesi più industrializzati, che vede una
crescita delle qualificazioni piu’ alte ed una caduta di quelle piu’ basse.
[3]
LE PREVISIONI PER IL FUTURO. Per il periodo esaminato
dalla ricerca IRSO, il trend appare piuttosto chiaro ed omogeneo, ma che cosa
ci si può aspettare negli anni a cavallo tra i due secoli?
Nelle fig. 7, 8, 9 sono rappresentate le proiezioni elaborate
da diverse fonti ufficiali per i tre paesi presi in considerazione.
Tali dati confermano anche in questo caso i trend, già riscontrati
nelle serie storiche dei vent’anni precedenti, anche se le aggregazioni prese
in considerazione per gli USA e la Francia sono diverse come classificazioni
da quelle più semplici, utilizzate per la Germania..
4.2. Evoluzione del settore manufatturiero
Sembra molto significativo il risultato, ottenuto dalla ricerca
IRSO, dell’analisi dell’andamento dell’occupazione e della struttura del lavoro
nei settori metalmeccanico e manifatturiero, settori che non comprendono le
numerose professioni sociali e/o liberali (insegnanti, medici, giudici, avvocati,
infermieri professionali), che rappresentano una quota rilevante di lavoratori
della “conoscenza”.
In tutti e tre i paesi considerati, si riportano in fig. 10
e 11 solo i dati relativi agli USA ed alla Germania, perché più significativi,
il trend, che emerge dalle statistiche, ha il medesimo segno di quello relativo
alla occupazione in generale e sembra ancora più marcato, ad esempio in USA,
in un contesto di generale ridimensionamento o diminuzione del settore manufatturiero
Tale fenomeno viene spiegato come effetto dei processi di automazione
industriale, che in tempi parzialmente diversi, hanno comportato l’espulsione
o la riqualificazione di una quota rilevante di lavoro “semi-skilled” e “unskilled”.

4.3. Come cambiano le tradizionali classi occupazionali?
Oltre ai fenomeni quantitativi già commentati, le statistiche
esaminate sono interessanti, perché mettono in evidenza un fenomeno, che accompagna
l’aumento tendenziale del lavoro qualificato: la progressiva perdita di significato
delle tradizionali distinzioni fra le grandi categorie occupazionali (white
collar/blue collar, professional/middle manager), che hanno costituito la struttura
delle classi sociali nell’era fordista.
A queste classi basate prevalentemente sul ruolo sociale e
sulla collocazione nel sistema di stratificazione sociale tendono a subentrare
distinzioni basate sulle conoscenze/competenze/valore professionale; i dati
indicano lo spostamento verso una divisione del lavoro più orizzontale, basata
su ampi aggregati occupazionali in cui la chiave di disatinzione è lo sviluppo
del lavoro professionale e tecnico.
Ciò è sostenuto nell’indagine, valida per gli USA, effettuata
nella ricerca di Cappelli&Rogovsky (1994), che ha interessato 56.000 operai
ed impiegati, confrontando il valore di diversi jobs, in termini di punteggi
di Hay [4], attribuiti tra il 1978 ed il 1986,
i cui risultati sono riportati in fig. 12.


I dati dimostrano che numerose occupazioni operaie già dal
78 presentavano punteggi largamente superiori a quelli di altre occupazioni
impiegatizie; un secondo fenomeno, evidenziato dalla ricerca, consiste nel fatto
che l’incremento di punteggi tra il 1978 ed il 1986 prevale nell’area operaia,
mentre per alcuni jobs dell’area operaia avviene il contrario. Questo fenomeno
è fortemente correlato alla riduzione di attività produttive manuali, a fronte
di un incremento di compiti associati al controllo di processi informativi (ad
esempio nel campo del “material handling”, del “quality control”) od alla alta
specializzazione richiesta nelle operazioni di manutenzione di macchine ed impianti
basati su tecnologie avanzate.
La crescente importanza del trattamento di informazioni nei
contenuti dei jobs di produzione è stata rilevata anche da ricerche, come quelle
di Castells e Aoyama (1994), in cui si è analizzato l’evoluzione del contenuto
del lavoro nel periodo tra 1l 1920 ed il 1991, distinguendo le attività lavorative
in due grandi categorie: attività di “information handling” ed attività di “material
handling. Secondo gli autori (si vedano le fig. 13, 14 relative agli USA), l’incremento
del lavoro qualificato è associato principalmente alla crescita di attività
“information handling” e non delle attività di servizio in genere, che anzi
includono quote rilevanti di attività lavorative a basso contenuto professionale.
Le attività relative alla “gestione dell’informazione” crescono in misura più
che proporzionale rispetto alla crescita delle attività di servizio, indicando
che, anche nel settore di produzione dei beni, i contenuti del lavoro si vanno
rapidamente trasformando per effetto dell’introduzione diffusa di tecnologie
dell’automazione industriale e dell’informazione.









[1] I quattro livelli
riportati sono i seguenti:
• livello II: figure con particolari esperienze in attività
di responsabilità;
• livello III: figure con esperienza professionale pluriennale
o conoscenze specifiche di parziale responsabilità;
• livello IV: figure che svolgono attività semplici senza alcuna
discrezionalità;
• livello V: figure che svolgono attività schematiche senza
alcuna formazione specifica.
[2] Si legga “nostra elaborazione” come “elaborazione
IRSO”
[3] La ricerca di Barley (1996) conferma una simile evoluzione quantitativa anche
in Canada ed in UK.
[4] Il punteggio di Hay è un indicatore che misura la diversa complessità
ed abilità di una attività lavorativa