È precisamente questo fatto che costituisce l’evidenza più
forte che queste ‘interpretazioni corrette’ sono sbagliate. Lo scopo di
un’interpretazione, dopo tutto, è di dare senso alle opere originarie. Dato che
il TSSI fa questo ma le cosiddette “interpretazioni corrette” non vi
riescono, queste interpretazioni debbono essere rigettate come inadeguate.
5. La valutazione simultanea contro la teoria del valore di Marx
Ma perché sono sbagliate le prove delle contraddizioni
interne di Marx? Perché le cosiddette versioni corrette delle sue teorie negano
i suoi risultati teorici? E come può il TSSI ottenere questi risultati senza
‘correggere’ Marx?
La risposta è semplice. Le prove dei critici, così come
tutte le loro ‘correzioni’, sono simultaneiste, cioè adoperano una
procedura nota come valutazione simultanea. Come vedremo tra poco, tale
valutazione è incompatibile col principio su cui si basa la teoria del valore
di Marx, il principio che il valore è determinato dal tempo di lavoro. Cosi
tutte le ‘correzioni’ negano i suoi risultati perché rigettano
implicitamente il nocciolo della sua teoria del valore. Le prove delle
contraddizioni falliscono perché le cosiddette contraddizioni scompaiono se non
si valutano le cose simultaneamente. [1] E il TSSI
ottiene i risultati di Marx soprattutto perché rifiuta la valutazione
simultanea sostituendola con la valutazione temporale e con il principio che il
valore è determinato dal tempo di lavoro. [2]
Ma che cos’è la valutazione simultanea e come contraddice
il sopramenzionato principio?
La valutazione simultanea è il metodo che sopprime i
cambiamenti nei prezzi, o valore delle merci, nel tempo. Si immagini che il
grano è prodotto usando solo grano dello stesso genere, piantato come seme,
più il lavoro dei contadini. Un teorico del simultaneismo sosterrà che un
quintale del seme di grano piantato al principio dell’anno vale tanto quanto
un quintale di grano raccolto alla fine dell’anno.
È facile vedere come questa procedura contraddice il
principio di Marx secondo cui il valore è determinato dal tempo di lavoro.
Secondo la valutazione simultanea, se un quintale di seme di grano vale &5,
un quintale di produzione del grano deve valere anche &5, senza tenere conto
di quanto i contadini hanno dovuto lavorare per produrlo. Avrebbero potuto
affaticarsi per 1000 ore, o solamente per 10 ore--o per nulla del tutto! Non fa
differenza; il valore del grano prodotto non può essere al di sopra né al di
sotto del prezzo del seme di grano. Così la dimensione del valore del grano non
dipende dall’ammontare di lavoro richiesto per la sua produzione.
In altre parole, la valutazione simultanea in effetti
impedisce ai cambi nella produttività di influenzare il prezzo, o valore, del
grano. Si contrapponga questo al mondo reale: quando la produttività
aumenta--quando lo stesso ammontare di lavoro genera più prodotto----i prezzi
delle merci tendono a cadere. Questo è in essenza ciò che Marx voleva dire
quando sostenne che il valore è determinato dal tempo di lavoro. Ma in effetti
non c’è bisogno che Marx ci dica questo; ogni coltivatore sa che può ottenere
un prezzo più alto per un quintale del suo grano dopo un cattivo raccolto che
dopo uno buono. Simultaneismo, d’altro canto, implica che un quintale del grano
prodotto non può valere più di un quintale del seme di grano dopo un cattivo
raccolto, né meno di un quintale del seme di grano dopo un buon raccolto.
Naturalmente, nessuno crede veramente che i prezzi rimangano
costanti nel tempo nel mondo reale. Tuttavia, ciò è esattamente quanto i
teorici del simultaneismo sostengono quando tentano di dimostrare che Marx ha
peccato di contraddizioni interne e tentano di correggerlo. Se i suoi risultati
teorici contraddicono i risultati teorici ottenuti da loro quando valutano tutto
simultaneamente, essi dichiarano che Marx pecca di errori e contraddizioni
interne.
6. Profitto senza pluslavoro nella valutazione simultanea
Sopprimendo i cambiamenti nei prezzi che risultano da
cambiamenti nella produttività, il simultaneismo implica che in effetti il
profitto non ha nulla a che fare col lavoro non retribuito dei lavoratori. Per
capire perché questo è così, sarà utile considerare l’uso che V. K. Dmitriev
fa della valutazione simultanea per tentare di confutare la teoria di Marx del
profitto.
Dmitriev è il più famoso predecessore della teoria
economica di Sraffa. Scrivendo un secolo fa, perseguì inflessibilmente la
logica del simultaneismo fino alla sua conclusione logica: il profitto non
richiede per nulla il lavoro umano. Possiamo, argomentò, "immaginare un
caso nel quale tutti i prodotti sono prodotti esclusivamente dalle macchine,
così che nessuna unità di lavoro vivo,..partecipa alla produzione... Vi può
essere [un] profitto industriale... [,] un profitto che non differirà
essenzialmente in qualsiasi modo dal profitto ottenuto da capitalisti attuali.
[Dmitriev 1974:63]
“[Sebbene] il lavoro salariato non è usato nella
produzione,... vi sarà ciononostante plusvalore, e... ci sarà di conseguenza,
profitto sul capitale.” [Dmitriev 1974:214]
Dmitriev non menzionò mai Marx per nome, ma dal suo uso di
termini come "lavoro vivo" e "plusvalore" è chiaro chi il
suo obiettivo era Marx. Che il redattore del libro di Dmitriev potesse affermare
che "il suo sistema di pensiero è compatibile con le teorie economie
marxiane" (Nuti 1974:7) indica solamente come fosse lontana la teoria
economica marxiana convenzionale da quella di Marx fin dal 1974.
Per tentate di provare questa tesi, Dmitriev costruì un
esempio complesso nel quale vari tipi di macchine producono macchine nuove così
come beni di consumo. Tuttavia, il punto essenziale emerge più chiaramente se
noi consideriamo un caso nel quale un tipo di macchina produce repliche di se
stessa senza qualsiasi lavoro umano. Supponiamo che l’anno comincia con 10
macchine. Queste macchine non esistono più alla fine dell’anno,--si sono
consumate--ma nel frattempo hanno prodotto 12 repliche di se stesse.
Il profitto è qualsiasi valore le 12 macchine nuove hanno
meno qualsiasi valore le 10 macchine originali avevano. In principio, quindi, il
profitto potrebbe avere qualsiasi valore. Il profitto sarà alto se una macchina
nuova vale più di un uno originale, e basso o anche negativo se vale meno.
Mi sembra tuttavia che la teoria del valore di Marx implica
che il profitto sarà zero. Nella sua teoria, il lavoro vivo è la sola fonte
del "valore nuovo," cioè di tutto il valore aggiunto nel processo di
produzione. Qui non c’è lavoro vivo, così non c’è nessuno valore aggiunto. La
somma di valore col quale i capitalisti incominciarono l’anno, il valore delle
10 macchine originarie, è la somma di valore con la quale essi finiscono
l’anno. Così le 12 macchine nuove valgono precisamente quello che le 10
macchine originarie valevano, e il profitto è zero.
Si noti che il prezzo di una macchina è caduto. Ciascuna
macchina nuova vale solamente dieci dodicesimi di quello di una macchina
originaria.
È precisamente per evitare questa caduta nel prezzo--cioè,
precisamente ricorrendo alla valutazione simultanea--che Dmitriev dotò le sue
macchine della capacità di creare valore nuovo, e così il profitto. Se il
prezzo di una macchina rimane costante, le 12 macchine nuove devono valere più
delle 10 macchine originarie, così che il profitto deve essere positivo.
E tuttavia, perché mai il prezzo unitario dovrebbe rimanere
costante? Dmitriev non utilizzò una sola parola per giustificare questa
asserzione. Senza di essa, tuttavia, il suo tentativo di confutare la teoria di
Marx crolla.
Ciò che Dmitriev in effetti dimostrò fu la incompatibilità
della valutazione simultanea con la teoria marxista del profitto. Non importa
che un’economia completamente automatizzata non sarebbe capitalista; il punto è
che il profitto in tale economia "non differirebbe essenzialmente in alcun
modo dal profitto ottenuto da capitalisti attuali". Ne segue che anche se
il lavoro umano è impiegato, esso non è la fonte del profitto. La fonte del
profitto, secondo il simultaneismo è il fatto che l’output fisico è più
grande dell’input fisico.
In marcato contrasto con Dmitriev, teorici posteriori del
simultaneismo hanno dato meno rilievo a questa contraddizione tra i loro modelli
e la teoria di Marx. Ma la contraddizione ancora è là, perché non ha nulla a
che fare con come il teorico si pone nei confronti Marx. È una conseguenza
necessaria della valutazione simultanea.
7. Pluslavoro senza profitto nella valutazione simultanea
Abbiamo visto che “le correzioni” simultaneiste implicano
che vi può essere profitto anche se non vi è pluslavoro. Ma queste correzioni
implicano anche che il profitto potrebbe essere negativo anche se vi è stato
pluslavoro. Così secondo queste correzioni qualche cosa di più che pluslavoro
sarebbe necessario per il profitto. Ma anche questa conclusione contraddice la
teoria di Marx.
Il problema è di nuovo il simultaneismo. Fluttuazioni nei
livelli di produzione e dei prezzi di beni diversi possono produrre profitti
negativi nonostante un pluslavoro positivo quando le cose sono valutate
simultaneamente. I lettori che desiderano verificare questo fatto dovrebbero
considerare l’esempio presentato nella Tabella 1 [3].

Questa tabella è presentata a guisa di
dimostrazione, non per una chiarificazione supplementare. I lettori che non
desiderano verificare la prova possono saltarla senza perdita di continuità.
In questo esempio il profitto è negativo, sebbene il
pluslavoro sia positivo, a causa del modo nel quale il livello della produzione
e il prezzo di bene B hanno fluttuato. In realtà, tali fluttuazioni non sono
probabilmente abbastanza grandi da produrre casi nei quali il profitto è
negativo, sebbene il pluslavoro sia positivo. Tuttavia ciò non vuole dire che
il simultaneismo è compatibile con la teoria del profitto di Marx. Al
contrario, vuole dire che il simultaneismo implica che qualche cosa più del
pluslavoro--livelli di produzione e prezzi che non fluttuano troppo--è
necessario affinché il profitto sia positivo.
Questa conclusione, come la conclusione che il pluslavoro non
è necessario affinché il profitto esista, si applica a tutte le
interpretazioni simultaneiste di Marx, anche quelle che "risolvono il
problema della trasformazione". Tali soluzioni valgono solamente per un
caso speciale (e non interessante) nel quale i tassi di interesse di tutti i
settori sono uguali. Tutte le interpretazioni simultaneiste implicano in
generale che il pluslavoro non è né necessario né sufficiente affinché il
profitto esista.
Il TSSI, al contrario, implica che il pluslavoro è
necessario e sufficiente affinché il profitto (corretto per l’inflazione)
esista. La prova è complessa. Il lettore interessato dovrebbero consultare
Kliman (2001).
[1] Nel suo tentativo fallito di dimostrare
che la spiegazione di Marx della trasformazione dei valori in prezzi di
produzione conduce ad un collasso del processo di riproduzione, Bortkiewicz
naturalmente adottò la procedura non simultaneista di valutazione di Marx.
Tutti gli altri tentativi di dimostrare l’esistenza di errori o di
contraddizioni interne si basano su valutazioni simultaneiste.
[2] Al fine di ottenere i risultati
teorici di Marx, la valutazione temporale deve essere combinata con la
interpretazione di “un unico sistema”. Secondo tale interpretazione, Marx
sostenne che l’ammontare di denaro che i capitalisti investono nel processo di
produzione dipende dai prezzi degli inputs che essi comprano. Non usò un altro,
immaginario, sistema in cui gli investimenti dipendono dai valori di tali
inputs. Come vedremo, non è possibile combinare la valutazione simultanea con l’interpretazione
di “un unico sistema”.
[3] Alcuni simultaneisti
definiscono il ‘lavoro necessario’ (che si ottiene sottraendolo dal lavoro
vivo al fine di ottenere il pluslavoro) come il valore dei beni consumati dai
lavoratori. Se il tasso del salario è minore di &1 per ora e se i
lavoratori consumano solo il Bene A, il pluslavoro nell’esempio di cui sopra
sarà positivo secondo tale definizione. I fautori della ‘nuova
interpretazione’ e la interpretazione simultanea del sistema unico al
contrario definiscono il lavoro necessario come i salari monetari diviso per il
MELT (l’espressione monetaria del tempo di lavoro). Il pluslavorodeve essere
positivo secondo tale definizione perché il MELT simultaneista è negativoin
entrambe le ore nell’esempio.