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La crisi epocale dei rifiuti a Napoli ed in Campania: drammatico allarme e monito per l’Italia ed i paesi consumistici, richiama la urgenza della fine della politica dei No al Futuro
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La crisi epocale dei rifiuti a Napoli ed in Campania: drammatico allarme e monito per l’Italia ed i paesi consumistici, richiama la urgenza della fine della politica dei No al Futuro

ANTONIO D’ACUNTO

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Napoli anticipa spesso grandi avvenimenti nazionali ed internazionali, nel bene, poi disattesi, e nel male: a Napoli è stato costruito il primo teatro lirico italiano, il San Carlo, a Napoli è nata la prima ferrovia, Pietrarsa - Portici; in Campania è stata approvata la prima legge regionale sui rifiuti fondata sulla raccolta differenziata e sul riciclo. A Napoli si è avuta, ed è tuttora in atto, nonostante quello che va dicendo il presidente Berlusconi, per la prospettiva, la più grave crisi sullo smaltimento dei rifiuti dei Paesi “consumistici”, per usare una definizione usuale di modelli, culturali ed economici, di sviluppo e di società. Giustamente, anzi molto lontano da quanto dovuto, sono state evidenziate enormi incapacità politiche ed istituzionali ed immani interessi, spesso malavitosi, alla origine di quanto successo; per niente o ben poco invece si è riflettuto sulla portata generale della questione e sulla strutturalità della crisi e cioè sul dato che Napoli e la Campania hanno messo a nudo verità artatamente celate, fatto cadere tabù intoccabili ed hanno posto la necessità inderogabile ed urgente di una revisione generale della questione dello smaltimento dei rifiuti, superando in Italia, lo stesso Decreto Ronchi. Andiamo con ordine: per anni si sono fatte circolare le convinzioni che nel cuore di Città come Brescia e Vienna vi sono “termovalorizzatori” o “termodistruttori” di rifiuti che non solo non inquinano il territorio in cui sono installati ma anzi danno il beneficio di energia termica o elettrica che sia. Un sondaggio, senza i mezzi dei potenti operatori e manipolatori della comunicazione, fatto da noi VAS, con obbiettività e correttezza, per la Città di Napoli ci ha dato una informazione fondamentale e sconcertante giacchè anche noi (ambientalisti) siamo abituati a ritenere scontate alcune ovvietà. La quasi totalità dei Cittadini ritiene che con la termodistruzione (o gli inceneritori) i rifiuti vengono distrutti, scompaiono, cioè si annullano, come se non fossero mai esistiti lasciando al più un poco di ceneri! Nasce una primaria ovvietà da istituzionalizzare: la corretta denominazione da dare a questi impianti che non può essere né termodistrutttori, né inceneritori per le emissioni che producono, né termovalorizzatori perché il recupero dell’energia dei rifiuti avviene con un rendimento estremamente basso con l’integrazione di pregiato gas generalmente metano che bruciato diversamente avrebbe rendimento altissimo! Alla fine si ha meno energia di quanta se ne avrebbe se si facesse bruciare correttamente il solo metano! Da oggi in poi si chiamino, ad esempio, impianti bruciatori di rifiuti o anche impianti di combustione dei rifiuti, ma non altrimenti.

La crisi di Napoli porta a piena luce una seconda verità per Brescia come per Vienna, come per qualsiasi altro impianto di combustione dei rifiuti: tutta l’immodizia che viene bruciata si ritrova o nell’aria o nelle ceneri: vantarsi di essere il più grande impianto al Mondo di combustione dei rifiuti significa dire che nell’impianto viene prodotta la più grande quantità di ceneri e di emissioni inquinanti: le ceneri vanno alle discariche, e cioè gli impianti di combustione di rifiuti richiedono ancora una volta discariche e le emissioni vanno ai polmoni e agli altri organi vitali delle Persone, degli Animali, delle Piante, che funzionano a loro volta come discariche. La crisi di Napoli scopre così un’altra grande mistificazione, quella delle emissioni nei limiti della legge! È questo uno dei più grandi imbrogli ecologici inventati per giustificare ogni schifezza che esce dagli impianti; anziché ragionare nei termini della quantità delle sostanze tossiche che vengono emesse in assoluto dai camini ogni ora, ogni giorno, ogni anno, si dà la patente di pulito al fumo analizzando la percentuale dell’inquinante nei fumi, indipendentemente da quanti fumi escono! Non si è nei limiti? Non vi è problema! Si prende nuova aria, si diluiscono i fumi, e si rientra nei limiti!!! La crisi di Napoli insegna che occorre una vera rivoluzione nel campo; il Legislatore deve indicare crudelmente le quantità massime di sostanze tossiche che “l’ambiente può accettare” ovvero “statisticamente” quante persone, animali o ambienti vegetali la collettività deve sacrificare in termini di morte o gravi malattie. È la durissima ed incontrovertibile verità che chi vuole fare un impianto di questo tipo deve con onestà intellettuale ed istituzionale dire. I contributi ai Comuni o alle Comunità territoriali che accettano questi impianti esprimono la corruzione in denaro per il rischio salute ed ambiente. Naturalmente, per la diffusione di prodotti a più ampio raggio che non la zona di protezione e il crescente accumulo nelle catene alimentari, corrono pericolo non solo i Cittadini dell’area dell’impianto. Nessuno ha avuto difatti il coraggio o meglio ancora l’onestà istituzionale di vietare la vendita dei prodotti delle aree degli impianti di combustione dei rifiuti.

La crisi di Napoli ha messo a nudo l’assoluta impraticabilità delle discariche quale soluzione per i rifiuti: non vi è buco che tenga alla produzione dei rifiuti nel tempo, anche breve. Napoli e la Campania hanno utilizzato per decenni un cratere naturale “I Pisani” (nel cuore dei Campi Flegrei) grande come la bellissima Riserva Naturale degli Astroni (vedere per credere!). In alcuni decenni è stata riempita (anche con schifezze provenienti da tutta l’Italia e non solo) e Napoli è andata al collasso. Bertolaso si sta inventando siti e nuove discariche, fino a poco tempo fa impensabili. Ammesso che si realizzino, quanto tempo possono durare? E poi? Berlusconi e Bertolaso, Bassolino e Iervolino pensano al Gran Cono (il Cratere) del Vesuvio? E fra dieci anni, quando anche esso sarà pieno a che cosa pensano? Ad ecoballe impermeabili ed appesantite da buttare al largo di Capri, là dove il Mare è più profondo? Tutto ciò, senza neanche entrare nel merito dei profondi danni all’ambiente ed alla salute creati dalle discariche! Quello che è per Napoli, vale per qualunque altra realtà: spaventa la estrema superficialità con cui Chicco Testa, già Presidente della Lega per l’Ambiente, parla della discarica di Roma, come una nuova meraviglia da non perdere nella visita della Capitale. Fra due anni essa sarà esaurita, che cosa si farà e dopo ancora? E a Milano, realizzata Inzago, si farà fronte per qualche anno e poi?

Non è forse follia politica, istituzionale, sociale ed economica pensare di poter realizzare, unitamente a combustori di rifiuti, continuamente discariche, di cercare per la loro localizzazione sempre nuovi siti come se i territori di Comuni, Province, Regioni e Stati fossero illimitati, senza confini? Questa è la vera cultura del No, della negazione di risorse, territorio e ambiente alle generazioni future se non anche già alle nostre!

La Natura ci indica e ci obbliga alla sola possibile soluzione della questione rifiuti : il cerchio della materia da chiudere senza scarti per la produzione di beni materiali, attingendo contestualmente alla sola energia possibile, quella continuamente rinnovabile fonte del ciclo della Vita del Pianeta.

La raccolta differenziata in tutte le sue diverse articolazioni e nell’attuazione dei cicli connessi, il compostaggio, il riuso, la scelta di materiali riciclabili costituiscono l’essenza di questo cerchio e ad essa le Istituzioni debbono integralmente riferirsi.

Presidente onorario VAS (Associazione Verdi Ambiente e Società) Campania