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PER LA CRITICA DEL CAPITALISMO

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Il Sud ha già ripagato il proprio debito estero al Nord; ma il Nord rifiuta di riconoscere il proprio debito al Sud
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Il Sud ha già ripagato il proprio debito estero al Nord; ma il Nord rifiuta di riconoscere il proprio debito al Sud

PAULO NAKATANI E REMI HERRERA

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Premessa Il presente articolo è all’origine di un pronunciamento scritto presentato dal centro Europe Tiers-Monde alla sessione del 4 Marzo 2007 del Human Rights Council of the United Nations a Ginevra (item 2: implementation of the General Assembly Resolution 60/251 del 15 Marzo 2006, UN symbol: A/HRC/4/NGO/17). Il messaggio è chiaro: il Sud ha già restituito il proprio debito estero nei confronti del Nord. Di fatto, 145 Paesi in Via di Sviluppo e nuove economie di mercato emergenti hanno pagato, tra il 1980 ed il 2006, un ammontare cumulativo di US$ 7673.7 miliardi per il servizio del debito esterno. Nello stesso periodo l’ammontare del debito è aumentato da US$6 17.8 miliardi nel 1980 ad US$ 3150.6 miliardi nel 2006, secondo l’IMF. Sebbene l’ammontare dovuto nel 1980 sia stato ripagato in capitale ed interessi più di 12 volte, tali paesi ancora portano un peso del debito estero più di cinque volte più grande di quello dell’inizio del periodo.

1. Il debito estero dei Paesi in Via di Sviluppo Dall’inizio della crisi del debito, precipitata nel 1979 dai cambiamenti della politica monetaria USA in forma di un aumento unilaterale dei tassi di interesse della Federal Riserve deciso da Paul Adolph Volcker, i Paesi in Via di Sviluppo e le “nuove economie di mercato” presi insieme hanno pagato, tra il 1980 ed il 2006, un ammontare cumulativo 7673.7 miliardi di dollari americani per il servizio del debito esterno 1. Tuttavia nello stesso periodo l’ammontare di quel debito è aumentato da 617.8 miliardi di dollari americani nel 1980 a 3150.6 miliardi nel 2006, secondo i dati pubblicati dal Fondo Monetario Internazionale. Il debito di questo gruppo di paesi, che comprende 145 stati, sarebbe continuato a crescere nel 2007, secondo l’IMF, per arrivare ad eccedere 3350 miliardi di dollari americani. Il debito dei Paesi in Via di Sviluppo asiatici da solo potrebbe raggiungere 955 miliardi. In altre parole, sebbene sia stato già restituito sia in interessi sia in capitale più di 12 volte l’ammontare dovuto nel 1980, i Paesi in Via di Sviluppo oggi sopportano ancora un peso del debito estero più di cinque volte maggiore di quello dell’inizio del periodo in questione. Questa gigantesca sottrazione di risorse, operando per più di un quarto di secolo, non ha cambiato né la situazione di queste economie dipendenti, né la natura delle loro relazioni con i paesi sviluppati del nord. Essa contribuisce, al contrario, ad una sempre crescente concentrazione di ricchezza, a livello nazionale a favore delle classi dominanti dei paesi del sud, ed al livello internazionale a favore dei paesi del nord. Ciò spiega in grande parte il drammatico incremento degli ultimi anni delle ineguaglianze intra ed internazionali, nonché della povertà relativa ed assoluta. La restituzione del debito internazionale costituisce una delle forme di trasferimento del surplus prodotto dai paesi del sud verso il nord, e di quello prodotto dai lavoratori del sud ai capitalisti del proprio paese e di quelli del nord. Ciò ha contribuito ad aumentare il tasso di sfruttamento della forza lavoro nel sud. In tale maniera i Paesi in Via di Sviluppo e le economie di mercato nuove ed emergenti hanno dovuto trasferire ai propri creditori una media annuale del 3.68% del PIL nel decennio che è seguito alla crisi del debito (1980 - 1989). Negli ultimi 10 anni (1997 - 2006), marcati da una serie di crisi finanziarie e da una crescente polarizzazione del sistema mondiale capitalista, tale trasferimento è aumentato al 6.2% del PIL 2. In anni recenti, nel contesto di una integrazione di mercato sempre crescente e di una de-regolazione dei movimenti di capitali, vi è stata una trasformazione dei debiti in obbligazioni sui mercati finanziari ed una conversione del debito estero in debito interno. Tale evoluzione graduale, che è ancora in corso, nasconde alcuni effetti perversi. In particolare i tassi di interesse sono spesso più alti per il debito interno. La riduzione della restituzione del debito estero rende più difficile un calcolo preciso della dimensione della sottrazione associata con il debito esterno. Questo è ancora più vero perché le altre forme di trasferimento di surplus dal sud al nord continuano ad operare per mezzo di vari canali, tipo il rimpatrio dei profitti degli investimenti diretti esteri, i profitti della rivalutazione delle obbligazioni registrate come investimenti di portafoglio nella bilancia dei pagamenti, o gli scambi ineguali. Il debito esterno può essere interpretato sia come mezzo per finanziare sia come un limite sul finanziamento della formazione di capitali. Nondimeno, il peso e la dinamica del debito mostrano che i prestiti non contribuiscono a finanziare lo sviluppo. Inoltre il debito stesso sta aumentando ai fini di coprire la restituzione di interessi e capitali. Così finisce per funzionare come un meccanismo auto-perpetuantesi di aggravamento della povertà, super-sfruttamento del lavoro, e blocco sullo sviluppo nelle economie della periferia del sistema mondo capitalista. 2. Il debito: un problema finanziario, socio-economico e politico La sproporzione del debito dei Paesi in Via di Sviluppo, così come la storia del sistema finanziario internazionale, non forniscono indicazione di una possibile soluzione alla presente crisi del debito se sono solo gli sforzi e le risorse di quei paesi che vengono mobilitati. Le relazioni economiche, commerciali, monetarie e finanziarie tra i paesi del centro (o nord) e quelli della periferia (il sud) del sistema mondo capitalista devono essere profondamente ri-organizzati secondo nuovi principi. Tali principi dovrebbero imporre stretti limiti sulla dinamica dell’accumulazione del capitale basati sul motivo della massimizzazione del profitto e della rapina, e dovrebbero promuovere la solidarietà e la cooperazione tra associati. Questa è una delle condizioni essenziali per la costruzione di un più giusto ordine economico internazionale. Il problema del debito dei Paesi in Via di Sviluppo non è solo un problema finanziario. Nella maggior parte dei casi esso si è sviluppato secondo le condizioni e gli interessi dei capitalisti dominanti dei paesi del nord, in stretta collaborazione con le elite dei paesi della periferia. Tali alleanze hanno spesso prodotto situazioni complesse, tipo i debiti “odiosi”(illegittimi o illegali), la trasformazione del debito estero in debito pubblico - che può essere spesso vista come una forma di debito “odioso” - o persino i “debiti ecologici”. I debiti odiosi furono contratti da elite locali per essere usati contro l’interesse pubblico, per finanziare spese sontuose, la corruzione o la repressione delle classi lavoratrici - spesso risultate in massacri e tortura. La sostituzione del debito privato con quello pubblico è stata una maniera per lo stato di gestire la crisi del debito in favore della borghesia locale. Quando gli USA hanno deciso di aumentare i propri tassi di interesse - con la speranza di risolvere la crisi interna - molti governi dei paesi della periferia capitalista, agli inizi degli anni ’80, hanno nazionalizzato una gran parte dei debiti esteri privati della borghesia locale, imponendo la responsabilità per il costo della operazione sulla popolazione. Inoltre, il debito è anche servito a finanziare attività inquinanti delle imprese transnazionali, che sono risultate in grande distruzione dell’ambiente e esternalità altamente negative, a livelli nazionali ed internazionali. Tali debiti stanno dietro la crescente miseria di gran parte delle popolazioni dei paesi del sud, specie in Africa. Tra il 1980 e il 2006, 675.3 miliardi di dollari americani sono stati estorti per finanziare il servizio del debito che scorre dal continente africano, sebbene esso sia il più povero del mondo3. Si tratta di più dell’intero ammontare del debito estero di tutti i Paesi in Via di Sviluppo all’inizio della crisi. Come media annuale durante tale periodo, ciò corrisponde a 25 miliardi di dollari americani. Per fare un paragone, poco più della metà di tale somma sarebbe necessaria, secondo stime FAO, ad eliminare la fame nel mondo per mezzo della fornitura di razioni di cibo per ciascun abitante povero del sud corrispondenti a livelli nutrizionali considerati soddisfacenti. Si ricordi che, secondo la Banca Mondiale, su di una popolazione di quattro miliardi di poveri, più di 850 milioni ancora soffrono oggi di malnutrizione, e 5 milioni di bambini muoiono di fame ogni anno nel mondo. La ricchezza accumulata nei paesi del nord è in parte prodotta dallo sfruttamento dei lavoratori e dalla distruzione della natura nei paesi del sud. 3. Soluzioni per il problema del debito Molte organizzazioni non-governative, come il Committe for the Cancellation of Third World Debt (CADTM) o Jubilee South considerano, con ragione, che i Paesi in Via di Sviluppo hanno ripagato interamente il loro debito esterno verso i creditori del nord, e che siano i paesi del nord che hanno un debito verso quelli del sud 4. Secondo questi movimenti sociali la cancellazione del debito è il solo mezzo per aprire la strada allo sviluppo. Tuttavia i paesi al centro del sistema mondo capitalista e le loro istituzioni monetarie multilaterali, sopra tutto la Banca Mondiale, il fondo Monetario Internazionale ed il Club di Parigi, non hanno alcun interesse a risolvere il problema del debito estero, perché esso rappresenta un mezzo efficace per mantenere i paesi del sud in una perpetua dipendenza. Di conseguenza è la gente di questi paesi, con l’aiuto dei movimenti sociali (nel sud come nel nord) che devono prendere l’iniziativa. Dunque la campagna per la cancellazione del debito dei Paesi in Via di Sviluppo va appoggiata, in particolare le iniziative portate avanti nei paesi creditori, come la Norvegia. Tale paese ha appena riconosciuto la propria corresponsabilità nel “debito illegittimo” di vari paesi (Ecuador, Egitto, Jamaica, Peru, Sierra Leone) ed ha deciso di cancellare unilateralmente 62 milioni di euro di crediti verso questi paesi 5. Nel caso dell’Ecuador una commissione di controllo sulla corruzione, con l’aiuto di associazioni, ha ottenuto nel 2002 una udienza investigativa sulla vendita di navi norvegesi al governo dell’Ecuador negli anni ’70. La commissione ha concluso che i crediti accordati come “prestiti per aiuti allo sviluppo” erano illegittimi (visto che non aiutavano i paesi riceventi del sud ma piuttosto l’industria del nord), che non era stata fatta alcuna valutazione tecnica e finanziaria nel paese creditore (né dall’agenzia per la cooperazione né dall’agenzia per il credito all’esportazione), che l’aumento del debito era dovuto a condizioni sfavorevoli introdotte durante la rinegoziazione e che ... nessuno sapeva dove fossero le navi né quanto denaro fosse ancora dovuto. Dopo che la commissione ebbe raccomandato la cessazione del rimborso, nell’Ottobre 2006, ed a seguito di una intensa campagna da parte di movimenti sociali ecuadoriani e norvegesi, il governo norvegese ha annunciato la cancellazione di questo debito, per il quale ha riconosciuto la propria corresponsabilità. Le mobilitazioni per cancellare il debito devono anche essere appoggiate nei paesi debitori - sebbene tale proposta non sia stata applicata fino ad ora, neanche dai governi più progressisti. La decisione più coraggiosa fino ad ora è stata di interrompere la restituzione per ri-negoziare il debito esterno, come fatto dall’Argentina nel 2002. L’Iniziativa per i Paesi Poveri Fortemente Indebitati (HIPC), lanciata dal G7 in Lyon nel 1996 e poi rafforzata a Colonia nel Settembre 1999, non potrà mai risolvere il problema. Tale iniziativa concerne un numero molto limitato di paesi poveri, ed il suo scopo è di rendere il peso del debito “sostenibile” senza metterne in questione la legalità o la legittimità. Neanche lo scambio di debito per beni (debt equity swap) costituisce una soluzione, perché tali scambi sono spesso usati per appoggiare programmi di privatizzazione e cambiamenti nelle strutture nazionali di proprietà dei capitali in favore di imprese multinazionali straniere. La proposta di ri-comprare i debiti tra Paesi in Via di Sviluppo nella cornice della cooperazione alternativa nord-sud è interessante ma limitata, perché trasferisce solamente il peso del debito da un paese del sud ad un altro. In tali circostanze, la soluzione più efficace è il lancio di audits del debito - insistendo che gli stati identifichino ciascuna componente del debito, comprese quelle qualificate come odiose, per domandare, se necessario, la cancellazione dei pagamenti. Anche governi progressisti del terzo mondo stanno tentando di ri-negoziare i propri debiti a condizioni meno svantaggiose per non interrompere i flussi di restituzione. A volte il pagamento viene fatto al Fondo Monetario Internazionale persino prima della scadenza. Questa non è certamente la soluzione, perché la dipendenza rimarrà per il tempo che le politiche economiche imposte dal Fondo Monetario saranno seguite. Inoltre, le valute straniere prese in prestito sui mercati finanziari per pagare il Fondo Monetario sono spesso a tassi ancora più alti. La dipendenza del paese è così spostata verso i mercati finanziari, complicando ulteriormente il quadro. Queste proposte per un audit, lo sviluppo di una legislazione per i debiti esteri appropriata, e per la cancellazione del debito, potrebbero essere efficaci se fossero accompagnate da profondi cambiamenti dei sistemi monetario e finanziario internazionali, riconsiderando i ruoli di IMF, WB e WTO. Tra le necessarie misure citiamo: la modificazione delle regole di accesso ai mercati e ai sistemi internazionali monetario e finanziario; la costruzione di sistemi regionali per stabilizzare i tassi di cambio; il controllo e la tassazione dei movimenti di capitali (in particolare quelli speculativi); l’abolizione dei paradisi fiscali; la creazione di tribunali internazionali responsabili per il giudizio delle implicazioni sociali, economiche e culturali del debito del terzo mondo - compresi i crimini ecologici - permettendo l’elaborazione di leggi internazionali sul debito da sviluppare - e, se necessario, per condannare le imprese multinazionali ed i loro alleati locali a pagare riparazioni ai paesi del sud per i loro “debiti ecologici”.

Federal University of Espiritu Santu, Vitoria, Brazil.

CNRS - Centre of Economics of the Sorbonne.

Calcolo degli autori basato su dati del Fondo Monetario Internazionale: IMF, 2006, World Economic Outlook Database, September, Washington DC. È la Somma dei valori annuali tratta dalla riga “External Debt: Total Debt Service” dal gruppo “Other Emerging Market and Developing Countries”. Statistiche scaricate il 16 Gennaio da: http://www.imf.org/external/pubs/ft/weo/2006/02/data/weore

Calcolo degli autori basato sugli stessi dati IMF

Calcolo degli autori basato sui dati IMF sull’Africa.

CETIM et al., 2006, Menons l’Enquete sur la Dette - Manuel pour des Audits de la dette du Tiers Monde, Editions du CETIM, Genere.

Vedere http://www.cadtm.org/article.php3?id_article=2119&var_recherche=Norvege.