1. Criminalità ed economia
La lettura di un fenomeno così complesso come quello dell’usura
risulta estremamente difficile e costringe l’osservatore, innanzitutto, a
partire dai fatti, dalle storie delle famiglie in difficoltà per arrivare all’analisi
del contesto economico del territorio dove tale forma di criminalità
organizzata si sviluppa.
L’Italia ha subito, nel corso degli ultimi decenni, una
serie di crisi economiche che hanno inciso non solo sugli aspetti occupazionali
e reddituali degli italiani, ma anche sui meccanismi di protezione sociale. Sono
maggiori i costi per l’accesso ai servizi, più ricorrenti i processi di
repentino impoverimento a causa della disoccupazione o sottoccupazione, con
pesanti conseguenze per chi aveva assunto impegni creditizi precedenti. Questi
scenari portano a:
1) Riduzione del reddito reale con conseguente difficoltà
di stare al passo con i ritmi imposti dalla società consumistica;
2) Sovraindebitamento (come ammontare, come trend
statistico e come ricorso a intermediari finanziari diversi da quelli
bancari);
3) Aumento dell’incapacità di rimborso dei debiti
contratti.
In seguito a questa situazione si è sviluppato a macchia d’olio
il fenomeno dell’usura, che trova la sua culla nel Meridione d’Italia, in
special modo in Campania. Anche se permane l’usura di quartiere (dove l’usuraio
può essere il vicino di casa, il commerciante, l’impiegato, il pensionato
benestante, insomma il cittadino comune) l’usura è diventata una nuova
strategia operativa della criminalità organizzata, che la usa anche per il
riciclaggio e per il forzato rilevamento di attività lecite carpite alle
vittime. La categoria più esposta all’usura è quella dei piccoli
imprenditori (titolari di bar, pizzerie, esercizi commerciali) che non riescono
ad accedere alle normali linee di credito.
Non di rado all’usura può affiancarsi l’estorsione.
Nella tipologia delineata dal Censis, l’usuraio “investitore” è quello
che appartiene alla criminalità organizzata, dispone di ingenti capitali, opera
in società insospettabili proponendosi di rilevare le imprese più deboli, in
deficit o in situazione fallimentare, alzando sempre di più i tassi di
interesse. Secondo la Fipe (Federazione italiana pubblici esercenti) con questo
sistema la mafia si sarebbe impossessata, in Italia, di 23.500 attività
commerciali, in prevalenza bar, latterie e ristoranti.
Localizzando geograficamente i fenomeni criminali che danno
origine all’usura e al racket all’interno della regione Campania, è
significativo il fatto che ci sia accordo non solo nel ritenere che tali sistemi
non caratterizzino tutto il territorio campano, bensì alcune “aree calde”
ben determinate, ma anche nell’individuazione delle stesse. Queste sono
essenzialmente:
1) Il Basso casertano (Agro aversano), in particolare i
Comuni di Casal di Principe, sede di clan camorristici radicati e
tradizionalmente indipendenti dalla camorra napoletana, Mondragone, San
Cipriano d’Aversa e Aversa;
2) Il Vesuviano interno, ovvero la fascia di territorio
compresa tra Afragola e Nola, in particolare Ottaviano, Angri e San Giuseppe
Vesuviano;
3) L’Agro Nocerino-Sarnese, in particolare Nocera
Inferiore, Pagani, Sarno;
4) La Piana del Sele, in particolare Eboli e Battipaglia;
5) Napoli e alcuni Comuni limitrofi quali Castellammare di
Stabia, Torre del Greco, Torre Annunziata, Secondigliano (con la significativa
esclusione della penisola sorrentina e delle isole);
6) Aree marginali della provincia di Avellino, quali il
Vallo di Lauro (Quindici), Valle Caudina e Montorese.
Queste sono le zone con i più elevati tassi di omicidi, dove
hanno operato e operano i clan più forti. La localizzazione dell’attività
camorrista viene commentata e spiegata dai sociologi in modo differenziato, ma
con valutazioni che a ben vedere non sono mutuamente esclusive. Si imputa la
presenza delle criminalità organizzata a specifiche tradizioni culturali delle
zone interessate. Si fa anche riferimento alle condizioni economiche: la
penisola sorrentina e le isole del Golfo di Napoli non sono zona di camorra
perché hanno raggiunto rapidamente e abbastanza presto un relativo benessere.
Lo stesso può dirsi, con qualche eccezione, per la provincia di Avellino, che
ha conosciuto a partire dal 1980 un concreto sviluppo economico, grazie alla
realizzazione di diverse aree industriali nel quadro degli interventi
dopo-terremoto. È però anche vero che in passato le aree interne della
Campania, ovvero le province di Avellino e Benevento, non sono state teatro di
attività camorristiche proprio perché erano le più povere della Regione. La
camorra nasce in zone relativamente più sviluppate nel secolo scorso (Basso
casertano, Cintura vesuviana, Terra di Lavoro e Agro Nocerino-Sarnese) proprio a
causa dei flussi commerciali derivanti da un’agricoltura fiorente.
Quanto alla situazione attuale della criminalità
organizzata, la Campania nel suo complesso è una Regione ancora pesantemente
colpita dal fenomeno malavitoso. Quest’ultimo, pur senza esserne la causa
diretta, finisce per diventare uno dei fattori che inibiscono la crescita
economica e sociale di una determinata area. Le organizzazioni mafiose
condizionano con usura ed estorsione il percorso verso un’economia legale;
scoraggiano gli investimenti produttivi da parte dei privati, contribuendo al
mantenimento di un’immagine negativa a livello nazionale ed internazionale;
determinano l’esportazione dei proventi delle attività illecite, tramite
riciclaggio e investimenti in altre zone territoriali, drenando così capitali
da aree che ne avrebbero bisogno; costituiscono un incentivo alla fuga di
risorse umane qualificate; provocano un’allocazione non razionale delle
risorse, sostituendo i propri interessi e le strategie di movimento dei capitali
alle logiche di mercato.
Dalla ricerca effettuata dal sociologo romano Maurizio Fisco
emergono tre grandi profili dell’usura: criminologico, economico sociale e
finanziario. “È interessante osservare come si presenti - scrive Fiasco - l’asimmetria
tra l’entità del reddito usuraio e l’entità del valore aggiunto della
Provincia, qual è stimato ufficialmente dai dati istituzionali dei conti
economici. Qui il quoziente di usura e il volume del reddito che esso determina
ci aiuta anche a dimensionare l’economia sommersa della Provincia: quanto
maggiore è il peso percentuale dell’usura sul valore aggiunto che eccede il
dato medio nazionale, tanto maggiore è l’estensione delle attività non
ufficiali che determinano il valore aggiunto. Sono compresi, ovviamente, i
traffici criminali e in genere l’illegalità”.
Gli ultimi dati pubblicati dall’Università di Messina
lasciano spazi di interpretazione molto limitati. Per ciò che concerne il
racket, su 5 miliardi di euro annui di volume d’affari almeno 3 riguardano il
Mezzogiorno. 1,1 si riferiscono alla Campania. Anche l’usura vede la Regione
campana protagonista in negativo. Con 1,8 miliardi di euro annui incide quasi
del 20% sul totale nazionale. La metastasi criminale, nonostante il lavoro delle
forze dell’ordine, trova terreno fertile nel territorio campano. Solo una
nuova assunzione di responsabilità da parte dei governi regionali, con
politiche economiche mirate, può rilanciare un’area territoriale ormai in
debito d’ossigeno.
2. Sos Impresa: “Lo strozzinaggio è un modello dilagante”
“La nostra associazione è stata la prima a costituirsi
parte civile nei processi per usura e per estorsione, anche di stampo mafioso.
Fino a questo momento sono in corso nove procedimenti giudiziari ed alcuni sono
già andati a buon fine. Operiamo in Campania dal lontano 1997, tra mille
difficoltà, ma il nostro esempio serve a far capire che la criminalità, se
combattuta, può essere anche sconfitta”.
Amleto Frosi, presidente di Alilacco Sos Impresa Campania e
responsabile della Casa della solidarietà, è impegnato da tempo nella lotta al
racket e all’usura. Tra i maggiori successi dell’associazione l’assegnazione,
ad Aversa, in provincia di Caserta, di un immobile confiscato alla camorra,
diventato, da alcuni mesi, la sede regionale del sodalizio.
Presidente, i fenomeni criminali in Campania hanno
caratteristiche diverse da quelli sviluppati nelle altre regioni del sud Italia?
In Campania l’usura ed il racket sono sviluppati in maniera
omogenea in tutto il territorio regionale. Ciò non accade nelle altre Regioni
del Mezzogiorno, dove ci sono picchi di criticità ma anche aree meno a rischio.
Ma in Campania non si parla di Benevento e di Avellino come
isole felici?
Le isole felici non esistono più. Le istituzioni veicolano
un’immagine di parte del territorio regionale, un’immagine in definitiva non
veritiera. Conviene far passare il messaggio che in città come Benevento e
Avellino la criminalità organizzata non ha attecchito, ma si tratta di semplice
propaganda. L’usura e le estorsioni attecchiscono in queste zone come in
quelle definite più calde, come Napoli e l’Agro aversano.
Qual è l’origine dei fenomeni dell’usura e del racket in
Campania?
Le motivazioni sono tante e diverse. Innanzitutto la solida
presenza delle bande criminali organizzate sul territorio, che operano
indisturbate nonostante l’impegno delle forze dell’ordine. A questo si
aggiunge il comportamento discutibile delle istituzioni che sono poco attente ai
fenomeni criminosi. I finanziamenti pubblici, per esempio, come la legge 488 per
le imprese, dovevano rappresentare degli incentivi per l’imprenditoria, invece
sono serviti semplicemente a ripianare i debiti delle aziende a discapito dei
lavoratori. Le banche, da parte loro, con la mancanza di flessibilità nell’accesso
ai crediti contribuiscono ad affossare le realtà imprenditoriali in crisi e
ciò rafforza la criminalità organizzata, che acquista strumenti di ricatto
degli imprenditori. Infine il sistema giudiziario non tutela a dovere i
cittadini italiani onesti
Che cosa intende dire?
Faccio un esempio per tutti. I privilegi di un collaboratore
di giustizia, in termini di sicurezza e di assistenza, sono di gran lunga
superiori a quelli di un testimone di giustizia. Ciò è paradossale. È
capitato ad alcuni imprenditori che hanno denunciato i propri estorsori di aver
subito minacce dirette e palesi, nonostante fossero in regime di protezione. In
questo modo le persone si scoraggiano e perdono la fiducia nei confronti dello
Stato. Noi proviamo a dare nuova linfa alla lotta contro i fenomeni criminali,
anche se alcuni gruppi lobbistici tentano in ogni modo di ostacolare il nostro
percorso verso la legalità.
* Dati forniti dall’associazione Sos Impresa - Campania