Cosa dice l’accordo tra il governo argentino e il FMI?
Julio Gambina
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1. I dettami finanziari
Nel documento e i suoi annessi [1] diretto al Direttore Generale del FMI e datati 10
settembre 2003, che sono poi serviti per l’approvazione di un accordo il 20
settembre dello stesso anno, si può leggere che gli obiettivi sono “la
protezione dei settori più vulnerabili” e “aiutare la potenziale crescita
della economia”.
Si potrebbe quindi dedurre che ci si propone di privilegiare
i bisogni dei più poveri e di raggiungere l’ espansione economica del paese.
Tuttavia, nelle righe che seguono si può leggere che “in quest’ambito, ci
proponiamo di rafforzare la finanza pubblica” attraverso “il successo di una
ristrutturazione del debito pubblico che garantisca la sostenibilità” della
medesima. Poi si aggiunge che si prenderanno misure per “rafforzare la
solidità del sistema bancario” al fine di ottenere maggiori livelli di
credito.
Quindi, le finalità dell’accordo si concentrano sulle
restrizioni fiscali per poter accedere al credito presso gli organismi
finanziari internazionali (OFI). Per questo, nella dichiarazione di intenti, si
sollecita un “accordo stand-by”, vale a dire sottoposto a condizioni e per
36 mesi, tra il 2004 e il 2006. Per questo, si aggiunge un Memorandum delle
Politiche Economiche e Finanziarie in cui si danno i dettagli del “piano
economico per ciò che rimane del 2003 e per il 2004-2006”. In questo
documento si possono valutare le “condizioni” descritte in sette capitoli e
54 articoli, comprese le cosiddette “riforme strutturali”.
Coloro che dubitano quale sia la politica economica
ufficiale, dovrebbero consultare l’insieme di materiali [2] che riguardano
“l’aggiustamento fiscale” previsto per il 2004 e le riforme strutturali
fino al 2006. L’accordo non include nuovi fondi e provvede alla scadenza dei
debiti tramite pagamenti degli OFI. Si prevedono delle contabilità trimestrali
e nei primi due monitoraggi, nel dicembre del 2003 e nel marzo del 2004, si
incominceranno a delineare gli obiettivi per gli anni seguenti.
Si suppone che in questo modo si faranno progressi con i
creditori esterni verso cui si è inadempienti a cui si è proposta, nell’assemblea
congiunta del FMI e della Banca mondiale a Dubai, nell’Emirato Arabo, una
ristrutturazione del debito in base a tre tipi di principi: un primo con una
rilevante cancellazione del capitale dovuto, un altro con una considerevole
estensione del termine di scadenza e un terzo con una opzione vincolata alla
crescita economica dell’Argentina.
2. Accordi per il 2003-2006
Dalla lettura dell’accordo emerge un bilancio di quello che
il governo argentino chiama il “programma di transizione” si suppone tra l’inizio
della crisi alla fine del 2001 e la data attuale e più precisamente dalla
inclusione nel maggio del 2002 di Roberto Lavagna nel governo Eduardo Duhalde
(gennaio 2002-maggio 2003) e ora nel governo di Nestor Kirchner (da maggio a
settembre 2003). Il bilancio mette l’accento sul superamento dell’emergenza
dovuta alla crisi, sulla svalutazione della moneta, e sui vincoli posti al
funzionamento del sistema bancario. Accentua la politica di moderazione sociale
e l’inizio della eliminazione delle quasi-monete utilizzate da varie province
per rendere possibile il loro funzionamento.
Queste sono opinioni che permettono di andare avanti fino al
“nuovo programma di medio termine”. Fanno spicco gli obiettivi di “crescita”
e di “stabilità dei prezzi” attraverso i quali si propone un solido quadro
fiscale finalizzato a sostenere le politiche sociali, gli investimenti pubblici
e la “normalizzazione delle relazioni coi creditori”. Emergono così il
ruolo privilegiato dato alla ristrutturazione del debito pubblico, al ricorso al
mercato internazionale dei capitali, e ad una preoccupazione esplicita per
rafforzare il sistema bancario. Non mancano gli appelli al “miglioramento del
clima degli investimenti” le allusioni alle imprese privatizzate e alle
banche, dove “verrà usta una strategia di compensazioni e di
ricapitalizzazione” come pure di “auditing e di revisioni strategiche delle
principali banche pubbliche”.
Concretamente, ci si propone di raggiungere un tasso di
crescita del 5,5% nel 2003 il quale dovrebbe stabilizzarsi sul 4% nel periodo
2004-2006; un’inflazione tra il 5%e il 6% nel 2003; dal 7% all’11% nel 2004;
dal 5% all’8% nel 2005; e del 4% al 7% nel 2006. il surplus primario si
stabilizza sul 3%per il 2004 e su un saldo dei conti correnti di 11,600 milioni
di dollari nel 2003; 8,800 milioni nel 2004; 7,500 milioni nel 2005; e 6,300
milioni nel 2006. Nonostante una diminuzione del valore delle esportazioni, si
proietta una loro crescita importante. Le riserve internazionali si stabilizzano
sui 14,000 milioni di dollari per il dicembre del 2003 e sui 15,600 milioni per
la fine del 2004.
Verso la fine del capitolo sul quadro macroeconomico si
dichiara che “il surplus primario offrirà solide basi per contribuire a
mettere ordine nelle relazioni con i creditori, per ripristinare l’accesso al
mercato, e per assicurare il sostenimento del credito mentre si realizzano gli
obiettivi di crescita, occupazione, e giustizia sociale.
In materia di politica finanziaria e monetaria, si conclude
che la stabilizzazione punta a “eliminare gradualmente la totalità dei
controlli sui cambi” e aggrega, in materia di promozione delle esportazioni
“la eliminazione dei fattori che desincentivizzano gli esportatori” e “aumentare
l’apertura commerciale” nel quadro dei negoziati per il MERCOSUR, i
negoziati “multilaterali e regionali” al fine di stabilire un ambiente
commerciale più liberale”. In queste ultime considerazioni debbono essere
iscritte le politiche sostenute dal governo all’interno della OMC e dell’ALCA
che sono chiaramente un banco di prova nel progetto di liberalizzazione promosso
dagli organismi internazionali e dal capitale transnazionale più concentrato.
2. Riforme strutturali: imposte, banche e
privatizzazioni
L’accordo comprende proposte in materia fiscale, del
sistema finanziario, dei servizi pubblici, e dei debiti delle imprese ed è
completato da proposte di riforme istituzionali, in particolare nella Giustizia,
e da iniziative orientate alla “lotta contro il riciclaggio del denaro sporco
e il finanziamento del terrorismo”.
In materia fiscale si pone la necessità di combattere l’evasione
e si sottolineano le iniziative con iter parlamentare in questo senso. Le
riforme tributarie dovrebbero entrare in vigore nel 2005 e previo consenso nel
2004. Si propone l’eliminazione graduale delle imposte sulle esportazioni a
incominciare dal 2005 e una graduale riduzione delle imposte sui debiti e
crediti bancari durante il prossimo esercizio e una maggiore base impositiva
dell’IVA e l’eliminazione delle estensioni. In generale, si insiste sulle
modificazioni in materia di amministrazione tributaria e efficienza della
riscossione e certamente sul superamento della mora costituzionale per stabilire
un nuovo regime di compartecipazione federale e miglioramenti della capacità di
riscossione delle province. Si propone una riforma del regime di sicurezza
sociale da presentarsi nel marzo del 2004che assicuri una maggiore copertura e
efficienza del sistema.
Con riferimento alle banche, si menzionano meccanismi di “rafforzamento
e solidità del sistema” così come il “ruolo delle banche pubbliche”. Si
annuncia una riforma della Banca centrale della Repubblica Argentina per “rafforzarne
l’indipendenza” nella politica monetaria e finanziaria. Si insiste sul tema
delle compensazioni tramite l’applicazione della indicizzazione asimmetrica e
per valutarne l’impatto “tramite le sentenze giudiziarie”, in rispetto ai
rimborsi richiesti dalle banche di fronte ai congelamenti dei conti bancari
ordinati dalla Giustizia. Si sostiene la continuità del processo di
ristrutturazione del sistema bancario e specialmente della banca centrale e si
propongono consulenze affinché si possa adattare alla ristrutturazione nel
prossimo anno. Con un’allusione diretta alla necessità di “ridurre gli alti
costi operativi” in un settore del sistema bancario che fino ad ora non ha
fatto ricorso alla diminuzione del personale e alla chiusura delle succursali.
Per quanto riguarda le privatizzazioni si insiste sulla
legislazione presentata dal potere esecutivo al Parlamento per risolvere le
trattative con le imprese e che potrebbe rendere possibile un aumento delle
tariffe attraverso il meccanismo della “via rapida”.
3. Convergenza del bilancio 2004
Mentre si sottoponeva lo schema per l’accordo con il FMI,
si presentava nel Parlamento il progetto di bilancio. È chiaro che si destinano
ai creditori esteri 12,500 milioni di peso (3% del PIL) e 4,100 milioni per le
spese pubbliche. E cioè delle aumentate spese statali, due terzi sono per i
creditori esteri e un terzo per uso interno. Questi ultimi sono per di più
soggetti al parere del Capo del gabinetto del Ministero e alla evoluzione degli
accordi fatti con l’estero.
In tal modo la politica economica è ’in essenza’
consonante con la necessità di stabilizzare il ciclo di affari del capitale
dominante a cui ha nuociuto la crisi del 2001. Si suppone la continuità dei
fenomeni strutturali al di là dei palliativi della politica sociale sostenuta
dal governo e descritta in dettaglio negli accordi con il FMI. Si insiste nel
privilegiare gli interessi dei creditori, degli esportatori, delle banche
transnazionali, e delle imprese privatizzate.
Nonostante che si insista molto su un bilancio basato su un
aumento delle spese sociali ed una negoziazione dura con il FMI, la realtà sono
i fini e gli obiettivi stabiliti e condivisi dalle autorità del Fondo e dai
principali centri di potere locali e internazionali.
[1] Memorando delle Politiche
Economiche e Finanziarie del Governo Argentino per il periodo 2003-2006 e
Memorandum Tecnico.
[2] Sito internet del
Ministero dell’Economia e della Produzione: www.mecon.gov.ar