L’Unione Europea contro Cuba
Dennys Guzmán
Una guerra vera per il controllo geopolitico e geoeconomico
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Voglio da subito denunciare di fronte agli europei di tutti i
paesi che l’attuale politica dell’Unione Europea verso Cuba, è opportunista
ed inquadrata, tra l’altro, nello sforzo dei governi europei di ricostruire i
loro rapporti con gli Stati Uniti dopo i disaccordi sorti per l’aggressione
contro l’Iraq. La dichiarazione dell’Unione Europea, resa pubblica il 5
giugno del presente anno, a Cuba ha provocato profonda irritazione, non soltanto
delle sue autorità ma anche del suo popolo che ha dovuto pagare un prezzo alto
per il suo diritto ad essere libero ed indipendente. Noi cubani consideriamo
quell’infame dichiarazione come un atto codardo e ripugnante che si somma alla
politica aggressiva, di ostilità e di minacce permanenti dell’attuale
amministrazione nordamericana contro Cuba.
Cercare di ignorare, come qualcuno pretende, il fatto che,
dopo le aggressioni e le vittorie di Pirro degli Stati Uniti contro l’Afghanistan
e l’Iraq, cresceva il pericolo di un’avventura simile contro Cuba è, né
più né meno, fare il gioco degli aggressori. Non prendere in considerazione le
circostanze in cui le autorità cubane si sono viste nella necessità e nell’obbligo
di applicare con tutto il rigore le leggi stabilite nel paese per cercare di
frenare lo sviluppo di eventi che avrebbero condotto al peggiore degli scenari,
è un’atteggiamento complice con i possibili aggressori o almeno pericolosa o
sospettosa ignoranza ed ingenuità politica.
Condannare ciò che accade a Cuba, come è avvenuto con l’arresto
ed il processo legale di un gruppo dei mercenari al servizio di una potenza che
ci aggredisce e con l’applicazione della pena capitale nei confronti di tre
terroristi che hanno sequestrato una lancia con circa 50 passeggeri a bordo,
uomini, donne, bambini ed anziani e perfino turisti stranieri, per certo,
europei, senza considerare che il nostro paese sta attraversando forse la
congiuntura più pericolosa della sua storia e non ha altra alternativa che
quella di difendersi con misure dure, ma rigorosamente legali, di fronte alla
minaccia reale, non inventata, di una possibile aggressione della più grande
potenza imperialista che abbia conosciuto l’umanità, con un potere
distruttivo mostruoso già utilizzato con altre nazioni, è semplicemente
inaccettabile, vengano da dove vengano le condanne.
Forse non sapevano gli illustri governi europei, specialmente
quelli che oggi fanno parte dell’Unione Europea e che hanno magnifici rapporti
con l’attuale amministrazione nordamericana e che inoltre contano su
Ambasciate all’Avana, tutto ciò che stava e sta accadendo intorno a Cuba? Certamente
no.
Forse non sapevano dell’inclusione di Cuba nella lista dei
paesi del cosiddetto asse del male? Non sapevano dell’inclusione di Cuba nella
lista dei paesi che secondo gli Stati Uniti appoggiano e coauspiciano il
terrorismo? Non sapevano delle grossolane accuse del pericolo che rappresenta
Cuba per lo spazio radioelectronico degli Stati Uniti? Non sapevano dei
tentativi del governo nordamericano di far credere al mondo che a Cuba si
fabbricano armi chimiche e biologiche? Non sapevano della stimolo sistematico
all’emigrazione illegale e disordinata; incoraggiata attraverso la radio
sovversiva che dal territorio nordamericano con propositi destabilizzanti
promuove il traffico di persone con le sue conseguenze di rischio e morte? Forse
non conoscono le restrizioni all’emigrazione legale e l’irrisorio numero di
visti rilasciati negli ultimi anni? Non sanno che i sequestratori armati sono
stati liberati negli Stati Uniti nel momento preciso in cui si scatenava l’aggressione
contro l’Iraq, anche quando questi ultimi hanno utilizzato per uscire da Cuba
metodi simili a quelli utilizzati da coloro che hanno commesso l’orribile
crimine delle Torri Gemelle?
Forse non sapevano degli avvertimenti ufficiali del governo
degli Stati Uniti sul fatto che avrebbero considerato “una minaccia alla
loro sicurezza nazionale”, il sequestro di aeroplani e barche e la loro
deviazione verso il territorio nordamericano e che quella minaccia non avrebbe
potuto rimanere senza risposta? Forse non sapevano che mentre affermavano ciò,
d’altra parte promuovevano questi comportamenti e di fatto si stava producendo
una scalata di tentativi più assurdi di sequestri di navi aeree e marittime da
parte di elementi delinquenziali che mai otterrebbero un visto per entrare negli
Stati Uniti? Non sapevano gli illustri governi europei dello sfrenato lavoro del
Capo della Sezione degli Interessi degli Stati Uniti all’Avana nell’organizzare
i mercenari cubani, creando partiti politici con il proposito non nascosto di
eliminare la Rivoluzione?
Come Voi comprenderete, basterebbe semplicemente essere
onesti ed obiettivi per giungere alla semplice conclusione che ci trovavamo di
fronte ad una terribile trappola destinata a provocare un conflitto e che non c’era
altra alternativa che frenare in modo radicale, una situazione che avrebbe
condotto inesorabilmente a spianare la strada ad un’aggressione. Come già è
stato detto, i dirigenti cubani non si sono trovati di fronte ad un enigma
filosofico, ma di fronte ad una realtà e ad una necessità e al dovere di
difendere la vita di più di undici milioni di cubani ed il lavoro di quasi 45
anni di una Rivoluzione che ha scommesso sulla vita, non sulla morte.
È per tutto ciò e per molte altre ragioni, impossibili da
elencare in queste righe, che noi cubani non possiamo accettare questo
vergognoso schieramento della politica dell’Unione Europea ai disegni
imperialisti dell’attuale amministrazione nordamericana di eliminare la
Rivoluzione cubana.
Non possiamo capire che la colta e matura Europa cancelli gli
scambi culturali, le visite governative, mantenga una posizione che scarseggia
di senso comune e mai potremmo accettare, come paese libero ed indipendente, che
i governi europei cerchino d’imporci la controrivoluzione. La decisione d’invitare
alle loro feste nazionali i mercenari al servizio della politica d’aggressione,
il blocco e lo sterminio della Rivoluzione Cubana, voler imporre ciò ad un
paese governato da dirigenti rivoluzionari comprovati e ad un popolo che ha
saputo affrontare con dignità, fermezza ed eroismo quasi 45 anni di aggressioni
di ogni tipo da parte dell’imperialismo yankee, senza fare mai una concessione
di principi, è per i cubani un atteggiamento detestabile ed umiliante dei
governi che sono chiamati a rispettare le norme che reggono i rapporti, la
convivenza ed il rispetto fra le nazioni.
Grazie alla “benevolenza” dei governi dell’Unione
Europea, ormai il Sig.Cason non deve organizzare nella sua residenza le riunioni
con i mercenari, ora le Ambasciate europee all’Avana gli fanno il lavoro
sporco e lui approfitta di ogni invito. Questo è un gravissimo errore che già
ha ed avrà sempre di più un alto costo per il prestigio e l’autorità dei
governi europei attuali che, con piacere, si sono prestati a fare il lavoro
della Sezione degli Interessi degli Stati Uniti all’Avana.
Cari amici, è realmente sorprendente che l’Unione Europea
abbia emesso negli ultimi mesi 12 risoluzioni o pronunciamenti di condanna
contro Cuba, che l’illustre Parlamento Europeo presieduto dal gruppo dei
Popolari, specialmente dagli spagnoli, con un’esigua cifra di europarlamentari
presenti, abbia approvato due risoluzioni contro il nostro paese. Che crimine ha
commesso Cuba per meritare tante condanne?
Il peggiore di tutti, per i nostri nemici: quello di aver
fatto una Rivoluzione profondamente umanista, che ha messo l’essere umano al
centro della sua occupazione e preoccupazione, di aver abolito lo sfruttamento,
la miseria, l’analfabetismo ed altri mali che oggi sono il vero flagello per
la maggior parte dei popoli del terzo mondo.
L’aver dimostrato realmente che si può fare una
Rivoluzione nelle stesse narici dell’impero, di fronte ad un’esercito
professionista armato ed addestrato per ciò, Rivoluzione che ha saputo essere
conseguente, che non ha esitato, né esiterà mai, accada quel che accada, costi
quello che costi e infastidisca chi infastidisca. Un’altro crimine di Cuba è
anche quello di aver dimostrato, prima che si parlasse di ciò, che “Un’altro
mondo è possibile”.
Cuba non dipende dai crediti della Banca Mondiale, né dall’FMI
(Fondo Monetario Internazionale), né dalla Banca Inter-Americana di Sviluppo,
Cuba non applica il neoliberalismo. Nel nostro paese non comandano le
trasnazionali; le nostre risorse naturali, anche se scarse, sono in mano al
popolo. Forse siamo l’unico paese in questo mondo che può ed osa denunciare
senza alcun timore, le cause di tutti i mali che affliggono milioni e milioni di
esseri umani per l’attuale ed inumano ordine politico e sociale imperante.
Cuba denuncia con nomi e cognomi i colpevoli dell’attuale
situazione, niente e nessuno ce lo può impedire, niente e nessuno ci può
intimidire, perché, parafrasando il Che, grazie alla rivoluzione trionfante
siamo parte di quell’umanità che ha detto basta ed è andata avanti e niente
e nessuno potrà fermarci.
Ho parlato dell’Europa, della posizione dell’Unione
Europea ma questo articolo viene pubblicato in una rivista edita in Italia e non
sarei conseguente se non parlassi del ruolo svolto dall’attuale governo
italiano, Presidente di turno dell’Unione Europea, in tutta questa infame
politica nei confronti del mio paese. Per nessuno di voi è un segreto che la
campagna dei mezzi d’informazione - di disinformazione - senza
precedenti nella storia della Rivoluzione cubana, è stata condotta dalla Spagna
e dall’Italia. Questa stampa chiamata libera, indipendente ed obiettiva, ha
tralasciato le posizioni e la legislazione cubana ed ha presentato i mercanari
processati come “combattenti per la libertà” ed i sequestratori della
lancia come “dissidenti” che fuggivano dal regime castrista, tra le altre
calunnie infami.
L’attuale governo d’Italia è stato il primo ad
interrompere i rapporti di collaborazione con Cuba, includendo quelli di cui
avrebbero beneficiato settori sensibili della nostra popolazione. I legami fra
le regioni, ciò potrebbe essere definita collaborazione decentralizzata, non
sono sfuggiti agli attacchi della campagna, non soltanto dei mezzi di
comunicazione, ma anche di alcuni personaggi delle forze più retrograde e di
alcuni partiti politici italiani che in un determinato periodo sono stati amici
e che oggi si inscrivono fra i nemici più furiosi della Rivoluzione Cubana,
come è il caso dei Democratici di Sinistra.
È paradossale che il governo che ha sostenuto l’invasione
ed i massacri degli uomini, delle donne, degli anziani e dei bambini iraqueni,
che si dichiara amico strategico del regime sionista di Ariel Sharon, che
commette crimini di lesa umanità, si sia sentito molto “preoccupato e
consternato” per le sanzioni, totalmente legali, basate sulle leggi del nostro
paese, applicate ad un gruppo di mercenari e terroristi e che fosse uno dei
primi ad appoggiare le sanzioni contro Cuba. Ha cancellato non soltanto la
collaborazione, ma ha eliminato anche lo scambio culturale ed ha abbandonato l’obiettivo
di creare un centro di diffusione della cultura italiana nel nostro paese. Né
incapace, né indolente, il governo italiano, in contraddizione con ciò che è
stabilito dalle leggi e dai trattati internazionali ha convertito la sua
Ambasciata presso lo Stato cubano e le sue autorità legalmente elette e
stabilite, in un luogo di condivisione della festa nazionale di tutti gli
italiani con i mercenari cubani al servizio degli Stati Uniti.
Questa è, senza dubbio, una delle misure più scapestrate,
per chiamarla in un certa forma diplomatica, di tutto il pacchetto delle
sanzioni dell’Unione Europea contro Cuba. Solo la prepotenza e l’ignoranza
possono condurre a misure che un governo ed un popolo rivoluzionario non
potranno mai accettare. Solo quelli che ancora credono nella ridicola profezia
delle “ultime ore della Rivoluzione Cubana” possono sostenere una missione
diplomatica in un paese con l’unico scopo di ricevere e dialogare con elementi
che né ora, né mai, si capiscono bene e non si illudana nessuno con l’idea
che Cuba è Europa dell’Est; non svolgeranno nessun ruolo nel destino di un
paese rivoluzionario.
Come risultato della posizione ingerentista dell’Unione
Europea negli affari interni di Cuba e del suo schieramento alla politica
nordamericana del blocco, abbiamo risposto nell’unica maniera che ci si possa
aspettare da un paese che rispetti se stesso: ritirare la nostra richiesta d’entrata
all’Accordo di Cotonou; annullare il cosiddetto aiuto umanitario e la famosa
cooperazione allo sviluppo dei governi europei e rifiutare un dialogo politico
che ha dimostrato, finora, di essere un inutile pretesa d’imporre condizioni a
Cuba.
È paradossale che alcuni in Europa comincino ad utilizzare
un linguaggio ambiguo in cui accusano Cuba di essere intransigente e di prendere
posizioni inflessibili come se fosse il governo cubano il colpevole di una
situazione creata dall’ingerenza inammissibile negli affari interni dello
Stato sovrano. Sono stati i governi europei che hanno iniziano questo conflitto
e spetta a loro rettificarlo.
Per nessuno è un segreto che Cuba ha sempre desiderato
rapporti ampi ed amichevoli con i paesi che fanno parte dell’Unione Europea;
con cui condivide profondi legami storici e culturali; da dove riceve quasi un
milione di turisti e con i cui paesi commercia 1900 milioni di dollari annui; ma
questi rapporti devono basarsi sul rispetto reciproco, e non sull’ingerenza
negli affari interni, nel riconoscimento del diritto di ognuno di scegliere
liberamente il suo sistema economico, politico e sociale, le sue istituzioni e
le sue leggi.
Se i rappresentanti dell’Unione Europea vivessero sotto un
blocco che è durato più di 44 anni ed avessero dovuto subire come noi
aggressioni, invasioni armate, attacchi terroristi, piani di omicidio contro i
suoi dirigenti ed una campagna brutale di discredito e menzogne, forse
comprenderebbero meglio l’ingiustizia che si commette contro Cuba nell’Unione
Europea.
Cuba ha resistito a più di 44 anni di blocco, di aggressioni
e minacce degli Stati Uniti senza arrendersi ed non vede alcuna ragione per
accettare le pressioni di qualcun’altro.
Si deve riflettere sul fatto che non ci siano state
dichiarazioni preoccupate dell’Unione Europea quando 5 cubani sono stati
condannati ingiustamente in processi manipolati in una Corte a Miami, come non
ci sono state nemmeno in merito a ciò che è accaduto nella Base Navale di
Guantanamo. L’Unione Europea è stata capace di mantenersi unita e di
esprimere una posizione contraria ad una guerra scatenata contro l’Iraq che
ovviamente viola il diritto internazionale. L’Unione Europea non ha detto una
parola riguardo i più di due mila detenuti nelle prigioni nordamericane, a
partire dall’11 settembre, dei quali non si è pubblicato nemmeno il nome.
Allora esistono forti ragioni per avere riserve sulle posizioni dell’Unione
Europea in merito a Cuba.
L’Unione Europea non emette documenti simili riguardo ai paesi, neppure
alleati, dove le violazioni dei diritti dell’uomo sono flagranti, dove si
violano i diritti più elementari dei popoli; persino il diritto alla vita.
Questa è una dimostrazione della doppia morale e della politica “dei due pesi
e delle due misure” che Cuba ha criticato in più di un’occasione e che deve
essere rettificata.
Ci sono per esempio, 118 paesi che ancora hanno la pena di
morte nelle loro legislazioni. Nell’anno 2002 sono state giustiziate 1526
persone - nessuna a Cuba - e non c’è stata una reazione, neppure simile a
quella dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri che si è scatenata per le
tre esecuzioni a Cuba. Dei 118 paesi in cui è vigente la pena di morte, 113
escludono da questa pena le persone che, quando hanno commesso i loro crimini e
delitti erano minorenni. Sette paesi hanno giustiziato minorenni fra il 1990 ed
il 2002, cinque di essi violando i loro obblighi come parte del Patto
Internazionale dei Diritti Civili e Politici. Il paese che ha giustiziato il
maggior numero di minorenni dal 1990 sono gli Stati Uniti. Ad agosto del 2002,
82 minorenni stavano aspettando la loro esecuzione nel braccio della morte delle
prigioni di alta sicurezza degli Stati Uniti.
Altri 18 sono stati giustiziati fra il 1990 ed il 2002.
Undici di queste esecuzioni sono state realizzate in Texas, Stato che detiene il
record del maggior numero di esecuzioni negli Stati Uniti - 281 fino al 1
settembre del 2002 - e dove, nella sua tappa di Governatore, l’attuale
Presidente George W Bush, ha firmato 152 pene di morte.
Gli europei sono contrari alla pena di morte in qualsiasi
paese e per qualunque tipo di crimine; ciò è perfettamente comprensibile, ma
è inaccettabile e moralmente inammissibile che si scateni questa campagna
contro Cuba e non contro altri che la applicano in forma sistematica, o contro
quelli che detengono un record d’impunità, di esecuzioni estragiudiziali, di
scomparse forzate e torture che non esistono a Cuba.
È incomprensibile che l’Unione Europea non faccia
riferimento agli effetti del blocco, applicato estraterritorialmente, ed imposto
dagli Stati Uniti a Cuba per più di quattro decadi, che danneggia
particolarmente gli interessi economici, commerciali e finanziari dei paesi
membri dell’Unione Europea e che, inoltre, costituisce la più grande
violazione dei diritti umani commessa contro il popolo cubano ed un ostacolo
fondamentale allo sviluppo economico e sociale del paese.
Cuba fa parte di un numero maggiore di Organismi
Internazionali in materia di diritti umani rispetto ai paesi che fanno parte l’Unione
Europea, mentre questi ultimi non hanno raggiunto l’universalità di
partecipazione che ha ottenuto Cuba negli Accordi e nei Protocolli
Internazionali sul terrorismo.
Il popolo cubano non può capire, quindi, che si faccia
sedere Cuba sul banco degli imputati. Quando ci si guarda intorno e si vedono i
disastri che esistono nel mondo, è impossible accettare che ci si comporti in
questa maniera così selettiva contro Cuba.
L’Unione Europea non ha avuto la capacità di pianificare
una posizione indipendente verso Cuba e ciò spiega la sua tiepida reazione
contro il blocco; il suo schieramento con la posizione nordamericana contro il
nostro paese a Ginevra ed il fatto che non è stata capace di formulare una
posizione europea su Cuba, che difenda il diritto internazionale ed il diritto
del nostro popolo all’indipendenza ed alla sovranità.
Per concludere, Cuba aspira ad un rapporto migliore con l’Unione
Europea, ma questo non potrà basarsi su condizionamenti, ma sì sul rispetto
reciproco, sulla non ingerenza e sul riconoscimento che siamo un paese
indipendente, che ha dovuto soffrire e soffre ancora oggi, più di quattro
decadi di persecuzione, blocchi ed aggressioni dall’estero. Può aspirare un
paese piccolo come Cuba ad un’Unione Europea che sia capace di contribuire ad
impedire l’egemonismo degli Stati Uniti?
Ma, che si sappia una volta per tutte, il nostro paese non lo
si può ricattare, né gli si possono fare pressioni: ha resistito al blocco e
alle aggressioni della principale superpotenza mondiale e non si è piegato, non
avrà quindi nessuna ragione per accettare le pressioni di un altro attore
internazionale che al contrario le ammette.