Il dominio dei brevetti e la globalizzazione diseguale
Marcos Costa Lima
Il ritardo tecnologico e le possibilità di sviluppo in America Latina attraverso il mercosud: opportunità in scienza e tecnologia
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L’America latina destina circa lo 0,6% del suo PIL a
R&S, che in termini assoluti vuol dire che spende all’anno, in tutta l’area
di Scienza e Tecnologia, meno che l’ IBM con la General Motors e una
somma approssimativa delle spese della Toshiba. La Regione si trova in uno
svantaggio critico, di fronte ai paesi sviluppati e, se volesse avere un
inserimento meno passivo e dipendente dal commercio mondiale, dovrebbe fare uno
sforzo doppio, graduale, selettivo e costante in R&S (Correa, 1993).
Il Brasile, paese che ha una posizione differenziata nella
regione in termini di C&T, possiede il 73% degli ingegneri e scienziati che
lavorano in istituti di insegnamento superiore in regime di tempo pieno e solo l’11%
nelle imprese, ciò che dà origine a un settore imprenditoriale di bassa
competitività tecnologica e ridotte capacità di trasformare la scienza in
tecnologia. In questo senso Carlos De Brito Cruz [1], indica la pessima
distribuzione di scienziati ed ingegneri, tra i tre agenti del processo,
governo, università e imprese, in comparazione con quella esistente nei paesi
sviluppati, Stati Uniti, Giappone e Germania, dove l’industria impiega circa
il 70% di questi professionisti, ossia, l’inverso del caso brasiliano.
In Corea, che non è un paese del primo mondo, 75 mila
scienziati ed ingegneri si dedicano a R&S nelle imprese del paese, mentre in
Brasile questo numero non oltrepassa i 9 milioni (Prado, 2001, A-3).
Nello stesso senso che Nicolsky, Brito Cruz afferma sia
sbagliato attribuire la responsabilità dell’innovazione tecnologica alle
università, poiché loro è il compito di produrre conoscenze fondamentali,
educare, ma non produrre innovazione. E neanche l’interazione
università-impresa sarebbe l’alternativa adeguata al superamento del ritardo
tecnologico del paese, dei 21 milioni di dollari in contratti per la ricerca
delle università americane nel 1994, solo il 7%, l’equivalente a US$ 14
milioni provenivano da contratti di impresa. Un altro suo articolo illustra un
confronto realizzato sul numero di brevetti brasiliani e coreani registrati
negli USA. All’inizio degli anni ’80 erano approssimativamente uguali, quasi
dieci brevetti all’anno. Già nel 1998 la Corea registrava millecinquecento
brevetti, mentre il nostro paese non aveva oltrepassato i 300, ciò rende
evidente il basso livello di investimento del settore privato nella ricerca. Nel
1999 la Corea aveva raggiunto 3,5 mila e il Brasile 98.

Il Programma di Appoggio alla Capacità Tecnologica dell’Industria
(PACTI), ha rappresentato un importante strumento d’azione nella cosiddetta
Politica Nazionale di Sviluppo Tecnologico Industriale, attivata dal Ministero
di Scienza e Tecnologia. Il Programma ha meritato l’apprezzamento dell’Istituto
di Studio per lo Sviluppo Industriale, che riconosce tra i suoi punti positivi l’articolazione
degli strumenti, la disseminazione di informazioni, l’organizzazione di
seminari specializzati e gli aiuti alla realizzazione di progetti cooperativi;
alla costituzione di entità tecnologiche e settoriali e al progetto Alfa, per
la piccola e media impresa. Malgrado tutto, criticano la scarsità di risorse e
pochi strumenti, insufficienti alla promozione dello sviluppo tecnologico
nazionale, dal momento che le restrizioni affrontate dall’industria del paese
sono di carattere più profondo, strutturale, che passano attraverso una
competizione davvero ineguale, considerando la rivoluzione tecnologica in corso
nella congiuntura mondiale.
Un altro aspetto che accentua le distorsioni esistenti nelle
politiche brasiliane in campo tecnologico riguarda gli investimenti ineguali del
settore in termini regionali. Secondo lo scienziato Ennio Candotti, in 25 anni
sono stati investiti nel sud est circa R$ 11 miliardi, che sommati ai tre
milioni del FAPESP, arrivano a R$ 14 miliardi contro i R$ 4,5 miliardi per il
resto del paese. Guardando al totale degli investimenti applicati in laboratori
ed istituti di ricerca post laurea, nell’ultimo quarto del XX secolo, come da
fonti CNPq, CAPES e FINEP, si è arrivati ad un risultato di 5 miliardi che,
sommati ai valori delle Fondazioni di appoggio e alla Ricerca (organismi statali
di stimolo in C&T), totalizzano 8,5 miliardi escludendo le risorse dei
Ministeri di Salute ed Agricoltura.
Le borse della CAPES e di CNPq, nello stesso periodo furono
equivalenti a dieci miliardi di real. Ebbene la distribuzione di queste risorse
è profondamente ineguale, quasi il 75% si concentra nella regione centro sud.
Secondo l’ex presidente della SBPC, nessun indicatore socio economico
giustifica questa distribuzione, dato che il centro sud corrisponde, in termini
di PIL a non più del 60% del totale. Perciò in termini di equivalenza, la
distribuzione delle risorse in C&T nel paese dovrebbe essere di 11 miliardi
per il centro sud e 7 miliardi per il resto del paese, malgrado alcuni “filosofi
sudisti illuminati” vengano a dire, in modo preconcetto e vorace, che sarebbe
lo stesso che “gettare denaro”.
3.2 C&T nel Mercosud
In relazione alle attività di C&T specifiche al
Mercosud, nonostante la natura retorica delle intenzioni, soffrono le stesse
restrizioni precedentemente menzionate in questo lavoro. Le reti regionali di
cooperazione si sono ampliate, non ci sono dubbi, con alcuni progressi
sostanziali, soprattutto per quello che riguarda le strutture di analisi, ma una
politica coordinatrice, che definisca priorità, strutture, programmi e risorse,
ancora non è stata attivata, subendo in questo modo sia l’instabilità
macroeconomica, sia il modello di dipendenza tecnologica in vigore.

In verità il settore privato investe molto poco in C&T
in America Latina. Le partnership internazionali, sia per problemi che
coinvolgono le frontiere nazionali, sia per la riduzione dei costi, o ancora per
evitare l’obsolescenza, stimolano la necessità di condividere sistemi
tecnologici aggregati. La cooperazione tra paesi dell’Unione Europea è
aumentata in tutta l’area di C&T e cresce principalmente nelle aree che
sono state oggetto di programmi speciali (target area).
Nelle regioni a minore sviluppo, le collaborazioni
internazionali tra “uguali” sono sostanzialmente minori e soffrono alcuni
“effetti della tradizione”. La ricerca di partnership è normalmente
stipulata con paesi sviluppati, in un senso quasi unidirezionale, e provoca
problemi di inadeguatezza a livello delle installazioni, della allocazione delle
risorse finanziarie, o ancora, dell’intermittenza delle stesse.
Un alto effetto di ciò che chiamo “tradizionale” è la
non conoscenza tra paesi a minore sviluppo, delle potenzialità date, perché la
logica è sempre stata quella che i paesi “poveri” avessero poco da imparare
tra di loro [2].
Dal punto di vista delle imprese multinazionali è illusorio
supporre sforzi di innovazione tecnologica nei paesi periferici e molte volte,
per necessità di recupero dei costi e del capitale investito e ammortamenti, la
diffusione di nuove conoscenze avviene con un certo ritardo.
Il contesto sopra presentato indica la necessità di alterare
questa dinamica ed è in questa ottica che gli incentivi alla cooperazione
scientifica nel Mercosud offrono vantaggi significativi.
In uno studio realizzato dal Ministero della Scienza e
Tecnologia e dall’organizzazione degli Stati Americani, viene evidenziato che
i paesi del Mercosud ancora non hanno una posizione di rilievo nell’agenda
della cooperazione internazionale. Questi programmi si è soliti darli con molta
maggiore intensità ai paesi “ricchi” sia a livello federale che statale. Da
qui si deduce che l’orientamento degli scienziati del Mercosud viene fatto nel
senso di adottare il modello teorico metodologico dei grandi centri scientifici
mondiali. Nonostante questa tendenza egemonica, le esperienze, particolarmente
tra Brasile e Argentina, si strutturano a partire dalle aree della biotecnologia
che abbiamo selezionato per sviluppare e presentare alcuni risultati nel corso
di questo lavoro -; del settore aereo spaziale e dell’energia nucleare [3].
Lea Velho cita alcune altre iniziative congiunte nell’ambito
del Mercosud considerate ancora timide:
• Recyt: che si struttura in quattro linee: i)
interconnessione di reti di computer; ii) sistemi di informazione in C&T;
iii) norme di C&T; iv) formazione di risorse umane;
• Programma Procisud: cooperazione in agricoltura
che si realizza, soprattutto, attraverso l’interscambio di informazioni,
norme alimentaristiche e fitosanitarie.
Per ciò che riguarda l’iniziativa privata, le relazioni
nel Mercosud non oltrepassano la dimensione meramente commerciale, non avendo
progetti comuni tra imprese nazionali per lo sviluppo tecnologico, ma solo il
trasferimento di conoscenze specifiche di processi, gestione ed assistenza
tecnica. Un altro aspetto preoccupante è la mancanza di politiche di
sistematizzazione, di appoggio finanziario specifico perché le università del
Mercosud possano sviluppare una cooperazione scientifica sistemica, superando la
fase preliminare, volontaristica e spontanea, che è stata la forma predominante
fino ad ora.
Anche considerando queste preoccupazioni, Lea Velho è
ottimista,sostenendo che la cooperazione in C&T tra i paesi del Mercosud ha
la possibilità di rafforzarsi e consolidarsi, sia per il numero significativo
di istituzioni di insegnamento e ricerca nei paesi membri, sia per le iniziative
che sono già in atto, sia da parte delle imprese, delle istituzioni di ricerca
ed insegnamento, sia da parte dei governi statali o municipali [4].
Lo studio di MCT elenca un insieme di raccomandazioni che
mirano ad un progresso nel campo di C&T nel Mercosud, come:
• Aumentare le opportunità di viaggio tra istituzioni
che compongono il blocco (misura che si sta applicando con esito positivo nell’unione
europea), considerandoli come viaggi “nazionali”;
• Qualificare e formare i dirigenti pubblici federali e
statali per affrontare le questioni di C&T legate alle relazioni
internazionali e soprattutto, con il Mercosud, assumendo ed esplicitando il
processo regionale in corso;
• Realizzare diagnosi dei rispettivi sistemi di C&T,
identificando previamente le aree complementari e di interesse comune;
• Stabilire linee di finanziamento per progetti
considerati prioritari;
• Negoziare fondi comuni di ricerca, come viene fatto
nell’Unione Europea, con quote per paesi, in relazione alle dimensioni di
ogni PIL;
• Approfondire, produrre e rendere disponibili
informazioni attuali sul Mercosud, appoggiando e istituendo una maggiore
articolazione tra le iniziative universitarie come ad esempio l’associazione
delle università “gruppo di Montevideo”; e il Forum delle Università
Brasiliane per il Mercosud- FORMECO, tra le altre;
• Pianificare l’avvenimento e il consolidamento dei
gruppi di eccellenza dei quattro paesi più associati, mirando ai risultati a
corto termine.
Nel contesto del perimetro istituzionale del Mercosud il
forum specifico di coordinazione in C&T dovrebbe essere la Riunione
Specializzata in Scienza e Tecnologia (RECyT) [5], creata nel 1992, che, malgrado le sue iniziative, non
ha “coperto” le diverse dimensioni del campo. Ciò nonostante, nel dicembre
del 1997, in occasione del XV RECyT, sì è approvato il Programma di Lavoro per
il biennio 1998-1999, che mostra ancora caratteristiche abbastanza preliminari e
di portata ridotta tra i suoi principali punti:
• L’inclusione delle aree programmatiche di chimica e
chimica fine nelle tematiche applicate; della politica di occupazione nello
sviluppo tecnologico tra le tematiche sociali;
• La creazione di programmi nazionali nei paesi membri per
dare impulso alle attività del RECyT;
• La creazione di master in Politica di Innovazione in
scienza e tecnologia nell’ambito del Mercosud;
• Lo studio di leggi di incentivazione allo sviluppo e all’innovazione
tecnologica;
• L’istituzione di un insieme di seminari tematici
relativi alle questioni di sicurezza alimentare; ambiente; tecnologie pulite;
ingegneria degli alimenti, tra le altre.
• La pianificazione di una infrastruttura di rete internet
con connessione diretta tra i quattro paesi; articolata con Internet 2 e con
iniziative simili nell’unione europea, tra le altre.
Recentemente è stato lanciato il piano di lavoro per il
2000-2002 [6], che
ha come obiettivo centrale la pianificazione strategica e la sua articolazione
in tappe, oltre che a cercare un maggior legame con gli altri sottogruppi di
lavoro nel Mercosud.
La cooperazione tecnico scientifica tra il Brasile e l’Argentina
è stata costruita gradualmente dal 1985, quando nel novembre di quell’anno si
realizza, a Foz di Iguaçu, l’incontro brasiliano-argentino di Biotecnologia.
A partire da questo incontro, che ha avuto come maggior obiettivo il mutuo
riconoscimento dei progressi in questi campi, ma anche un carattere propositivo,
(considerando l’importanza della biotecnologia nel quadro del C&T
mondiale), di creazione di un’istituzione bi-nazionale, capace di stabilire
una politica comune che si occupasse delle aree di salute, agricoltura e
allevamento, ingegneria biochimica, e che fosse anche capace di estendere i
meccanismi di finanziamento per la cooperazione nel settore.
Nel luglio del 1986, in occasione della firma di nove
protocolli [7] tra i due governi, ha formato il Protocollo 9
Biotecnologia e suoi annessi, avendo intanto costituito il Centro
Brasiliano-Argentino di Biotecnologia (CBAB) o Centro Argentino-brasiliano di
biotecnologia (CABBIO)
Per il funzionamento del CABBIO venne definito che il Centro
sarebbe stato vincolato alle strutture esistenti di C&T di ogni paese,
poiché il Protocollo 9, tra gli altri punti importanti, stabiliva che le
risorse sarebbero state collocate dai due governi in maniera equivalente e che
un Consiglio Bi-nazionale sarebbe stato costituito da rappresentanti dei
ministeri nazionali coinvolti nelle aree di interesse tecnico-scientifico ed
economico comuni, connesse alla Biotecnologia, principalmente la salute, l’agricoltura
e l’ambiente.
Il CABBIO, fin dalla sua creazione, ha funzionato attraverso
corsi [8] e progetti bi-nazionali di ricerca e
sviluppo nelle aree di innovazione. Questi corsi di formazione comprendevano le
aree: Vegetale (ottenimento e studio di piante transgeniche, marcatori
molecolari, eccetera); Animale (coltura di cellule embrionali, importanti nella
fabbricazione di vaccini); Microbiologia (sequenza di geni, interazioni tra DNA
e proteine); Salute Umana (diagnosi molecolare di malattie genetiche); e anche
le attività in relazione alla ricerca, attenzione per la produzione di
processi, prodotti e servizi tecnologici.
Tra i maggiori risultati, si possono segnalare:
• Produzione di aglio libero da virus (Embrapa);
• Ottenimento di due cloni di patata ACHAT transgenica
(resistenti al virus mosaico) con il potenziale per ridurre l’applicazione
di agrotossici;
• Controllo biologico di insetti, si sono ottenuti
risultati promettenti per le colture di soia e cotone;
• Controllo della manifestazione del virus dell’epatite
3, con conseguente produzione di vaccino per l’Istituto Butantã;
• Scoperta di un metodo complementare per la diagnosi
della Malattia delle Piaghe;
• Sfruttamento e coltura di crostacei di acqua salata che
ha beneficiato le industrie di Bahia, Santa Catarina e Patagonia (Assad,
Correa, Torres, Henriquez, 2000; 162:163).
Questi risultati attestano la capacità di iniziativa, anche
se funzionano con scarsità di risorse, dimostrano che si possono ottenere
risultati importanti per i paesi coinvolti, finché i progetti abbiano una certa
continuità, non soffrano interruzioni e si mantenga il finanziamento. L’esperienza
del CABBIO evidenzia che l’iniziativa può e deve essere allargata ad altre
aree di conoscenza, lo sforzo per l’avanzamento scientifico e tecnologico tra
di noi deve essere più rapido e sostenuto, affinché i paesi della regione
possano ridurre lo scarto di non-convergenza in campi tanto vitali per lo
sviluppo.
Diversi analisti hanno riconosciuto come incipiente la
cooperazione in nome di C&T tra i paesi del Mercosud, benché indichino un
insieme di misure e diverse opportunità nel processo, sulla base dell’esistenza
nella regione di un numero significativo di istituzioni di insegnamento e
ricerca con quadri professionali di riconosciuta capacità e che hanno, negli
ultimi cinque anni, scoperto le potenzialità dello spazio regionale. C’è, in
questo campo, un lungo processo da percorrere, di riconoscimento dei partners e
instaurazione di programmi congiunti, che ha bisogno di essere fermamente
appoggiato.
Secondo Plosky e Furtado, “l’analisi delle tendenze
recenti delle esportazioni brasiliane e degli investimenti diretti esterni [9] in Brasile conferma
che l’importanza economica del Mercosud per questo paese è molto maggiore
rispetto a quella che in generale gli è attribuita”(Ibidem,65). E qui bisogna
ricordare la necessità di studi approfonditi sul processo di costruzione dell’ALCA,
che cammina in simultanea con il consolidamento del Mercosud e che, in termini
non soltanto politici, ma di industria e commercio estero, ha già rappresentato
un danno per il Brasile, come è stato osservato nella recente crisi vissuta
dall’Argentina.
Passati oggi 11 anni dal trattato di Assunção e avendo
vissuto forse la sua crisi maggiore, a causa del collasso argentino, il Mercosud
ha dato dimostrazioni formidabili delle sue potenzialità. Anche con tutte le
sue debolezze, dalla fragile istituzionalizzazione, dall’asimmetrico
coinvolgimento dei paesi membri, allo scarso finanziamento per consolidare un
progetto strategico virtuoso, il Blocco è andato avanti anche oltre la sfera
commerciale ed ha iniziato ad esistere sia nell’immaginario delle popolazioni
che prima si ignoravano, sia in diverse istanze infra-nazionali. Nelle accademie
dei quattro paesi membri c’è stato un avvicinamento, un riconoscimento del
terreno, di interazione a partire dagli incontri, i simposi e dalle ricerche
congiunte. Questi risultati non possono essere lasciati da parte in un momento
di crisi, perché qualunque progetto di integrazione regionale che si rispetti
ha bisogno di camminare nella direzione della reciprocità, della solidarietà,
se l’obiettivo maggiore è cercare un’alleanza geopolitica ed economica che
ci rafforzi di fronte ai paesi sviluppati e a un sistema finanziario e
commerciale che, sotto l’egemonia nordamericana, è stato estremamente
escludente, interventista e impositivo.
L’FMI, oggi, fa obiezioni a grandi “pacchetti” di aiuto
per i paesi emergenti, quando, meno di un anno fa elogiava le fondamenta dell’economia
argentina. Anche il governo degli Stati Uniti, maggior azionista del Fondo, non
ha dimostrato una maggiore attenzione verso la situazione del paese, e ancora
meno con il deterioramento del quadro sociale. Le recenti dimostrazioni di
coinvolgimento del governo Bush nel golpe militare in Venezuela danno la misura
delle intenzioni e degli interessi della politica estera degli Stati Uniti per l’America
del sud.
Il 23 aprile di questo anno, un editoriale della Gazzetta
Mercantile [10] intitolato “Urgenza
del soccorso all’Argentina” informava che il governo brasiliano si era
già mostrato favorevole ad un appoggio finanziario immediato all’Argentina,
con la partecipazione delle istituzioni finanziarie internazionali e dei governi
stranieri e, oltre a questo, proclamava che i paesi del Mercosud avrebbero
dovuto associarsi per la gestione diretta, di fronte all’FMI, BIRD e BID,
così come ai paesi sviluppati, perché fosse deciso un Programma di Soccorso
all’Argentina.
L’Argentina è il nostro secondo partner commerciale e,
molto più che questo è un paese associato, con il quale abbiamo stabilito un
trattato di Cooperazione ambizioso, che eccede di molto le questioni economiche
e commerciali [11].
In questo mese di maggio economisti brasiliani [12] di riconosciuta competenza
hanno lanciato una proposta abbastanza obiettiva ed eseguibile di appoggio al
socio in difficoltà, il cui complesso di misure è il seguente:
1. Il governo brasiliano aprirebbe una linea di credito in
reali non convertibili per l’Argentina di 18,4 miliardi (8 miliardi di
dollari). La misura permetterebbe all’Argentina di acquistare prodotti
brasiliani senza spendere in dollari, riattivando gli scambi fra i partners che,
nel primo trimestre di questo anno sono scesi del 70% in relazione allo stesso
periodo del 2001;
2. Il Tesoro brasiliano offrirebbe titoli del governo
brasiliano convertibili al fine di importazione di prodotti brasiliani, per i
correntisti delle banche brasiliane con risorse congelate dal “corralito”.
In parallelo il governo brasiliano si impegnerebbe a dare inizio ad una campagna
per l’acquisto di prodotti argentini;
3. La BNDES aprirebbe linee di credito a lungo termine alle
imprese brasiliane interessate ad investire produttivamente in Argentina;
4. Infine, (il Governo) rinforzerebbe i meccanismi di
consulta del Mercosud e proporrebbe la creazione di un Comitato di Coordinazione
Economico tra i due paesi, con i rappresentanti delle Banche Centrali e dei
Ministeri e dell’Economia.
Le misure proposte, oltre che creative, rompono con l’inerzia
nel dibattito della crisi, segnalando alternative concrete endogene e dimostrano
che esistono soluzioni possibili oltre al rimanere “in attesa del FMI”, con
le sue esigenze draconiane insostenibili. Ma, oltre a tutto, sono auspicabili
per l’alto tenore di solidarietà che includono, elemento indispensabile se
vogliamo costruire un Mercosud e una regione che ne valga il nome e che non sia
inghiottita dall’ALCA.
Concludendo, è spiacevole l’assenza di una politica
industriale chiara nel Mercosud ed è ancora più grave il non riconoscimento
del ruolo del C&T come politica strategica di sviluppo nazionale e
regionale. Abbiamo cercato di mettere in evidenza in questa riflessione che nell’attuale
stadio della globalizzazione le variabili di C&T sono determinanti per un
miglior inserimento dei paesi nel commercio mondiale; che i brevetti sono stati
utilizzati come strumenti di forza dei paesi sviluppati sui periferici; e che,
sia nel settore farmaceutico che in quello biotecnologico non solo sono
estremamente forti le asimmetrie Nord/Sud, ma i paesi tecnologicamente
dipendenti devono fare uno sforzo doppio nel settore e devono anche inglobare, e
lottare per nuove espressioni di diritto che siano meno dannose per le loro
popolazioni nelle relazioni multilaterali. Il Mercosud è un progetto
istituzionale strategico che deve essere ripreso ed appoggiato incisivamente. E
riprendo le parole significative dello scienziato argentino Jorge Sábato,
quando, in un mondo non ancora mondializzato, era possibile pensare all’autonomia
in termini di nazione isolata:
“L’autonomia scientifica esprime la capacità di
decisione propria di un paese a scegliere, progettare, programmare e realizzare
la propria politica scientifica”.
[1] Attuale presidente della
FAPESP- Fondazione di Appoggio alla Ricerca del Governo dello Stato di San Paolo
e direttore dell’Istituto di Fisica dell’Unicamp.
[2] I paesi dell’america Latina, in termini di pubblicazioni
scientifiche collettive hanno articolazione assai maggiore con gli USA (17%),
con l’Europa (15%) che fra se (2,7%).
[3] Questa
cooperazione era svantaggiata dal fatto che fino ad allora i due paesi usavano
metodi differenti: il Brasile come la Germania usava il metodo di
centrifugazione; l’Argentina la diffusione gassosa.
[4] Vedi il progetto
Mercocitta (Del Huerto Romero, 1999).
[5] Il RECyT si struttura in un
coordinamento nazionale per ogni paese, con le sue due commissioni tematiche,
anche quelle per paese.
[6] Nel sito del Min. Sc. E Tecnol. (www.mct.gov.br) si può trovare il
dettaglio delle attività corsi, workshops realizzati in un’ampia gamma di
aree (energia, salute, biotecnologia, agroindustria, ambiente, nuovi materiali,
chimica fine, tecnologia industriale, proprietà intellettuale e altro).
[7] Gli altri protocolli firmati trattavano di informatica, del settore
nucleare,dell’energia, di imprese bionazionali, dell’espansione del
commercio e altro.
[8] Fino ad oggi sono stati emessi 14 bandi per il finanziamento di corsi
strictu-sensu e 5 bandi per progetti binazionali per progetti di ricerca e
sviluppo. Nel portaolio di CABBIO, 149 corsi realizzati tra il 1985 e il 2000,
presso università, istituti di ricerca e, più recentemente, gestiti da imprese
in associazione con università e altri enti (come ad esempio Embrapa, Fiocruy,
USP, UNB,UFPE,UFRGS, INTA,PROINI, ecc.).
[9] Cfr.
sugli IDE negli anni ’90 in America Latina (Lima, 2000)
[10] Gazeta Mercantil (2002), 23 abril, p.1-2.
[11] Una ricerca recentemente pubblicata in Argentina ha rivelato che
il 40% degli argentini preferiscono una alleanza con il Brasile piuttosto che
con la UE o gli USA.
[12] LACERDA,
Antonio Correa de; ERBER Fabio; PRADO Luiz Carlos (2002), “Propostati del
Ajuda a Argentina”, Gazeta Mercantil, 8 maggio.