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PER LA CRITICA DEL CAPITALISMO

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LUZ HELENA RAMÍREZ HACHE
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Trattati di libero commercio, nuova forma di colonizzazione

LUZ HELENA RAMÍREZ HACHE

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Con il sistema capitalista, gli Stati sono agenti degli interessi privati che vengono posti al di sopra delle considerazioni etiche e umane. Seguendo questa logica, la Colombia e il Perù hanno firmato un Trattato Bilaterale di Libero Commercio con l’Unione Europea. Questi paesi con cui si stanno facendo affari presentano altissimi livelli di violazione dei diritti umani, disuguaglianza sociale e povertà. La Colombia, ad esempio, è il paese più pericoloso al mondo per i sindacalisti. Dal 1986, anno della creazione della Centrale Unitaria dei Lavoratori, sono stati uccisi 2711 sindacalisti. Solo nel 2009, ci sono stati 40 omicidi. Gli attacchi ai lavoratori sono avvenuti in concomitanza con i conflitti lavorativi, con gli scioperi e con le privatizzazioni. Gli uffici dell’intellighenzia statale hanno elaborato la lista dei lavoratori assassinati. I sindacalisti sono le vittime principali del terrorismo di Stato, ma non sono i soli. La lista è interminabile e include dirigenti studenteschi, contadini, esponenti dei quartieri e delle organizzazioni delle donne, indigeni, afrocolombiani, difensori dei diritti civili, ecc. Sono stati documentate più di 40.000 violazioni gravi ai diritti umani, avvenute tra il 1966 e il 1988, perpetrate dagli agenti della sicurezza statale e dai gruppi paramilitari. A questa politica di sterminio va aggiunta una struttura statale e imprenditoriale antisindacale che fa uso di leggi che violano il diritto d’associazione, presta il fianco alla criminalità e persegue l’attività sindacale. Di seguito esporremo alcune argomentazioni delle organizzazioni che si oppongono al Trattato:

• Toglie la possibilità di promuovere politiche nazionali di sviluppo che beneficino la popolazione, e favorisce solo le multinazionali e le elites locali. • Aggrava i conflitti esistenti tra i paesi della regione andina. • Liberalizza l’accesso alle risorse naturali e ai settori strategici (risorse minerarie ed energetiche, biodiversità, conoscenze ancestrali e servizi pubblici) che vanno nelle mani delle multinazionali europee. • Inasprisce la povertà e l’emarginazione, danneggiando ulteriormente i diritti fondamentali alla salute, all’alimentazione, ecc. • Le popolazioni più danneggiate sono quelle storicamente escluse dalla società: gli afrodiscendenti e le popolazioni indigene. Per la società civile non esistono neanche canali di partecipazione.

L’approvazione di un trattato del genere danneggerà anche i cittadini europei, poiché ci sarà perdita del lavoro e peggioramento delle condizioni lavorative. È, quindi, necessaria la solidarietà e il coordinamento d’azione tra le popolazioni del Nord e del Sud. L’approvazione del Trattato è un aspetto prioritario per il Governo di Rodríguez Zapatero (e per le 170 imprese spagnole), ma significherebbe dare carta bianca a un governo genocida come quello colombiano; tutto ciò, inoltre, porterebbe all’approvazione di altri trattati che non erano stati firmati a causa della situazione dei diritti umani. Uno di questi trattati è tra Stati Uniti, Canada e Colombia.

* Movimento delle Vittime dei Crimini di Stato (Colombia). www.movimientodevictimas.org Articolo tratto da NazioArtEan, febbraio 2010.

La piattaforma dei sindacati delle nazioni senza Stato1

La Piattaforma dei Sindacati delle Nazioni senza Stato2 è nata nel 2004 in Euskal Herria (Paesi Baschi). Attualmente ne fanno parte circa dodici popolazioni appartenenti allo Stato spagnolo, francese e italiano3, che lottano per la loro liberazione sociale e nazionale. La Piattaforma sta vivendo un processo di espansione ed è in attesa che altri sindacati delle nazioni senza Stato confermino la loro adesione. Con la creazione della Piattaforma si compiva un obiettivo che i sindacati delle nazioni senza Stato perseguivano da molto tempo: la nascita di un coordinamento stabile tra i sindacati che devono far fronte a una duplice realtà di oppressione, l’oppressione nazionale e di classe. La Piattaforma è un contesto di coordinamento e di incontro aperto e plurale, complementare alle relazioni bilaterali o alle attribuzioni internazionali sindacali di ciascuna organizzazione. Non si tratta si sostituire qualcosa, ma di formare una organizzazione efficace e complementare ad altre, con il fine di ottenere la presenza della problematica delle nazioni senza Stato nello scenario sindacale internazionale.

Obiettivi della piattaforma • Consolidare un coordinamento stabile tra i sindacati di tutte le popolazioni che lottano per la propria sovranità. • Rimarcare il carattere democratico e progressista delle rivendicazioni, come ad esempio, la sovranità politica, economica e sociale. • Sviluppare dinamiche settoriali di lotta che possano favorire le rivendicazioni di classe dei lavoratori e delle lavoratrici dei suddetti popoli. • Stimolare la diffusione delle varie lotte sindacali, sociali e politiche che si sviluppano tra le popolazioni nelle nazioni restanti. • Convocare e realizzare dinamiche di mobilitazione in base ai problemi comuni, o a carattere solidale con le lotte concrete dei paesi membri della Piattaforma.

Fino ad oggi, sono stati realizzati diversi incontri in Euskal Herria e in Corsica, e recentemente è stata anche creata una pagina web. La Piattaforma ha partecipato in forma congiunta al Forum Sociale Mondiale e sta inoltre portando avanti iniziative di solidarietà con determinate forme di lotta delle popolazioni rappresentate nella Piattaforma: gli scioperi in Martinica, Gaudalupe e nel Sud di Euskal Herria, la reclusione dei compagni di USTKE, ecc.

1 Tratto da Koaderno sindikalak - Abarrekoak, 2010. Pubblicazione del Sindacato basco LAB.

2 Pagina web della Piattaforma: www.psnse.org

3 Sindacati che appartengono alla PSNSE: LAB (Euskal Herria), Intersindical Canaria (Canarie), CSC (Catalogna), STC (Corsica), UGTM (Martnica), UGTG (Guyana francese), USTKE (Nuova Caledonia), SLB (Bretagna), SOE (Occitania), CSS (Sardegna) e SAVT (Valle d’Aosta).

IL CONFLITTO CIPRIOTA1

Cipro si trova tra l’Africa, l’Asia e l’Europa. Lungo la sua storia, è stata oggetto di varie conquiste a causa della sua posizione geografica strategica. L’Impero Ottomano l’ha conquistata nel 1571, per poi diventare una colonia britannica nel 1878. La Gran Bretagna ha applicato la politica del “divide et impera”, con l’obiettivo di salvaguardare i propri interessi geopolitici e geostrategici. Nel 1926 viene fondato il Partito Comunista di Cipro che ha lottato in clandestinità contro lo sfruttamento e a favore della liberazione dal colonialismo inglese, in un fronte ampio di forze anticapitaliste, tra le quali vi erano anche quelle turco-cipriote. L’attuale successore del Partito Comunista di Cipro, l’AKEL (Partito Progressista dei Lavoratori di Cipro) è stato fondato nel 1941 e ha portato avanti la lotta per la libertà e per la sovranità. Sempre in quel periodo (1920-1930), a Cipro ci furono diversi tentativi di stabilire organizzazioni sindacali. Negli anni ’30, si portò a termine una difficile lotta per stabilire e riconoscere la legittimità dei sindacati. Nel novembre del 1941, ebbe luogo una Conferenza Sindacale che si concluse con l’elezione di un Comitato Sindacale Pancipriota. Il Comitato Sindacale Pancipriota ha capeggiato la lotta sindacale dei lavoratori ciprioti fino al 1946, quando venne dichiarato illegale dal governo coloniale inglese, con l’accusa di fare propaganda antibritannica. I suoi leaders sono stati arrestati e condannati ad un anno e un anno e mezzo di prigione. Nel gennaio del 1946 i leader sindacali del PSE rimasti hanno dato vita alla Federazione Pancipriota del lavoro (PEO). La PEO ha continuato a portare avanti il lavoro intrapreso dal PSE, capeggiando il movimento sindacale cipriota e diventando una fonte di ispirazione per le lotte. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la lotta anticolonialista si intensificò. La destra scelse la lotta armata, dividendo la popolazione, mentre l’AKEL promosse la lotta politica, l’azione congiunta e la creazione di un fronte comune antimperialista, formato da greco-ciprioti e da turco-ciprioti. Negli anni ’40 la grande lotta dei lavoratori delle comunità cipriote, con la leadership della PEO, dimostra l’esempio più genuino dell’unità di classe operaia dell’isola, al di là di qualsiasi differenza nazionale. L’imperialismo approfittò della situazione, e con l’aiuto del governo greco e di quello turco, riuscì a imporre a Cipro una soluzione che favoriva i propri interessi. Il 16 agosto del 1960 venne redatta la bozza della Costituzione e Cipro venne proclamata Repubblica Indipendente. La Costituzione sanciva la divisione in due comunità in base all’origine etnica. Il presidente doveva essere greco-cipriota eletto dai cittadini greco-ciprioti, e il vicepresidente invece un turco-cipriota, eletto da turco-ciprioti. In seguito, venne firmato il Trattato di Garanzia tra le due parti: una formata da Cipro e l’altra dalla Grecia, Gran Bretagna e Turchia. Questo trattato concedeva alla Grecia, alla Gran Bretagna e alla Turchia il diritto di agire in maniera congiunta e anche unilaterale per ristabilire la situazione decretata dal Trattato. L’AKEL, che si opponeva all’accordo, non mantenne la sua posizione negativa. L’arcivescovo Makarios venne nominato Presidente della Repubblica di Cipro e Fazil Kutchuk Vicepresidente. L’imperialismo statunitense della NATO si opponeva alla politica non allineata di Makarios e pretendeva di tracciare un piano per sottomettere Cipro al suo controllo e quindi trasformare l’isola in un posto di guardia militare della NATO. Nel dicembre 1963, scoppiò un’ondata di violenze tra le due comunità cipriote formate da greci e da turchi, che provocarono moltissime vittime in entrambe le parti. I conflitti andarono avanti anche nel 1964 e il governo inglese ha approfittato della situazione per presentarsi come “custode della pace”. Gli inglesi tracciarono la cosiddetta linea verde e divisero Nicosia - la capitale di Cipro - in due parti. I conflitti intercomunitari diedero agli inglesi, agli statunitensi e alla NATO la possibilità di intervenire. Proposero moltissimi piani per risolvere il conflitto cipriota ed in tutti era prevista l’abolizione della Repubblica di Cipro e la divisione dell’isola. Il Presidente Makarios, con l’appoggio della cittadinanza e soprattutto grazie al sostegno dell’AKEL, respinse la cospirazione della NATO. Il 15 luglio del 1974, un colpo di Stato organizzato dalla giunta militare greca - il cui obiettivo era l’omicidio del Presidente Makarios - divenne lo strumento catalizzatore che il governo turco aspettava da tanto tempo. Così, il 20 luglio dello stesso anno, la Turchia invase il territorio della comunità turco-cipriota e reclamò il diritto contemplato nel Trattato di Garanzia del 1960, poiché aveva intenzione di proteggere la minoranza turco-cipriota. Violando la Carta delle Nazioni Unite e la legge internazionale, la Turchia invase quel territorio e continua ancora oggi ad occupare più di un terzo della Repubblica di Cipro, uno Stato sovrano, democratico e riconosciuto a livello internazionale. Dopo la tragedia del 1974, si è venuta a creare una situazione senza precedenti. Per cercare di porre fine all’occupazione e per evitare la divisione di Cipro, Makarios accettò la soluzione della federazione. In questi 35 anni, l’ONU ha adottato varie risoluzioni rispetto al conflitto cipriota, però tutti i tentativi sono stati ostacolati, visto che la Turchia fa orecchie da mercante e continua ad occupare parte dell’isola. Nel febbraio del 2008, l’elezione di colui che era stato Segretario Generale dell’AKEL, Dimitris Christofias, ha dato nuove speranze per una rapida soluzione del conflitto. La soluzione avverrebbe con la creazione di una federazione bizonale e bicomunale. Una Repubblica di Cipro con una sola sovranità e personalità internazionale, così come una sola cittadinanza, basata sulle risoluzioni dell’ONU riguardanti Cipro. La soluzione dovrebbe essere compatibile sia con la legislatura internazionale che con le convenzioni dei diritti umani.

La rilevanza della PEO A Cipro, il movimento sindacale della PEO si è confermato come la forza militante attorno alla quale si organizzava la classe lavoratrice nella lotta comune dei greco-ciprioti e dei turco-ciprioti, per riaffermare i propri interessi. Insieme all’AKEL e al resto dei movimenti popolari, ottennero davvero molti benefici per la classe operaia. La grande lotta del 1948 e anche tutte le altre - sia quelle precedenti che quelle successive a questa data - sono state portate a termine grazie all’unione della classe lavoratrice greco-cipriota e turco-cipriota, raggiungendo, in tal modo, la cooperazione di entrambe le comunità. In seguito all’invasione turca del 1974, la PEO lavora e collabora assiduamente con le forze progressiste turco-cipriote e anche con i sindacati, per fare in modo che si sviluppino le dinamiche richieste sia dai lavoratori greco-ciprioti che da quelli turco-ciprioti, così da trovare una soluzione giusta al conflitto.

1 Di Pieris Pieri, Segretario delle Relazioni Internazionali di PEO. Articolo tratto da NazioArtEan, febbraio 2010