CUB: una realtà su cui contare
Intervista a cura di Sabino Venezia (RdB - P.I.)
|
Stampa |
La CUB: 11 anni di attività, di lotte e di risultati, una concreta
alternativa al sindacato concertativo, un primo consistente processo di
ricomposizione del sindacalismo di base e indipendente.
La CUB ha promosso lo sciopero generale e le manifestazioni contro la guerra,
lo sciopero e il boicottaggio del referendum sui licenziamenti, manifesta contro
la globalizzazione, è parte civile nel processo Petrolchimico di Porto
Marghera, promuove le iniziative contro la svendita dei diritti in Telecom,
sostiene le lotte dei lavoratori della scuola, organizza le lotte degli L.S.U.,
lotta contro la precarietà lavorativa e sociale e per la difesa del diritto di
sciopero.
La CUB è presente con sedi in tutte le Regioni e in ottanta province, dove
trovi il CAF di Base, l’ufficio vertenze e legale, il patronato, ecc.
Alla organizzazione CUB aderiscono circa 500.000 tra lavoratori, pensionati e
inquilini oltre 6000 delegati delle RSU/RSA/RLS.
Le organizzazioni della CUB:
ALLCA, A.L.P., CAF di Base, Cobas PT, C.S.S., CUB-Immigrazione,
CUB-informazione, CUB-edili, CUB-S.A.L.L.CA, CUB-SCUOLA, CUB-Pensionati,
CUB-Tessili, CUB-Trasporti, CUB-Sanità, FIAP, FLAICA, FLMUniti, FLTUniti, RdB,
Sanga, SULTA, Unione Inquilini.
Il 9, 10 e 11 Maggio scorsi a Rimini, la seconda Assemblea Nazionale della
Confederazione Unitaria affronta undici anni di attività confederale e progetta
un futuro lungo e articolato.
Undici anni fa da esperienze diverse è nata la nostra confederazione. Non
era affatto scontato che in un panorama sociale come quello italiano si potesse
affermare un’ipotesi di sindacato generale, di base, conflittuale,
indipendente e non concertativo.
La presenza di oltre 400 delegati in rappresentanza di tutti i settori del
mondo del lavoro e di tutto il territorio nazionale, l’articolazione, la
ricchezza e la qualità del dibattito ne sono la dimostrazione materiale.
In questi undici anni la CUB è riuscita non solo a resistere ma anche ad
affermarsi all’interno di un contesto generale estremamente difficile dove l’attacco
alle condizioni dei lavoratori e lo smantellamento dello stato sociale sono
stati i due elementi caratterizzanti.
A questo si è affiancata una politica sindacale di concertazione che ha
prodotto ulteriori danni ed è servita al padronato ed ai governi per scaricare
sulle spalle dei lavoratori i costi dei processi di ristrutturazione
capitalistica.
La costante negazione della democrazia sindacale in tutti i luoghi di lavoro
e i vergognosi accordi stipulati da CGIL, CISL, UIL con Confindustria e Governo
fatti per escludere il sindacalismo di base dalla titolarità dei diritti
sindacali, non hanno raggiunto il loro scopo e non hanno permesso ai nostri
avversari di emarginare il dissenso alle loro politiche.
All’indomani dell’assise nazionale, vogliamo trarre alcuni spunti di
riflessione in una tavola rotonda con alcuni Dirigenti RdB:
Undici anni dopo l’atto ufficiale di nascita, la Cub abbandona il ruolo di
“contenitore di organizzazioni” e si candida ad essere “il sindacato
conflittuale, antagonista e indipendente in Italia”, unica ipotesi plausibile
se consideriamo che lo scenario sindacale degli ultimi 25 anni è costellato di
continui fallimenti in materia di confederalità di base.
Capacità di adeguarsi alle esigenze dei lavoratori? Lucida pratica di
terreni antagonisti? indipendenza? dove la CUB è vincente, strategicamente?
Risponde P. Paolo Leonardi del Coordinamento Nazionale RdB /CUB
L’Assemblea nazionale di Rimini segna certamente un passaggio interno di
rilievo che è quello cui tu accennavi. Ovviamente, trattandosi di un passaggio,
necessita di un percorso perché sia compiutamente realizzato e quindi anche di
tempi che noi tutti ci auguriamo siano più brevi possibile. Siamo partiti da
esperienze diverse, alcune preesistenti alla fondazione della CUB, altre
costruite successivamente ed abbiamo impiegato questi anni a far maturare
omogeneità di pensiero e di comportamenti, ma che il fine, già all’inizio
del percorso CUB, fosse quello della costruzione di un compiuto soggetto
confederale era chiaro a tutte le organizzazioni.
Oggi, di fronte all’esaurirsi della stagione della concertazione - che
piega verso ancora peggiori lidi come il dialogo sociale - e alla ripresa del
protagonismo diretto del mondo del lavoro, la CUB si candida a rappresentare un
punto di riferimento sindacale certo ed organizzato per quanti ritengano, come
noi, indispensabile rilanciare l’indipendenza del movimento dei lavoratori e
rafforzare il conflitto.
Vorremmo anche candidarci ad essere un punto di sintesi più avanzato per
tutte quelle esperienze che in questi anni si sono affacciate nel panorama del
sindacalismo conflittuale e di base. Ovviamente non ci interessano sintesi “di
vertice” ma la costruzione di momenti di confronto e di iniziativa capaci di
far crescere intorno all’ipotesi del sindacato conflittuale i consensi nel
mondo del lavoro. La riuscita delle iniziative unitarie che abbiamo assunto nei
mesi scorsi, come “sindacalismo di base e autorganizzato” hanno dimostrato
che l’unità è oggettivamente un valore aggiunto che i lavoratori
percepiscono e apprezzano. Ovviamente dobbiamo tenere conto che alcune
sperimentazioni di confederalità di base sono state tentate nei mesi e negli
anni passati e che non hanno avuto l’esito che i promotori speravano. Ma il
nostro percorso si caratterizza in modo assolutamente diverso perché parte
specificatamente dal terreno sindacale e non tenta unificazioni di soggettività
politiche come avvenuto per altri percorsi; così come non tenta scorciatoie “categoriali”
sperando di riuscire nel miracolo di far decollare il conflitto in un solo
comparto, pure strategico come i trasporti, per poi estenderlo al resto del
mondo del lavoro.
Come accennavo prima siamo all’inizio di un processo, ma ritengo che se
sapremo coniugare indipendenza dal quadro politico con il conflitto, la CUB non
tarderà ad allargare il proprio consenso che, comunque, è già oggi molto
robusto.
Quando si parla di sindacalismo di base in Italia si pensa alle realtà,
spesso autorganizzate e antagoniste a CGIL CISL UIL, che hanno dato vita a
importanti stagioni conflittuali nelle industrie e nelle aziende, dimenticando
che molto del ruolo antagonista si sviluppa proprio dove i lavoratori sono
considerati “più garantiti”, cioè nel Pubblico Impiego; in questo scenario
la CUB si attesta come Confederazione Maggiormente Rappresentativa, nonostante
la non firma degli accordi del luglio ‘93 (la concertazione) e due stagioni di
rinnovi RSU, nonostante, praticamente, una legge sulla rappresentatività nel
Pubblico Impiego costruita per escludere il sindacalismo di base, con quali
prospettive?
Risponde Domenico Provenzano della Direzione Nazionale RdB P.I.
È già dagli anni sessanta che nei luoghi di lavoro, soprattutto nelle
fabbriche, si è espressa una tendenza al conflitto attraverso forme di
organizzazione esterne e a volte antagoniste a Cgil, Cisl e Uil.
Un fenomeno che si è irrobustito e diffuso particolarmente ed in parallelo
negli anni della rivolta studentesca. In diversa misura e con caratteristiche
diverse tra loro, vale per la stagione dei Consigli e per i CUB (!), i comitati
unitari di base.
Quell’esperienza non è stata capace, purtroppo, di darsi livelli di
organizzazione nazionale stabili ed anche in ragione degli sviluppi politici di
quegli anni non è riuscita a radicarsi nel tempo.
Nel tempo, però, è sopravvisuta quella tendenza all’autonomia di classe
che, a volte anche solo in versione politicista, ha contagiato tutto il mondo
del lavoro ed è anche per questo che l’idea del sindacalismo di base contiene
quell’equivoco.
Ed è proprio negli anni della crisi, se non proprio della sconfitta, di
quelle esperienze che nasce il sindacalismo di base nel Pubblico Impiego.
Circa 25 anni or sono nascono le prime strutture delle Rappresentanze di
Base.
Nascono contro la concertazione non ancora proclamata ma diffusamente
praticata da tempo nela pubblica amministrazione.
La politica di Cgil, Cisl e Uil mortifica la democrazia e con essa una
dinamica conflittuale.
Una gabbia che le RdB hanno la capacità di rompere espandendosi in proprio
con il passare del tempo e mettendo in evidenza uno spazio oggettivo che è
stato occupato da esperienze analoghe.
In rapporto ai processi di smantellamento della P.A. e di aggressione ai
diritti e alle tutele dei lavoratori s’irrobustisce la capacità di conflitto
e si qualifica la presenza di questo soggetto nuovo.
Tutto ciò ha consentito di sconfiggere tutti i tentativi di annientamento
della nostra esistenza e ci permette oggi di vantare la maggiore
rappresentatività in 6 comparti del P.I.
Quali prospettive?
Dare continuità e più spessore alla capacità di rappresentazione e di
iniziativa politica che abbiamo espresso, in particolare, in questi ultimi due
anni.
Rilanciare sul terreno della democrazia nei luoghi di lavoro, del salario e
della distribuzione della ricchezza, della qualità dello sviluppo economico,
della difesa della dimensione pubblica dell’amministrazione dello Stato e con
essa il rilancio dello stato sociale, dei diritti.
L’esito dell’Assemblea Nazionale della CUB che si è tenuta a Rimini nei
giorni scorsi ci incoraggia a coltivare le più ardite ambizioni.
Il rafforzamento di uno spirito unitario e l’accelerato, convergente
procedere verso una sostanziale omogeneità politica sono il terreno sul quale
è possibile programmare un salto decisivo verso la costruzione di un sindacato
di classe capace di essere alternativo e credibile agli occhi dei lavoratori
italiani.
Il soggetto CUB è l’ambito nel quale mettere a confronto le diverse
provenienze ed esperienze, questo il contesto più immediato nel quale vogliamo
giocare un ruolo e spendere con generosità la nostra.
Con gli altri che, come voi, ambiscono a costruire il sindacato conflittuale
in Italia, si può ritrovare unità di azione su questioni concrete?
Ai sindacati di base proponete ad esempio l’unità di azione sul diritto di
sciopero, un ambito difficile che tenta di coniugare le necessità di lotta dei
lavoratori con i diritti dell’utenza (e di chi la rappresenta), una battaglia
che hanno tentato in molti e che rischia di essere impopolare ma che si colloca
in uno scenario imprescindibile per la CUB, quello dei diritti, con quali
aspettative?
Risponde Paola Palmieri della Direzione Nazionale RdB P.I.
Ovviamente la risposta è sì. Credo che proprio su questioni concrete non
solo è possibile ma diventa determinante trovare unità d’azione con il resto
del sindacalismo di base, penso alla battaglia contro lo smantellamento del
sistema pensionistico pubblico, contro il regalo del TFR ai fondi privati che
saranno gestiti, come sappiamo, da banche e assicurazioni nelle quali gli
interessi di CGIL CISL UIL non sono certo estranei.
La battaglia per i diritti si prefigura, quindi, come il terreno privilegiato
sul quale dare battaglia per il sindacalismo di base ed in particolare per la
CUB.
Il diritto di sciopero ci ha visto protagonisti, ormai da anni, di uno
scontro durissimo con i Governi, non solo l’attuale, ma anche e soprattutto
quelli di centro - sinistra, che hanno costruito una Legge con il chiaro
obiettivo di limitare pesantemente il diritto di sciopero nel nostro Paese e la
prova provata è quanto sta accadendo nel settore dei trasporti dove scioperare
è diventato ormai quasi impossibile.
Noi crediamo che questa sia una battaglia determinante per la condizione dei
lavoratori, non possiamo dimenticare che le gravissime limitazioni del diritto
di sciopero sono la reazione rabbiosa ma anche debole di Governi che hanno
tentato di fermare non solo le lotte nel nostro paese ma anche la perdita
continua di credibilità di CGIL CISL UIL, a questo proposito è opportuno
ricordare le responsabilità di queste organizzazioni nel sostenere la
necessità di porre limitazioni al diritto di sciopero tirando in ballo, in
maniera assolutamente strumentale, il rispetto degli utenti.
In questa battaglia è necessario essere determinati e quanto è accaduto per
lo sciopero del sindacalismo di base il giorno dell’aggressione
anglo-americana all’Iraq ne è stata una prima, importante dimostrazione.
I processi di globalizzazione neo-liberista impongono una attenta valutazione
dei risvolti nefasti che si stanno ormai consolidando nel mondo del lavoro, dai
processi di privatizzazione alla cancellazione dei diritti, come si colloca la
CUB nello scenario internazionale e quali rapporti ha con il movimento?
Risponde Emidia Papi del Coord. Naz. RdB/CUB
La determinazione dell’Unione Europea come polo geo - economico produce una
accelerazione dei processi di privatizzazione, in questo ambito assume valore
strategico l’attacco alle Pubbliche Utilità (energia elettrica, acqua,
servizi sociali, ecc.). Nel nostro Paese la privatizzazione dell’energia
elettrica passa attraverso la quotazione in borsa dell’ENEL e la cessione del
30% della produzione con la vendita delle centrali elettriche, cessione che
spesso è a favore di cordate a capitale straniero; un percorso simile riguarda
i trasporti attraverso la societarizzazione delle ferrovie, dell’Alitalia,
delle Agenzie Regionali di Trasporto, tutte frammentate in aziende più piccole
(più facilmente collocabili sul mercato) con una diminuzione di personale ed un
conseguente indebolimento della capacità rivendicativa, non solo in termini
economici ma anche di sicurezza, e con una maggiore precarizzazione del rapporto
di lavoro (clamoroso il caso delle assunzioni interinali e dei precari
Alitalia).
Contemporaneamente i diritti sociali vengono attaccati anche su altri fronti:
il rafforzamento dell’EURO crea difficoltà alle esportazioni di Eurolandia e
spinge le controparti padronali a chiedere sempre più prepotentemente la
diminuzione del costo del lavoro e la riforma del sistema pensionistico.
Il taglio delle prestazioni, l’allungamento dell’età lavorativa e il
lancio dei fondi pensionistici privati, rappresentano i presupposti
indispensabili, secondo il nostro Governo, per affrontare durante il semestre di
presidenza Italiano dell’U.E., come assicurato dal Presidente del Consiglio,
adeguate direttive per la riforma del sistema pensionistico nei paesi della
Comunità Economica Europea.
Su questi temi si sono svolti incontri internazionali di esponenti del
sindacalismo di base Europeo ai quali hanno preso parte anche quei delegati
sindacali di alcuni paesi che, non esistendo lì Organizzazioni di Base sul
modello italiano, sono collocati come minoranza in organizzazioni concertative
(che fanno riferimento ad esempio alla CES la quale in occasione dell’aggressione
all’Iraq ha proclamato solo 15 muniti di sciopero).
Va tuttavia considerato che l’unità del sindacalismo di base europeo,
unitamente ai settori antagonisti che operano nei sindacati europei
tradizionali, è un obiettivo ancora ben lontano dal potersi realizzare
concretamente. Pensiamo che ora si tratta di fare un percorso caratterizzato da
realtà variegate che necessitano di un confronto libero da pregiudiziali
ideologiche e di principio, realtà che hanno comunque espresso capacità di
coesione su specifiche campagne e iniziative da contrapporre alle politiche
comunitarie (come lo sciopero europeo dei lavoratori dei trasporti del Marzo
scorso).
La CUB si inserisce quindi con determinazione in questo contesto europeo (in
contrapposizione alle politiche concertative della CES) come con altrettanto
spirito costruttivo partecipa alla vita del movimento dei movimenti, forte dell’indipendenza
che la caratterizza e l’ha fatta crescere negli ultimi anni, certa di
rappresentare, da Porto Alegre in poi, una fonte di ricchezza per il dibattito
troppo spesso viziato (come sulle vicende della guerra permanente e di lunga
durata) da alcune forze che rischiano di legittimare politiche moderate e
concertative.
L’indipendenza della CUB dai Partiti politici assume un valore di
riferimento importante che sembra essere stato ciclicamente sottovalutato da
altre organizzazioni di base; questo di fatto non ha inibito la collaborazione
con alcuni partiti della sinistra istituzionale, penso alle iniziative sul
reddito sociale minimo e al referendum per l’estensione dell’art. 18, una
CUB soggetto sindacale e non politico dotato di autonomia propria?
Risponde Giuliano Greggi della Direzione Nazionale RdB P.I.
La Confederazione Unitaria di Base nasce su due presupposti che la
caratterizzano fin dai primi, faticosi momenti:
* L’identità, conflittuale e antagonista;
* L’indipendenza, dai partiti politici, dal padronato, dai governi; se il
primo elemento si rappresenta da subito di facile comprensione per i lavoratori,
l’indipendenza stenta spesso ad essere compresa come elemento di ricchezza, in
special modo quando la necessità di “unione” appare determinante per la
risoluzione dei problemi (cronici) del mondo del lavoro. Riaffermare l’indipendenza
della CUB oggi vuol dire espletare il ruolo di difesa dei diritti dei lavoratori
perseguendo interessi che non possono essere subordinati all’azione di partiti
e governi costretti a calibrare le loro strategie su parametri differenti.
Questo non vuol dire che la CUB non ha rapporti con organismi politici, specie
quando questo serve a rafforzare l’incisività delle vertenze e delle
battaglie, anzi in termini strategici questa collaborazione è da ricercare se e
quando finalizzata al raggiungimento di precisi obiettivi politici; la vicenda
del reddito sociale minimo o quella del referendum per l’estensione dell’art.18
a tutte e tutti sono esempi tangibili di come strategie comuni hanno finito per
convergere in un unico importante obiettivo, senza però intreccio di ruoli e
funzioni, d’altro canto anche la nostra presenza nel movimento
anti-globalizzazione ha queste caratteristiche: un contributo che parte dalla
difesa degli interessi dei lavoratori, indica strategie e contribuisce ad
arricchire il dibattito.
Un congresso, quello della CUB, fatto di bilanci positivi e di prospettive
Quali sono le prossime scadenze dal punto di vista organizzativo e sindacale?
Risponde P. Paolo Leonardi del Coord. Naz. RdB/CUB
Ovviamente un percorso come quello che abbiamo indicato a Rimini va costruito
nei luoghi di lavoro più che con il dibattito interno, che pure sarà
necessario per affinare strumenti e modello organizzativo, visto che uno degli
obbiettivi immediati che ci si è dati è quello della costruzione in quattro
regioni delle CUB regionali quale struttura unitaria sul territorio. È quindi
dal corpo della classe, attraverso il rafforzamento e lo sviluppo delle
iniziative di lotta che vogliamo trarre le risorse per costruire la CUB. Nei
prossimi mesi, forse già prima dell’estate saremo chiamati ad esprimere con
forza il nostro antagonismo ai progetti di definitivo smantellamento del sistema
pensionistico pubblico o a dare voce alla richiesta di contratti di categoria
che segnino una forte inversione di tendenza sul piano del salario e dei
diritti. Ovviamente non ci tireremo indietro, forti della straordinaria riuscita
delle mobilitazioni dei mesi scorsi sul terreno dei diritti, della precarietà,
del reddito.