Come si evince chiaramente dalla tabella 5 altri fattori che
possono essere chiamati in causa per spiegare il ritardo italiano sono i bassi
livelli di spesa per IT, sia in percentuale del PIL che rispetto ai singoli
occupati. Ciò porta fatalmente il nostro Paese a registrare:
• una ridotta informatizzazione della Pubblica Amministrazione
rispetto ai partners europei
• una scarsa natalità e vitalità di imprese in settori di attività
basati sulle tecnologie
• una ridotta propensione agli investimenti in innovazione
Le forze della liberalizzazione e della globalizzazione stanno
determinando sulla scena mondiale fenomeni di portata storica, che minacciano
la sopravvivenza delle strutture economiche e sociali più fragili e meno pronte
ad adattarsi al nuovo contesto. La soluzione sembra quella di stimolare l’investimento
in innovazione, dove questo investimento sembra uno dei fattori fondamentali
per far diminuire la disoccupazione.
Tra le innovazioni più eclatanti degli ultimi tempi c’è senza
dubbio quella che ha reso possibile il Commercio Elettronico: anche in
questo caso il motore principale del fenomeno è stato l’evolversi di Internet
che ha accelerato la trasformazione già in atto nel processo generale di raccordo
produzione-distribuzione-consumo.
Ma la filosofia a cui fa riferimento il concetto di Commercio
elettronico è ancora una volta quella della globalizzazione dei mercati, mediante
l’impiego di sistemi elettronici la cui origine deriva dagli studi sviluppati
negli anni ’80 presso le organizzazioni di ricerca del Ministero della difesa
statunitense [1].
Come può notarsi dalle tabelle 6 e 7, il fenomeno dell’e-commerce
(in termini di introiti monetari) sembra aver registrato tassi di incremento
via via crescenti, nel corso del tempo, e le previsioni per il futuro sembrano
confermare questo trend crescente.


Occorre però fare attenzione a quelli che Roberto Azzano chiama
i falsi miti [2]
e cioè ai luoghi comuni legati allo sviluppo dell’economia di Internet. Si afferma
spesso che “on line è piccolo” intendendo con ciò che le nuove tecnologie favorirebbero
le realtà minori a svantaggio delle maggiori. Questa tesi è però discutibile
se significa che la fase di introduzione e decollo dei nuovi servizi, tra cui
il commercio elettronico, sarà dovuto al ruolo delle piccole imprese. Infatti,
come spiega Azzano, costruire portafogli di offerta accettabili o acquisire
tecnologie per garantire l’erogazione dei nuovi servizi, implica un insieme
di investimenti al di fuori della portata di aziende di piccole dimensioni.
Quindi se la soglia di accesso ai nuovi mercati si abbassa, la possibilità di
incidere a livello di mercato richiede l’entrata in campo delle grandi società
di servizi. Ciò non fa altro che favorire le imprese di grosse dimensioni a
danno delle minori, sfatando così la convinzione che un’economia del genere
favorirebbe la proliferazione delle piccole realtà imprenditoriali.
[1] Marturano Nicola, “Dall’EDI al commercio elettronico”, in: CNEL,
La tecnologia dell’informazione e della comunicazione in Italia. Rapporto 1998
(Forum per la Tecnologia dell’informazione), Milano, 1998.
[2] Azzano, Roberto, “Attenzione ai falsi miti”, L’IMPRESA, n. 6/1998.