Così mentre la rivoluzione industriale è stata determinata
dal progresso tecnico dei sistemi di produzione e trasporto, la rivoluzione
dell’informazione è alimentata dalle innovazioni che consentono di elaborare,
conservare e distribuire le informazioni in modo sempre più rapido e sempre
meno costoso. Mentre l’impresa espressa dalla rivoluzione industriale era fondata
sulla produzione di massa e sullo sviluppo delle strutture di trasporto e logistiche,
quella che sta emergendo dalla rivoluzione in atto fonda la propria ragion d’essere
sulla capacità di coordinare tra di loro, attraverso le tecnologie dell’informazione
i vari fattori produttivi interni ed esterni in funzione del mercato [1].
“Oggi il capitale informazione interviene pesantemente in tutto
il modello produttivo postfordista poiché interessa non solo sistemi produttivi
di beni, ma anche attività che comportano l’uso prevalente di tecnologia a base
informatica-telematica utilizzando e producendo a loro volta nuova informazione.
La risorsa immateriale informazione-comunicazione nella società
dell’attuale tardo capitalismo post fordista risulta economicamente indispensabile;
è il fondamento dello scambio, la soddisfazione dei nuovi bisogni umani, coincide
con l’identità stessa delle persone, condiziona e determina identità, ruolo
sociale” [2].
L’evoluzione delle informazioni ha prodotto un importante mutamento
nella moderna funzione imprenditoriale [3]: le risorse informative sono determinanti nel contesto
imprenditoriale poiché ogni unità decisionale, o decisore aziendale, ha bisogno
di cercare, acquisire ed elaborare informazioni per realizzare una gestione
economica equilibrata. L’azienda che si inserisce in mercati sempre più complessi
deve elaborare e trasmettere flussi informativi qualitativamente sempre più
elevati in parallelo al crescere della complessità ambientale in cui viene ad
operare. La capacità aziendale non è quindi solo quella di reperire informazioni,
ma soprattutto di utilizzarle in maniera competitiva rispetto alla concorrenza.
Ciò che le nuove tecnologie rendono possibile è, non solo la
costituzione di nuovi settori industriali, ma soprattutto la modificazione della
struttura e dell’attività dei settori esistenti.
Ed è proprio il mercato, inteso come manifestazione della domanda
della collettività dei consumatori, ad essere il vero protagonista degli scenari
che si stanno configurando.
È possibile parlare di un mercato che si fonda sulla concezione
di informazione come risorsa economica e come parte del patrimonio di una organizzazione
perché la società dell’informazione è una realtà caratterizzata dalla progressiva
applicazione ai vari campi della vita economica e sociale delle tecnologie dell’elaborazione
e della trasmissione a distanza della “risorsa informazione”. Il termine risorsa
indica, nell’accezione ad uso aziendale, una entità (tangibile o intangibile)
usata dall’azienda per il raggiungimento dei propri obiettivi. Le risorse intangibili,
pur non riflettendo una misura tangibile della gestione economica aziendale,
sono tuttavia determinanti per l’evoluzione di lungo periodo del sistema-azienda:
risorse umane e cultura aziendale, espresse da qualifiche professionali, conoscenza,
formazione, idee, creatività, in una parola sola da “informazione”, costituiscono
la risorsa chiave del capitale intangibile [4].
Il concetto di “risorsa informativa” è secondo Lynch [5] un complesso di basi
di dati e di applicazioni informatiche che rendono accessibili tali basi di
dati ad una vasta comunità di utenti.
Abbiamo così diverse definizioni di informazioni:
Informazione in linea: informazione elettronica
commerciale, distribuita a pagamento dall’industria dell’informazione in linea;
Informazione in rete: informazione elettronica
originata e distribuita gratuitamente su Internet;
Informazione elettronica: comprende oltre che
1) e 2) anche l’informazione su supporto ottico;
Risorsa informatica di rete: oggetto o servizio
interattivo disponibile nella rete in senso lato che potrà esprimersi come:
files (testi, immagini, archivi numerici strutturati,
audio o video digitali, programmi per computer)
servizi interattivi (es. servizi di conferenza elettronica)
aggregazioni di informazioni (basi di dati, archivi
elettronici accessibili via Ftp, archivi di messaggi di conferenze elettroniche).
L’informazione è quindi ormai una risorsa importante al pari
di capitale e lavoro, tanto che il “fattore produttivo immateriale informazione”
è determinante per i processi di incremento valoriale d’impresa e dell’intero
sistema capitalistico [6] che
caratterizzano gli attuali scenari economici.
“È il capitale informazione e quindi di conseguenza i modelli
comunicazionali ad esso associati, che va a costituire la risorsa chiave del
capitale intangibile e in questo senso lo si può definire capitale dell’astrazione.
Si può anzi sostenere che tutte le risorse che direttamente o indirettamente
derivano dall’informazione sono capitale dell’astrazione cioè insieme di risorse
invisibili che si rivelano sempre più in grado di far acquisire vantaggi competitivi
e a valenza strategica. (...). Il capitale informazione è strategico per imporre
le dinamiche darwiniste del capitalismo selvaggio per la determinazione dei
superprofitti, di incrementi valoriali d’impresa, per l’esplosione delle forme
di accumulazione flessibile” [7].
A questo proposito è interessante notare come la diffusione
pervasiva delle informazioni sia paradossalmente accompagnata da una profonda
ignoranza sulla maggior parte dei fenomeni da parte della collettività: sembra
strano ma più le notizie sono diffuse più sono in pochi a conoscerle e utilizzarle.
Questo perché uno dei problemi sottostanti la new economy è la divaricazione
tra potenzialità ed utilizzazione, tra fruitori e non fruitori della modernità.
In altre parole quello che può facilmente verificarsi sono delle false aspettative
o visioni ideali. La potenzialità tecnologica, l’innovazione, spesso non trovano
applicazione e questo in parte a causa della velocità con cui le innovazioni
stesse si susseguono, in parte per l’incapacità dell’individuo di star dietro
a tali cambiamenti e quindi di farli culturalmente propri. D’altra parte nel
settore dell’informatica il proliferare di un’amplissima e diversificata tipologia
di apparati e la conseguente offerta di numerose soluzioni ai vari problemi
rendono più ardui gli orientamenti e le previsioni in un contesto molto frammentato
per ciò che riguarda gli standard: standard che vengono spesso imposti dalle
maggiori società che dominano il mercato [8].
“In quella che viene definita new economy la comunicazione
è una comunicazione per la comunicazione, che riproduce se stessa e non comunica
null’altro che cultura del profitto e tende saldamente a diventare comunicazione
nomade deviante, totale, globale; anch’essa merce, una merce strategica che
trasmette la cultura dell’impero del capitale in un mercato ormai mondializzato,
in cui la crisi di produzione è del tutto soppiantata ma allo stesso tempo sostituita
da quella della distribuzione sociale dei beni, del reddito e della ricchezza
complessivamente e socialmente realizzata” [9].
3. La net economy e l’e-commerce
Quanto sia centrale il posto occupato dall’informazione nel
contesto dei nuovi scenari economici è dimostrato dalla crescita del fenomeno
Internet e dell’economia ad esso legata. L’economia di Internet rappresenta
lo studio del mercato dei servizi legati a Internet [10]. In questo mercato la
nuova rete costituirebbe il volano dell’economia e della società dell’informazione
avendo come effetto principale la possibilità di comprimere il tempo più che
lo spazio [11].
Infatti nessun altro prodotto o servizio di successo ha conosciuto un’evoluzione
rapida come è successo per Internet. I cambiamenti che la rete implica sono
stati e si prefigurano talmente veloci che chi non riesce ad anticipare i tempi
rischia di essere tagliato fuori dal mercato e dagli eventuali vantaggi del
suo evolvere.
In tale contesto i nuovi servizi e attività resi possibili
dalle diverse tendenze tecnologiche e di mercato possono influire su tutte le
fasi della nostra esistenza: dalla vita familiare a quella lavorativa, dalla
maniera di condurre gli affari alla maniera di vivere. Oggi, in molti casi è
possibile usare il computer per collegarsi alla propria banca, prenotare i biglietti
teatrali, acquistare lo stesso computer: affinchè ciò sia possibile gli utilizzatori
devono sentirsi a proprio agio, utilizzare le nuove tecnologie con facilità
e sicurezza, e il quadro normativo ha un compito importante da svolgere per
far sì che gli utenti abbiano fiducia nella nuova realtà.
Uno scenario del genere mette profondamente in crisi la teoria
economica classica, in particolare il principio che essa esprime di scarsità.
In senso tradizionale, infatti, non si può parlare di scarsità delle conoscenze
in quanto più si usano e si trasmettono più esse proliferano. A differenza dei
beni tradizionali le conoscenze e le informazioni, rese disponibili attraverso
la Rete, sono caratterizzate dalla loro possibilità di “espandersi all’infinito”,
nel senso che il loro utilizzo da parte di un maggior numero di persone non
ne provoca l’esaurimento: a essere scarsa nella nuova economia è la capacità
di capire e usare le conoscenze. È su questa scarsità quindi che occorre focalizzare
l’attenzione, cercando di capirne le cause e se nel caso rimuoverle.
In Italia, per quanto riguarda Internet, esiste un gap notevole
con i Paesi più avanzati. Alcune ragioni di questo gap sono da ritrovare in:
• dislivelli di reddito pro capite
• diversa penetrazione dei P.C. in uffici e case
• differenziali nei livelli di istruzione e alfabetizzazione
informatica
• differenze nei consumi culturali (libri, giornali, etc.)
Può essere interessante osservare le seguenti tabelle:





L’Italia mostra i livelli di crescita più bassi del P.I.L.
e di spesa in R&D: il livello di reddito pro capite è basso se confrontato
con quello degli altri paesi e va d’accordo con un relativo modesto mercato
dell’informatica, anche se in crescita rispetto agli anni precedenti.
[1] Scott
Walter Giorgio, “Il commercio elettronico: un nuovo scenario competitivo”, in:
http://www. ilsole24ore.it/informatica
[2] Martufi Rita, Vasapollo Luciano, “Comunicazione deviante. L’impero
del capitale sulla comunicazione”, MediaPrint Edizioni, 2000.
[3] Martufi Rita, Vasapollo Luciano, “Profit
State, redistribuzione dell’accumulazione e reddito sociale minimo”, Napoli,
La Città del Sole, 1999.
[4] Vasapollo Luciano, “Nuove frontiere
del capitale intangibile come risorsa strategica per il management aziendale
del 2000”, International Review of Sociology, n.1/1994.
[5] Lynch
C., Preston C.M., “Internet Access to Information Resources”, Annual Review
of Information Science and technology, vol. 25, 1990.
[6] Martufi Rita, Vasapollo Luciano, “Comunicazione deviante.
L’impero del capitale sulla comunicazione”, MediaPrint Edizioni, 2000.
[7] Martufi Rita, Vasapollo Luciano, op.cit.
[8] “Oltre il 2000. VII Rapporto sulla
tecnologia dell’informazione e della comunicazione in Italia”, in: http:// www.forumti.it
[9] Martufi Rita, Vasapollo Luciano,
“Comunicazione deviante. L’impero del capitale sulla comunicazione”, MediaPrint
Edizioni, 2000.
[10] McKnight Lee W., Bailey
Joseph P., Internet Economics, Cambridge, MIT, 1997.
[11] Grazzini Enrico, “Piccole imprese crescono on line”, L’IMPRESA, n.9/1997.