Breve cronaca politica e sindacale dai paesi baschi

IGOR URRUTIKOETXEA

La lotta per la liberazione nazionale dei Paesi Baschi prosegue instancabile. Sul piano politico, la popolazione basca, e più concretamente la sinistra indipendentista basca, stanno facendo fronte a una situazione di repressione senza limiti e che non può neanche essere paragonata con i tempi più bui del franquismo. Con la complicità dell’Unione Europea, i cui Stati Membri rimangono in silenzio e si girano dall’altra parte e il cui Tribunale di Ingiustizia avalla le politiche repressive spagnole, in Euskal Herria (nome dei Paesi Baschi in euskara, la nostra lingua) stiamo scontando la negazione delle libertà e dei diritti civili e politici, senza precedenti e senza comparazione con altri contesti europei: dal 2002, nei vari dipartimenti dei Paesi Baschi, sono stati dichiarati illegali una decina di partiti politici, coalizioni e centinaia di piattaforme locali; durante gli ultimi dieci anni abbiamo assistito alla chiusura forzata di due giornali, una radio e una rivista; le autorità spagnole hanno reso illegali anche alcune organizzazioni giovanili di sinistra e di difesa dei diritti dei detenuti/e politici baschi. Inoltre sono state proibite moltissime manifestazioni pacifiche, tra cui anche - ed è proprio il colmo - partite di calcio o cene popolari! Alcuni degli ultimi sanguinari esempi di questa situazione d’eccezione alla quale siamo sottomessi noi lavoratori e lavoratrici baschi - che portiamo avanti una pratica politica e sindacale di sinistra ed indipendentista - sono rappresentati dalle gravi irregolarità avvenute durante lo scrutinio dei voti delle ultime elezioni europee del giugno del 2009, dalla detenzione e dall’incarceramento, nell’ottobre dello stesso anno, di Rafa Díez (Segretario Generale della nostra centrale sindacale, LAB, fino al Congresso celebratosi nel 2008) e di altri 4 leaders politici della sinistra indipendentista basca, che avevano la sola “colpa” di essersi riuniti per cercare nuovi percorsi che portino la nostra popolazione a superare il conflitto politico che stiamo vivendo; circa 40 giovani baschi, invece, sono stati arrestati con l’accusa di essere impegnati politicamente e socialmente; è stato arrestato anche l’avvocato basco Joseba Agudo, famoso per il suo lavoro in diversi paesi latinoamericani, come l’Argentina e il Venezuela, a proposito della difesa dei diritti degli esiliati baschi. Inoltre, nel dicembre del 2009, è iniziato il processo contro i giornalisti ed i responsabili del giornale basco “Egunkaria” e continua senza nessun epilogo la scomparsa, in Francia, del militante basco Ion Anza. Tutto ciò fa pensare ad una guerra sporca, una guerra sporca che è un triste ricordo per Euskal Herria (GAL). Questa guerra ha visto l’implicazione diretta di elementi della polizia e della para-polizia spagnola. Nonostante quanto detto, non tutto quello che succede è negativo. In quest’angolo di Europa infatti stiamo creando un muro di contenimento di fronte alla brutale repressione, grazie all’impegno, sempre maggiore, della società e dei partiti politici baschi. Chiari esempi sono le manifestazioni convocate contro la detenzione di Rafa Díez e degli altri compagni per la maggioranza sindacalisti, la convocazione alla manifestazione contro il processo a “Egunkaria” che ha visto la partecipazione di un vasto spettro politico e sociale e la chiamata da parte di vari partiti politici alla manifestazione che, il 12 gennaio 2010 a Bilbao, ha riunito 40000 persone in difesa dei Diritti dei vari detenuti rivoluzionari baschi. Inoltre, tutto ci indica che ci troviamo alle soglie di un processo di aggregazione delle forze dei partiti politici, dei sindacati e degli agenti sociali sovrani che lottano affinché venga riconosciuto alla popolazione basca il diritto a decidere del proprio futuro, in modo democratico e pacifico, senza ingerenze esterne e in assenza di qualsiasi tipo di violenza e senza più limiti, in base a quanto espresso dalla maggioranza della società basca. Le forze che lottano per la sovranità e la sinistra indipendentista resa illegale (che, nonostante tutta questa situazione di illegittimità, rimane la principale forza politica della sinistra basca) hanno affermato più volte che non smetteranno di lavorare per un nuovo processo di negoziazione e che rispetteranno la volontà liberamente espressa dalla maggioranza della società basca. Sono i partiti filo-spagnoli, PSOE e PP, quelli che occupano il Governo della Comunità Autonoma Basca in modo illegittimo, dopo l’esclusione del 15% dell’elettorato basco durante le ultime elezioni. Il PSOE e il PP non rispettano la parola e la decisione della maggioranza della società basca. Cosa temono? Temono, forse, la volontà liberamente espressa del popolo basco? Nonostante ciò, il cammino è definito in modo chiaro e, prima o poi, la soluzione del conflitto politico tra Euskal Herria e Spagna e Francia dovrà fondarsi su decisioni democratiche come quella precedentemente citata. Le premesse sono due: rispetto per la maggioranza della società basca e riconoscimento del principio di territorialità, al di sopra delle false divisioni amministrative della nazione basca che ci hanno imposto in questi ultimi anni.

Euskal Herria: differente anche nel sindacato In Euskal Herria - i Paesi Baschi - esiste una realtà differente da quella dello Stato spagnolo, anche per quanto riguarda il panorama sindacale. A causa della crisi economica capitalista che soffriamo a livello mondiale, stiamo facendo fronte a un tasso di disoccupazione che si avvicina al 13% - circa 170.000 persone - e noi sindacalisti di classe avvertiamo sempre più forte la necessità di rispondere ai quesiti generati da questa realtà. Il 21 maggio 2009, infatti, abbiamo convocato lo Sciopero Generale in difesa dell’occupazione e contro le politiche amministrative di taglio della spesa pubblica e ridimensionamento del settore pubblico. Lo Sciopero Generale, nonostante il boicottaggio mediatico dei grandi mezzi di disinformazione, nonostante l’opposizione dei partiti di destra e del PSOE (che in questo caso sono la stessa cosa) e l’ostruzionismo dei sindacati filo-spagnoli e riformisti (CCOO-UGT), è stato un enorme successo; durante l’intera giornata l’attività produttiva si è completamente paralizzata e le manifestazioni indette sono state moltissime. Dopo lo Sciopero Generale che abbiamo convocato il 21 maggio, noi sindacalisti di classe ci siamo messi a lavorare a un decalogo, e dal settembre 2009, abbiamo indetto numerose manifestazioni ed in seguito abbiamo organizzato una grandissima raccolta di firme. Le rivendicazioni che si trovano nel decalogo vanno dalla difesa dell’occupazione, dall’opposizione ferma ai licenziamenti, dall’aumento della spesa pubblica per la sanità e per l’educazione, all’importanza del settore pubblico nell’economia e alla necessità per noi agenti sociali di partecipare attivamente alle politiche pubbliche, alla difesa dei diritti lavorativi e sindacali, in questo periodo di forte crisi e di rivendicazioni. In ultima istanza, Euskal Herria e noi appartenenti alla sinistra di questo paese continueremo a lottare, giorno dopo giorno, per il futuro di qualsiasi aspetto della nostra vita: politico, economico, sociale e sindacale. Solo attraverso la lotta quotidiana renderemo Euskal Herria libera, socialista e solidale con gli altri popoli del mondo a cui tanto ci ispiriamo. Traduzione Violetta Nobili

* Segretario delle Relazioni Internacionales del sindacato basco LAB.