Nuova concettualizzazione della scienza per uno sviluppo eco-socio sostenibile

SEGUNDO GALICIA SANCHEZ

1. Introduzione: per una concettualizzazione integrale

Lo sviluppo della scienza contemporanea presenta molteplici e complessi aspetti problematici che devono essere analizzati per raggiungere una comprensione più integrale ed obiettiva della scienza, delle sue principali forme di sviluppo e delle conseguenze dell’applicazione della conoscenza scientifica sullo stesso essere umano, sulla società e sulla natura come habitat dell’umanità. La spiegazione e comprensione della scienza e della tecnologia contemporanea implica la costruzione di una concettualizzazione teorica generale della conoscenza scientifica, come totalità conoscitiva, in correlazione con le altre forme di conoscenza dell’essere umano, che servano a garantire uno sviluppo sostenibile della società in relazione alla natura e al processo di degradazione planetaria. La nostra impostazione suggerisce il bisogno di generare un processo di concettualizzazione generale, oltre che integrale, della scienza come totalità di conoscenza, che permetta di comprendere la specificità che la identifica come tale e che aiuta a differenziarla da altre forme conoscitive. Questa concettualizzazione generale cerca di superare la parzialità e l’unilateralità del pensare la scienza come una disciplina in particolare o di un gruppo di discipline specialmente, come accadde nel passato, quando si è considerata, per esempio, la fisica o la matematica come le uniche scienze o le scienze per eccellenza. Allo stesso tempo, si tratta di raggiungere una concettualizzazione integrale, nel senso di inserire tutte le scienze particolari, sia le scienze naturali che le scienze sociali, nel loro rispettivo grado di sviluppo, in una totalità di conoscenza relativamente obiettiva.

2. Prerequisiti di una concettualizzazione generale La concettualizzazione generale della scienza esige la discussione di un enunciato ipotetico che si riferisce ai prerequisiti che fondano il processo di concettualizzazione epistemologica della conoscenza. Questi prerequisiti sono postulati che intervengono sul processo stesso del pensiero per dargli un senso o un determinato carattere. I prerequisiti sono enunciati ipotetici posti ad un livello epistemologico che orienta la concettualizzazione a livello scientifico. Dunque, non si tratta della concettualizzazione stessa, ma delle precondizioni del pensiero su cui è possibile la suddetta concettualizzazione. In questo senso il nostro enunciato ipotetico afferma: “La conoscenza scientifica è il prodotto di una trasformazione di un determinato sapere, mediante il lavoro di ricerca scientifica, in condizioni sociali specifiche, che configurano un processo sociale di produzione”. Questo enunciato presenta quattro aspetti problematici che devono essere spiegati. Sono: il processo sociale di produzione delle nozioni, il superamento delle nozioni prescientifiche e pseudoscientifiche, l’articolazione degli elementi teorici, metodologici e pratici, di ricerca ed infine, la ricostruzione permanente della tassonomia globale della scienza.

3. Il processo di produzione delle conoscenze Sono diverse le concezioni che hanno trattato il problema della conoscenza nella storia del pensiero. Alcune concezioni hanno studiato vari aspetti particolari e da ciò hanno preteso di spiegare la conoscenza in generale. Altre, al contrario, hanno proposto integrazionismi artificiali che hanno eluso i problemi reali della conoscenza e hanno trovato soluzioni apparenti. Tali concezioni mancano di una prospettiva globale che inserisca in modo effettivo tutti gli elementi che intervengono nel complesso processo conoscitivo. Questa carenza, che è in se stessa di carattere teorico-metodologico, non ha smesso di avere conseguenze, tanto sulla concettualizzazione della scienza in generale che sulle impostazioni dei problemi e sulle alternative delle soluzioni elaborate. Ciò ha condotto necessariamente ad una unilateralità nel privilegiare il soggetto, l’oggetto o l’idea, omettendo, o non considerando nelle sue dimensioni reali, il processo sociale per mezzo del quale è possibile il processo della conoscenza. La nostra impostazione teorico-metodologica iniziale consiste nel fatto che il problema della conoscenza scientifica deve essere pensato in relazione alla struttura della conoscenza sociale, mediante la quale si produce e riproduce come forma conoscitiva relativamente valida, in una determinata società. Si tratta di portare a termine uno studio che metta in relazione sia gli aspetti soggettivi della conoscenza (il soggetto), che gli elementi obiettivi (l’oggetto), così come il prodotto (la conoscenza) e le condizioni sociali (la società), in un processo globale di comprensione della realtà. Ma non si tratta di stabilire un equilibrio artificiale e falso tra i diversi elementi, ma di specificare ciascuno di loro nella totalità del processo conoscitivo e determinare le funzioni che si realizzano a partire da suddetta totalità. La prospettiva globale che citiamo, che ci permette di capire, mediante il pensiero, il problema della conoscenza nel senso indicato, è la concettualizzazione del processo sociale di produzione. Questa prospettiva è relativamente nuova nella storia del pensiero ed attualmente è poco organizzata. Considerata questa situazione, pensiamo sia necessario presentare una breve bozza delle principali impostazioni riguardo il processo sociale di produzione in generale e del processo di produzione delle nozioni in particolare.

4. Il processo sociale di produzione Il concetto di processo sociale di produzione è teoricamente più generale rispetto al concetto di produzione materiale o di beni e servizi, poiché il suo significato si riferisce a tutto il processo produttivo, sia materiale, sia sociale o conoscitivo. Cioè, non si tratta unicamente della produzione di un bene in particolare, neppure di una tappa della produzione, ma del processo sociale di tutta la produzione nel senso più generale, considerato teoricamente e in quanto tale è inerente ad ogni forma di vita sociale.1 Anche se il concetto di produzione è riferito più frequentemente all’elaborazione di beni e servizi. Questa accezione è tuttavia ristretta, poiché non considera in modo esplicito la società e la conoscenza come aspetti della realtà che come tali devono in qualche modo essere prodotti. Nell’evidenziare la società e la conoscenza di ogni forma di produzione, si sono isolate le forme di esistenza e in queste condizioni sono state oggetto delle più diverse speculazioni, illusioni e metafisiche del passato. Ciò avviene malgrado si tratti di una società che ha fatto della produzione la condizione fondamentale della sua formazione e dello sviluppo: la società capitalistica. Inoltre, la teorizzazione che fa riferimento alla produzione materiale come base strutturale della società, su cui si erige la sovrastruttura giuridica, politica ed ideologica, non sempre ha considerato questa sovrastruttura come un prodotto sociale. Tuttavia, la società non è esclusivamente riconducibile alla produzione materiale, ed allo stesso tempo, la stessa non può esistere come un’attività separata della società. La società è in linea di principio il contesto di conoscenze sociali in cui vivono gli esseri umani ed è, per definizione, l’insieme degli stessi esseri umani in tutto ciò che sono, includendo le loro forme di pensiero, la loro morale ed ideologia e tutta la loro soggettività. In merito a ciò, Francisco Dávila offre una conclusione simile, nell’enfatizzare:

“ perciò possiamo affermare che l’uomo allo stesso tempo trasforma il mondo esteriore e il mondo degli uomini costruisce la sua stessa natura, producendo se stesso. Come possiamo constatare, una volta ancora, la prassi umana sorge come l’asse ed il centro del divenire umano e all’interno della stessa, come uno degli elementi di quella totalità, la conoscenza umana nelle sue molteplici forme”2.

La stessa concettualizzazione teorica del processo sociale di produzione è stata formulata da Marx in diverse opere, ma più chiaramente ne “ Il Capitale”:

“ (...) il processo capitalista di produzione è una forma storicamente determinata del processo sociale di produzione in generale. Quest’ultimo è sia un processo di produzione delle condizioni materiali di esistenza della vita umana che un processo che, operando in una specifica conoscenza storica, - economica di produzione, produce e riproduce questa stessa conoscenza di produzione ed assieme a ciò i portatori di questo processo, le loro condizioni materiali di esistenza e le loro conoscenze reciproche, cioè, la loro formazione economica, - sociale determinata, perché la totalità di quelle conoscenze con la natura e tra loro, in cui si trovano e in cui si producono i portatori di quella produzione; quella totalità è giustamente la società, considerata nella sua struttura economica”3.

Il concetto di processo sociale di produzione caratterizza non solamente la produzione materiale della vita umana, ma essenzialmente, il processo di produzione e riproduzione della conoscenze sociali in cui e secondo le quali vivono realmente gli esseri umani. In questo processo gli individui vivono pensano ed agiscono, cioè, realizzano la prassi umana, come portatori di suddetti rapporti sociali, che configurano le loro condizioni materiali di vita, i loro rapporti reciproci e i loro rapporti con la natura; cioè, configurano la società come totalità delle conoscenze sociali. Bisogna evidenziare l’importanza teorica-metodologica di questa concezione del processo sociale di produzione. Effettivamente, questo processo sociale di produzione è costituito da conoscenze sociali e non individuali. Gli individui sono i portatori delle conoscenze sociali ma non la conoscenza stessa. In altre parole, non è la conoscenza degli individui ciò che permette di spiegare i rapporti sociali, ma, al contrario, è la conoscenza dei rapporti sociali ciò che permette di spiegare gli individui, sia nel loro comportamento che nelle loro forme di pensiero, cioè nella loro prassi. Questa ipotesi teorica è allo stesso tempo una linea metodologica che consideriamo decisiva per la comprensione scientifica della società e dell’individuo, che ci permette, inoltre, di allontanarci da ogni tentazione antropomorfista e da ogni antropocentrismo, che non smettono di proliferare in molti studi sociali. La fondazione teorica delle proposte precedenti le troviamo, per esempio, ne L’ideologia Tedesca, nel cui testo figurano le seguenti affermazioni:

“possiamo distinguere l’uomo dagli animali per la coscienza, per la religione, o per ciò che si vuole. Ma l’uomo stesso si differenzia dagli animali dal momento in cui comincia a produrre i suoi mezzi di vita, passo questo che è condizionato dalla sua organizzazione materiale. Nel produrre i suoi mezzi di vita, l’uomo produce indirettamente la sua stessa vita materiale”4.

La produzione della vita materiale è una delle condizioni base di ogni formazione sociale e la stessa dipende dalla produzione dei rispettivi mezzi di vita, che caratterizza in maniera essenziale l’umanità e la differenzia dagli animali. La produzione del mezzo di vita da parte dell’essere umano è vincolata al suo sviluppo organico e corporale; tra queste si evidenzia, per esempio, l’adozione della posizione eretta, che libera le mani per realizzare nuove funzioni e, contemporaneamente, la crescente complessità del cervello, che facilita la coordinazione di nuove azioni e lo sviluppo del pensiero umano in generale. La produzione della vita materiale è, quindi, condizione preesistente di ogni forma di pensiero, perché solamente nel produrla è possibile appunto la creazione del pensiero. Ma da questa proposta non può estrapolarsi un condizionamento totale ed assoluto del pensiero rispetto alla vita materiale. In ogni caso, ciò è valido per le origini del pensiero ma non per le sue forme sviluppate e molto meno per la società contemporanea. Cioè, il rapporto tra le forme del pensiero e la maniere di produzione devono essere oggetto di un analisi molto specifica per non cadere in considerazioni superflue. In ogni caso, la linea teorica-metodologica è indicata, per esempio nel seguente testo:

“il modo come gli uomini producono il loro mezzi di vita dipende, innanzitutto, dalla natura stessa del mezzo di vita in cui si trovano e che si cerca di riprodurre. Questo modo di produzione non deve considerarsi solamente come la riproduzione dell’esistenza fisica degli individui. È ora, piuttosto, un determinato modo di attività di questi individui, un determinato modo di manifestare la loro stessa vita, un determinato modo di vita degli stessi. Così come gli individui manifestano la loro vita, così sono. Quello che sono coincide, di conseguenza, con la loro produzione, sia con ciò che producono che con il modo come producono. Ciò che gli individui sono dipende, pertanto, dalle condizioni materiali della loro produzione”. 5 5. La produzione sociale della conoscenza

Nella nostra concettualizzazione del processo sociale di produzione, la conoscenza è considerata come un prodotto sociale nel senso più rigoroso. Come tale, la conoscenza è analizzata nelle sue condizioni di produzione e riproduzione in un contesto sociale determinato. Da questa prospettiva, ogni conoscenza, ed in particolare la conoscenza scientifica, implica un’attività, qualche prassi umana, e uno sforzo socialmente organizzato, cioè, un processo di lavoro, mediante il quale qualche nozione è trasformata in altri tanti prodotti conoscitivi.6 Il concetto di processo sociale di produzione di nozioni deriva teoricamente dalla concezione del processo della produzione della coscienza o della produzione spirituale a cui si riferisce Marx e Engels nell’ideologia tedesca.

“le idee della classe dominante sono le idee dominanti in ogni epoca; o, detto in altri termini, la classe che esercita il potere materiale dominante nella società è, allo stesso tempo, il suo potere spirituale dominante. La classe che possiede a sua disposizione i mezzi per la produzione materiale, dispone, allo stesso tempo, dei mezzi per la produzione spirituale, ciò fa si che gli si sottomettano, allo stesso tempo, le idee di coloro che scarseggiano del mezzo necessario per produrre spiritualmente”7.

La produzione della coscienza, o la produzione spirituale, non implica il puro processo di produzione, in astratto, ma coinvolge, necessariamente, gli individui che producono, cioè, i pensatori, le condizioni di produzione, la produzione di determinate idee, la regolazione di suddetta produzione e la sua corrispondente distribuzione in una determinata società.

“gli individui che formano la classe dominante hanno anche, tra le altre cose, la coscienza di ciò e pensano in funzione di ciò; perciò, appena dominano come classe ed appena determinano tutto l’ambito di un’epoca storica, si comprende che lo facciano con tutte le loro possibilità e, pertanto, lo facciano anche come pensatori, come produttori di idee, che regolano la produzione e la distribuzione delle idee del loro tempo”. 8

Ma non si tratta solamente della produzione delle idee di qualsiasi tipo, delle idee semplici e della semplice copia della vita quotidiana. Si tratta anche della produzione delle idee più sottili ed elevate, dei “prodotti teorici”, delle forme di coscienza sociale, della filosofia, della religione e della morale.

“questa concezione della storia consiste, quindi, nell’esporre il processo reale di produzione, partendo per ciò dalla produzione materiale della vita immediata, e nel concepire la forma di scambio corrispondente a questo modo di produzione e generato da esso, cioè, la società civile nelle sue differenti fasi, come il fondamento di ogni storia, presentandola nella sua azione come Stato e spiegando in base ad esso tutti i diversi prodotti teorici e forme della coscienza, la religione, la filosofia, la morale, ecc., così come studiando a partire da quelle premesse il suo processo di nascita; ciò naturalmente, permetterà di esporre le cose nella loro totalità”. 9

Che la conoscenza non è una geniale ispirazione individuale, né un riflesso meccanico o una semplice copia della realtà, ora è stato chiarito e dimostrato sperimentalmente da Jean Piaget nelle sue molteplici ricerche. A questo proposito, dice, per esempio:

“Conoscere non consiste, effettivamente, nel copiare il reale, ma nell’agire su ciò e trasformarlo (in apparenza o in realtà), allo scopo di comprenderlo in funzione dei sistemi di trasformazione a quali sono legate queste azioni”. 10

Piaget enfatizza l’attività trasformatrice e il senso di questa attività che è la comprensione razionale del reale: in ciò consiste la conoscenza. Questa categorica affermazione è basata su seri studi il cui rigore teorico-metodologico è abbastanza affidabile. Precisamente, una linea metodologica importante che segnala Piaget è la seguente:

“Il fatto essenziale da cui conviene partire è il fatto che nessuna conoscenza, neppure ricettiva, costituisce una semplice copia del reale, poiché suppone sempre un processo di assimilazione a strutture anteriori”. 11

Quindi, in questo aspetto della problematica della conoscenza, come in molti altri, è interessante constatare una certa somiglianza, non continuità, nella concezione della conoscenza secondo Piaget e la concezione della conoscenza secondo Marx, nonostante la differenza di tempo che c’è tra l’uno e l’altro, di circa un secolo, con tutto ciò che implica. Marx imposta il problema della conoscenza nel seguente modo:

“ (...) la totalità concreta, come totalità di pensiero, è in fact, un prodotto del pensiero e della percezione, ma non è un prodotto del concetto che pensa e si genera in se stesso, da fuori e oltre l’intuizione e la rappresentazione, ma al contrario, è un prodotto del lavoro di elaborazione, che trasforma intuizioni e rappresentazioni in concetti.” 12

Alla base della concezione marxista della conoscenza vi è, pertanto il lavoro di elaborazione che trasforma intuizioni e rappresentazioni in concetti. Questa concezione non differisce essenzialmente dalla tesi secondo la quale la conoscenza consiste nell’agire sul reale per trasformarlo. In ambedue le concezioni, inoltre, il senso finale della conoscenza è la comprensione razionale della realtà, che sia mediante l’assimilazione a strutture anteriori, secondo Piaget, o mediante l’appropriazione del mondo mediante il pensiero, secondo Marx. Ma la somiglianza termina, o per lo meno presenta una variante molto importante, una volta stabilita l’attività generatrice e trasformatrice di conoscenza, perché, mentre Piaget enfatizza più lo studio degli aspetti interni o soggettivi della conoscenza, Marx orienta le sue ricerche verso gli aspetti più sociali della conoscenza. È in questo senso che Marx imposta la concettualizzazione della produzione sociale della conoscenza. Il processo sociale di produzione della conoscenza si riferisce sia al carattere soprattutto sociale di ogni conoscenza, che alle condizioni sociali della sua produzione e riproduzione, ed alle forme sociali della sua applicazione ed utilizzazione. “Gli uomini, dice Marx, sono i produttori delle loro rappresentazioni, delle loro idee, ecc., ma gli uomini reali ed interpreti, in quanto condizionati da un determinato sviluppo delle loro forze produttive e dallo scambio che a esso corrisponde, fino ad arrivare alla loro formazione più ampia”13. La produzione della conoscenza è legata alla produzione di tutte le forme della coscienza sociale e, possiamo aggiungere, di tutta la soggettività umana, in un rapporto inseparabile con la società. È importante evidenziare il carattere di questa interrelazione, giacché non si tratta di pensare separatamente, da un lato, la conoscenza e, dall’altro, la società, ma di pensare ad ambedue in un processo sociale globale, integrale, come totalità conoscitiva. La separazione può farsi, dunque, come astrazione, ma senza perdere di vista mai che si tratta di un solo processo unitario e complesso. L’interrelazione della conoscenza e la società sono mostrate da Marx e Engels nella seguente maniera:

“la produzione delle idee e delle rappresentazioni, della coscienza, appaiono al principio direttamente intrecciate all’attività materiale degli uomini, come al linguaggio della vita sociale. Le rappresentazioni, i pensieri degli uomini si presenta ancora, qui, come emanazione diretta del loro comportamento materiale. e ciò accade con la produzione spirituale, come si manifesta nel linguaggio della politica, delle leggi, della morale, della religione, della metafisica, ecc., di un popolo”. 14

L’interrelazione della conoscenza e della società non sono circostanziali o accessorie, ma profondamente essenziali, mentre si manifesta nello stesso processo di produzione della società come un tutto, sia questa un popolo o una società globale. Ma questa interrelazione non è unica né uniforme, è piuttosto molteplice e complessa. Considerato storicamente, il pensiero appare come il principio indifferenziato del comportamento stesso degli uomini, ma ciò non è un impedimento perché poi si produca la differenziazione e si separino le idee in quanto tali e la società, come condizioni sociali, fino ad apparire come entità autonome ed indipendenti di tutta la società. In uno e nell’altro caso siamo di fronte a differenti gradi di sviluppo della società e della conoscenza. La separazione meccanica delle idee e della coscienza della società è qualcosa che è accaduta con frequenza nella storia del pensiero. Ma anche a questo rispetto, dobbiamo fare una seria avvertenza:

“ (...) La morale, la religione, la metafisica e qualsiasi altra ideologia e le forme di coscienza che ad essa corrisponde, perdono, così, l’apparenza della sua stessa sostanzialità. Non hanno la loro stessa storia né il loro stesso sviluppo, ma cambiano anche gli uomini che sviluppano la loro stessa produzione materiale e il loro scambio materiale, nel cambiare questa realtà, il loro pensiero e i prodotti del loro pensiero”.15

Lo sviluppo delle idee non si realizza in modo indipendente o al margine della società. Le differenti forme della coscienza non hanno la loro stessa storia, non hanno la loro sostanzialità, ma la stessa sorge e si sviluppa con lo sviluppo della produzione materiale degli uomini in una società determinata e storicamente condizionata. Per sintetizzare questa tesi, e allo stesso tempo per enfatizzare la concettualizzazione della produzione sociale della conoscenza e di tutte le forme della coscienza sociale, nel senso indicato nel presente lavoro, come un pre requisito per la concettualizzazione della scienza contemporanea, riaffermiamo, a partire dallo stesso testo dell’ideologia tedesca che “la consapevolezza, pertanto, è ora un prodotto sociale, e continuerà ad esserlo fino a che esisteranno gli esseri umani”.16

6. Il concetto di produzione delle conoscenze Le impostazioni anteriori rispetto al processo sociale di produzione in generale, e della produzione di conoscenza in particolare, ci permettono di pensare ai problemi della scienza in una prospettiva più ampia, più teorica, ma non ci offrono un concetto determinato della produzione delle conoscenze. La formulazione di questo concetto comporta un lavoro di elaborazione più specifica orientato alla produzione del concetto in quanto tale. Un’approssimazione a questo lavoro di elaborazione è stata realizzata più recentemente da Castells e Ipola, che hanno presentato la seguente definizione del processo di produzione di conoscenza:

“Processo di produzione delle conoscenze: trasformazione di una materia prima determinata (conoscenza scientifica e/o “rappresentazione” prescientifica) in un prodotto determinato (nuova conoscenza scientifica), trasformazione effettuata da agenti di produzione scientifica-determinata, utilizzando mezzi di lavoro determinati (concetti, teorie, metodi) in condizioni di produzione (materiali e sociali) determinati”. 17

Questa definizione del processo di produzione delle conoscenze è impostata a livello di classe epistemologica, per cui il suo grado di astrazione è quello sufficientemente elevato tanto da riferirsi a tutto un processo di produzione di conoscenza in generale, contemporaneamente è sufficientemente specifico per riferirsi al processo di produzione di conoscenze in particolare. Il processo di produzione delle conoscenze così definito, non esiste in “stato puro”, ma esiste sempre articolato ad altri processi di produzione conoscitiva, come l’ideologia, la religione, la morale, ecc., che configurano una formazione sociale determinata. Il contenuto significativo del concetto di processo di produzione delle conoscenze è costituito da quattro idee fondamentali: la trasformazione delle conoscenze, gli agenti che effettuano la trasformazione in un processo lavorativo, il mezzo di lavoro e le condizioni sociali in cui si realizza il lavoro. L’unità del concettuale è data dall’articolazione delle idee attorno al processo di trasformazione delle conoscenze, in cui divengono effettivi determinati prodotti conoscitivi nuovi o differenti rispetto ai precedenti. Questo processo di trasformazione ha, inoltre, un senso progressivo che si esprime in nuove nozioni e che, rispetto al problema della verità, è sempre approssimativo. La concettualizzazione del processo di produzione di conoscenza è significativamente più ampio rispetto al concetto di processo di ricerca, giacché lo stesso implica l’altro. Precisamente si tratta di spiegare gli aspetti sociali del processo di ricerca per concettualizzarlo nel suo rispettivo processo sociale e in questo modo, conoscerlo e comprenderlo. Come segnalano gli stessi autori, la categoria di processo di produzione delle nozioni mette in discussione ogni concezione atomista ed asociale della conoscenza: “ogni conoscenza è per principio inseparabile dal sistema produttivo (che è l’articolazione dei processi di produzione) al cui appartiene come prodotto”, concludono Castells e Ipola18. Il concetto di processo di produzione di nozioni è, in questo senso, di maggiore potenzialità euristica, poiché ci permette di pensare al problema della conoscenza in una prospettiva più ampia, più generale, come una totalità conoscitiva che inserisce ogni forma di conoscenza. Sta nel significato notevole che noi assumiamo come un orientamento ipotetico, cioè, la categoria di processo di produzione delle nozioni, è pertinente come pre-requisito per la concettualizzazione della scienza contemporanea.

7. Il superamento della conoscenza pseudo scientifica Il processo sociale di produzione delle nozioni consiste nella trasformazione di forme di sapere e nell’elaborazione delle nozioni. Detta trasformazione implica il superamento tanto delle nozioni pre scientifiche che pseudo scientifiche, come alcuni dei meccanismi conoscitivi che le sostentano, le convalidano e le riproducono come tali. Si tratta di identificare gli ostacoli che impediscono la scoperta delle fonti di errore e la loro distruzione, per permettere la produzione di nozioni ad un livello superiore. È in questo senso che Bachelard imposta sia la concezione della conoscenza che della scienza e degli ostacoli epistemologici. A questo proposito afferma:

“quando si analizzano le condizioni del progresso della scienza, si arriva molto rapidamente alla convinzione che si deve impostare il problema della conoscenza scientifica in termini di ostacoli. Non si tratta di considerare gli ostacoli esterni, come la complessità o la fugacità dei fenomeni, né di incriminare la debolezza dei sensi o dello spirito umano: sta nell’atto stesso di sapere dove compaiono gli intorpidimenti e le confusioni, per una specie di necessità funzionale. È qui dove mostreremo le cause di ristagno e perfino di retrocessione, è qui dove discerneremo le cause di inerzia che chiameremo ostacoli epistemologici”. 19

Impostare il problema della conoscenza in termini di ostacoli significa concepire la scienza come una lotta permanente contro quegli ostacoli per superarli, riconoscerli per neutralizzarli, identificarli per criticarli. Il progresso scientifico è, allora, quel superamento degli ostacoli che impediscono, confondono o paralizzano il processo della conoscenza. Bachelard è preciso nell’ubicazione degli ostacoli epistemologici. Questi non risiedono nella complessità dell’oggetto; nemmeno nella razionalità conoscitiva del soggetto. Gli ostacoli epistemologici sorgono nel momento stesso di conoscere, per una specie di necessità funzionale, dice Bachelard, e si manifestano come intorpidimenti e confusioni. Questi ostacoli sono causati da ristagni e perfino da retrocessioni nella conoscenza. Dal momento in cui sorgono, gli ostacoli epistemologici disimpegnano le sue funzioni corrispondenti, ciò significa che riproducono nozioni errate, cioè che riproducono l’errore, nel momento in cui impediscono la produzione ancora di nozioni. Ecco il bisogno di condotta al superamento di quella nozione pseudo scientifica mediante la sua trasformazione nel processo di produzione ancora nozione. È in questo senso che Bachelard insiste: “Effettivamente, si conosce rispetto a una conoscenza precedente, distruggendo nozioni cattive acquistate o superando ciò che, nello spirito stesso, ostacola la spiritualizzazione20”. In questo senso il conoscere rispetto ad una conoscenza anteriore, implica il superamento della nozione cattiva, acquisita, per produrre nuove nozioni, ciò che rivendichiamo come pre requisito per la concettualizzazione generale ed integrale della scienza. Il superamento della conoscenza anteriore, poiché è stata acquisita in maniera negativa, presenta al primo posto della discussione scientifica il problema della teoria e della metodologia e delle sue rispettive funzioni conoscitive. È mediante l’articolazione teorico-metodologica che è possibile identificare questa conoscenza anteriore e scoprire gli intorpidimenti e le confusioni che impediscono la produzione ancora di nozioni. Il processo di concettualizzazione generale ed integrale della scienza deve essere allora, teoricamente radicale e completa, tanto da arrivare fino al superamento della conoscenza superflua, parziale, falsa e caotica, cattiva acquisita e falsamente fondata, ma profondamente radicata nella soggettività del soggetto conoscente. Allo stesso tempo, il processo di concettualizzazione deve costruire nuove forme di pensiero, produrre nuovi contenuti di nozioni e sviluppare processi di nuove forme di organizzazione di ragionamenti, che permettano di superare gli errori, incomprensioni e deformazioni anteriori. Cioè, si deve realizzare una rottura con il passato di indottrinamento, ideologizzazione, illusioni e superstizioni che sono state imposte con diversi mezzi secondo le circostanze sociali che sono state vissute. Questi processi di rottura saranno, in qualche momento, difficili e perfino dolorosi. Tuttavia, si può essere sicuri che quanto più profonda e completa è la rottura praticata, più obiettivo e produttivo sarà il processo di produzione delle nozioni. E viceversa, quanto più superficiale ed incompleta è la rottura realizzata, più confuso e caotico sarà questo processo di produzione delle nozioni. Nonostante ciò, è imprescindibile dare un’avvertenza. Non si tratta di cadere nello snobismo e di seguire meccanicamente le mode intellettuali. Ciò riporta ad una ripetizione nociva per la scienza, che pretende di dimenticare quegli elementi culturali che sono le creazioni stesse di un popolo. Al contrario, si tenta di riscattare gli aspetti originali di queste culture, di valutarli nei loro autentici aspetti creativi e svilupparli in tutte le loro dimensioni e possibilità. I progressi del processo di concettualizzazione possono essere valutati, allora, dai risultati che si stabiliscono, che si plasmano nella produzione ancora di concetti, differenti dai concetti passati, tanto per il contenuto delle nozioni che per la chiarezza e la precisione degli stessi rispetto a questi.

8. Articolazione teorica-metodologica e pratica di ricerca La concettualizzazione generale ed integrale della scienza non può accadere come un processo di puro pensiero, isolato o svincolato dalla prassi umana e dalla pratica della ricerca scientifica. Al contrario, è necessario il più stretto vincolo, fino a costituire un processo unico, organicamente articolato, tra concettualizzazione ed attività pratica di ricerca nel processo di produzione delle nozioni. Questa articolazione organica tra il pensiero concettuale e la pratica di ricerca è un altro dei pre requisiti per la concettualizzazione della scienza moderna. La pratica della ricerca scientifica è il lavoro trasformatore delle nozioni. Come processo di lavoro, è condizionato da una serie di elementi sociali come la formazione dei ricercatori, gli apparati istituzionali vincolati alla ricerca, le politiche di ricerca, l’applicazione della conoscenza, i beneficiari di queste nozioni, ecc., ecc. D’altronde, la conoscenza, nel frattempo prodotta, si manifesta come determinate forme conoscitive che devono essere trasformate. Come nozioni esigono una forma teorica, ma il processo di trasformazione da portare a termine con un determinato strumento teorico-metodologico, dipende dal processo stesso di trasformazione. Facendo un parallallelismo, con tutte le riserve pertinenti, ciò che è più importante non è quello che si pensa in un’epoca determinata ma come si pensa, cioè, pur di avere elementi teorici-metodologici si realizza il processo di pensiero21. Non si tratta, quindi, di ripetere la classica formula di teoria e pratica, che generalmente si riduce ad una pura formulazione. Si cerca di spiegare la teoria nel processo di ricerca, ma capendo che questa spiegazione è di carattere teorico-metodologica. Perciò denomina il nostro pre requisito, come articolazione degli elementi teorici-metodologici e pratica di ricerca. Mediante questo pre requisito si pretende di enfatizzare la preminenza degli aspetti teorici e metodologici nel processo di ricerca; ciò nasce come pratica di ricerca, mettendo in azione gli strumenti conoscitivi sul come si producono le nozioni. Non si tratta di capire la scienza principalmente come prodotto finito, atto di consumo, ma di ignorare il suo processo di produzione e riproduzione. Pensare la scienza principalmente come articolazione teorica-metodologica nella pratica della ricerca vuol dire avere la possibilità di arrivare a produrre nozioni nuove, di iniziare processi di ricerca innovatrice. L’articolazione teorica, metodologica, pratica di ricerca è effettiva nel lavoro di ricerca di determinati problemi conoscitivi, in una determinata società. Il processo di concettualizzazione non sarà sufficiente alla creatività e all’innovazione richiesta dalla scienza contemporanea, se l’insegnamento e la ricerca non rispondono ai bisogni reali del contesto sociale che sostenta e condiziona ogni attività conoscitiva. Nella misura in cui la ricerca scientifica si isola dal suo rispettivo contesto storico-sociale, tende ad alienarsi e a mistificarsi. Questo è stato il caso, sfortunatamente, di molti progetti portati a termine nei nostri paesi, che mettono la scienza al servizio di qualsiasi interesse, incluso di quelli che attentano contro la natura ed impediscono uno sviluppo socio-eco sostenibile.

9. Ricostruzione delle classificazioni della scienza La concettualizzazione della scienza come totalità conoscitiva di azione e pensiero permette di pensare al problema in una prospettiva scientifica globale, unitaria e dinamica. Questa concettualizzazione deve completarsi con l’elaborazione di un’esauriente classificazione delle scienze particolari e delle specialità in ogni scienza. Tale classificazione sarà sempre aperta alla possibilità della sua stessa ricostruzione parziale o al bisogno di incorporare altre discipline nell’insieme della conoscenza scientifica o di nuove specialità nell’ambito di una scienza particolare. Nella storia della scienza si sono presentate molte classificazioni prestando attenzione al massimo a diversi criteri tassonomici22. Nonostante ciò può affermarsi che attualmente non esiste una classificazione sufficientemente completa e soddisfacente e che, dunque, qualsiasi schema classificatore è parziale e provvisorio. Tuttavia, non si può negare l’utilità di una classificazione aggiornata e il bisogno della sua conoscenza per il ricercatore che lavora in una scienza in particolare, a condizione che quella classificazione sia soggetta a rettifica e ricostruzione permanente. Gli schemi classificatori sono sempre provvisori e sono permanentemente soggetti a rettifica. Ciò nonostante, compiono una funzione conoscitiva molto importante appena permettono di distinguere gli aspetti conoscitivi interni che costituiscono le classi delle discipline scientifiche e delle scienze particolari in ogni settore disciplinare. A questo proposito, proponiamo un nostro schema classificatore della scienza come totalità conoscitiva relativamente obiettiva, secondo la condizione che si tratta di uno schema preliminare e soggetto a rettifica. (Vedere quadro n. 1). La nostra classificazione è uno schema aperto e flessibile, e come tale costituisce un pre requisito nella nostra concettualizzazione della scienza. In questa classificazione si tratta di recuperare il problema dell’antica gnoseologia, più nota come teoria della conoscenza. Ma non si tratta della vecchia disciplina filosofica prevalentemente speculativa e metafisica, ma di una scienza che ricerca i processi mentali vincolati al problema della conoscenza umana. Questa classificazione implica anche l’epistemologia come scienza particolare in cui l’oggetto di studio è la conoscenza scientifica come forma di sapere specifico dell’essere umano. Alla fine in questo gruppo di scienze si considera la psicologia come oggetto di studio dei processi mentali in generale. Alcuni aspetti della psicologia che hanno relazione con i processi biologici costituiscono discipline molto speciali che coinvolgono più di un settore di ricerca. Ciò è molto importante per la giusta comprensione di questa tesi: il nostro schema classificatore pretende di essere uno strumento di conoscenza e non un’immagine della scienza. Cioè, non si tratta di stabilire mediante una classificazione una determinata forma di esistenza della scienza. Si tratta, piuttosto, di costruire uno strumento di analisi per pensare al processo globale di sviluppo della scienza come una totalità conoscitiva in processo di costruzione e ricostruzione permanente. La classificazione che si propone può apparire insolita in alcuni dei suoi raggruppamenti, per esempio, il distinguere una classe di scienze del pensiero. Tuttavia, deve tener presente che ogni classificazione dipende dai criteri tassonomici su cui si basa e dai fondamenti di tali criteri. È giusto riconoscere a questo proposito che il nome “scienza del pensiero” proviene da Engels23. Il criterio che ci permette di fare questo raggruppamento appartiene a Jean Piaget, che affermò che le strutture logico-matematiche sono creazioni del pensiero in un determinato grado di sviluppo e che non costituiscono realtà esterne allo stesso pensiero. Alcune delle impostazioni di Piaget che ci servono da ipotesi sono le seguenti:

“infine, come la logica, psicologicamente, si ricava dall’astrazione riflessiva non degli oggetti, ma delle coordinazioni generali dell’azione, non è assurdo pensare che c’è un fondo comune di meccanismi regolatori propri delle regolazioni nervose, di tutte le sue forme, e da cui le coordinazioni generali dell’azione sono molte manifestazioni”24

“ma, in secondo luogo, se ci permette di considerare le strutturate (o strutture) logico-matematiche come endogene, è perché sono costruite dal soggetto che le estrae dalle forme generali di coordinazioni delle sue azioni, e perché queste stesse coordinazioni si basano sulle coordinazioni nervose che derivano in ultima analisi dalle coordinazioni organiche”.25

Si potrebbe concludere che le strutture logico-matematiche sono costruite, cioè, non sono innate né esistono come un aspetto della realtà esterna al soggetto; le strutture logico-matematiche non sono estratte dagli oggetti ma dalle coordinazioni delle azioni dello stesso soggetto, e che queste coordinazioni, nella prospettiva di Piaget, sono vincolate alle coordinazioni nervose che, a loro volta, derivano, in ultima analisi, dalle coordinazioni organiche. Ciò che è stato precedentemente esposto, ci ha permesso di considerare la logica e la matematica come scienze del pensiero. Ma non solo questo. In un lavoro relativamente antico, appartenente a David Hume, troviamo riflessioni che fondano, da un altro punto di vista, il nostro criterio di classificazione. Effettivamente, Hume classifica la logica come una delle scienze dell’uomo, insieme alla morale, l’estetica e la politica. Alla logica assegna il seguente fine: “il fine primordiale della logica è spiegare i principi e le operazioni della nostra facoltà di ragionare e la natura delle nostre idee; alla morale e all’estetica, il trattamento dei nostri gusti e sentimenti, e alla politica la considerazione degli uomini uniti in società e dipendenti tra loro”.26 La classificazione di Hume si fonda su una questione ampiamente discussa e considerata di grande certezza. Hume enfatizza a questo proposito:

“non c’è questione così importante la cui decisione non sia compresa nella scienza dell’uomo; e non c’è nessuno che può essere deciso con certezza prima che abbia familiarizzato con quella scienza. Pertanto, nel pretendere di spiegare i principi della natura umana, proponiamo un sistema completo delle scienze, costruito su una base quasi completamente nuova e l’unico su cui possano riposare con sicurezza”.27

Rispetto all’ubicazione della morale e dell’estetica, nonostante Aristotele e Hume, consideriamo che non sia sufficientemente definito il loro carattere scientifico. Sebbene corrisponda definitivamente al problema umano, ciò non è messo in discussione in questo lavoro, le consideriamo come forme di nozioni del dover essere e dell’arte, rispettivamente. Cioè, dalla nostra prospettiva teorico-metodologica, sia la morale che l’estetica non hanno raggiunto lo status di scienza, sebbene sono formate da nozioni. Ma questa considerazione è provvisoria e il nostro schema classificatore lascia aperta, precisamente, la possibilità che se determinate forme di nozioni si costituiscono effettivamente in scienza siano incluse in questo schema. Ciò può accadere con la morale, con l’estetica o con altre forme conoscitive.

10. Conclusioni Le principali conclusioni del nostro lavoro di ricerca riguardo la conoscenza scientifica e lo sviluppo socio-eco sostenibile, sebbene preliminari, sono di seguito segnalati. Lo sviluppo scientifico e tecnologico presenta attualmente una tendenza ogni volta più intensa e espansiva che incide in tutti gli ambiti della vita degli esseri umani, fino al punto di avere costituito la base principale, sebbene non esclusiva, della possibilità di sviluppo economico e sociale, sia presente che futuro. Ma lo sviluppo scientifico e tecnologico si porta a termine in una forma fortemente disuguale e configura centri egemonici di produzione e controllo della conoscenza scientifica e delle sue applicazioni tecniche, da un lato, e dipendenza, subordinazione e dominazione, dall’altro. Questa situazione si esprime drammaticamente nel fatto che i paesi sottosviluppati importano il 99.9 % della conoscenza scientifica e tecnologica che impiegano, e contribuiscono solo con il 2 % dell’investimento totale in ricerca scientifica e tecnologica nel mondo. La comprensione più razionale e più obiettiva della conoscenza scientifica e delle sue applicazioni tecniche richiedono necessariamente una concettualizzazione sufficientemente ampia e allo stesso tempo profonda, che coinvolga tutti gli aspetti e le implicazioni della scienza contemporanea in relazione alla società e alla natura, in una prospettiva effettivamente universale, cioè, in un senso di totalità conoscitiva. La scienza non può considerarsi come nel passato, limitata ai suoi effetti e alle conseguenze locali o regionali, neppure planetarie. La scienza e il pensiero umano si proiettano verso dimensioni spazio-temporali intergalattiche. La concettualizzazione della scienza come risultato o prodotto di un processo sociale di produzione delle conoscenze, costituisce una via di accesso euristica significativa per la comprensione della scienza nel senso postulato in questo lavoro. Il concetto di processo sociale di produzione della conoscenza facilita l’interrelazione sia degli aspetti soggettivi della conoscenza (soggetto conoscente), che degli elementi obiettivi (oggetto conoscente), del risultato o prodotto (una determinata forma di conoscenza) e, alla fine, delle condizioni sociali di produzione (la società) in un processo globale di comprensione della realtà. Il processo sociale di produzione delle conoscenze consiste essenzialmente nella trasformazione di un determinato tipo di sapere in altro qualitativamente superiore ed obiettivamente più vero. Questo processo di trasformazione include necessariamente la critica e, nel suo caso, il superamento della nozione anteriore nei suoi aspetti empirici, pseudo scientifici, ideologici o dottrinari. La trasformazione di conoscenza nel rispettivo processo di produzione si realizza mediante l’articolazione teorico-metodologica nella pratica di ricerca scientifica. Questa pratica di ricerca si porta a termine in un contesto sociale determinato e coinvolge i rapporti sociali che vigono in questo contesto, che può promuovere il progresso della ricerca o, altrimenti, ostacolare, paralizzare e scoraggiare le possibilità del suo sviluppo. La concettualizzazione elaborata nel presente lavoro propone di considerare la scienza come una totalità conoscitiva di azione e pensiero, in permanente processo di costruzione e ricostruzione. Come totalità di azione e pensiero include ciò che l’essere umano è stato storicamente, ciò che è attualmente e ciò che progetta di essere nel futuro. Come processo in costruzione e ricostruzione implica il bisogno dell’errore come la possibilità della sua rettifica. La nostra concettualizzazione suggerisce di pensare alla conoscenza come una forma di rapporto dell’essere umano con la natura. Tutta la conoscenza è stimata come una forma di relazione dell’uomo con la natura, la scienza è solamente una forma specifica di quella relazione. In questo rapporto l’essere umano assume una posizione e un atteggiamento di fronte alla realtà per conoscerla, comprenderla e trasformarla. Questa posizione è di carattere gnoseologico poiché si orienta verso la costruzione di nozioni; l’atteggiamento è riflessivo poiché comporta l’analisi e la critica per sostentare il suo stesso sviluppo. La specificità della relazione conoscitiva che costituisce la scienza si esprime nella produzione del pensiero concettuale e logico e nella costruzione del metodo di ricerca scientifica. È il rapporto teorico-metodologico ciò che caratterizza più essenzialmente la scienza, risultato precisamente delle sue concettualizzazioni e della sua logicità. Il rapporto teorico-metodologico sintetizza sia i concetti sia la logica e questa sintesi è effettiva nel processo di ricerca scientifica. Nessun’altra forma di conoscenza fa del rapporto teorico-metodologico lo strumento per eccellenza della sua produzione, rettifica ed applicazione. L’applicazione della conoscenza scientifica e tecnologica implica il bisogno di assumere come priorità essenziale il principio di uno sviluppo socio-eco sostenibile delle comunità, dei popoli e dell’umanità in relazione al preservazione della natura, dell’ambiente e di tutte le risorse naturali che facilitano la vita e la società come totalità della stessa natura. Traduzione di Federica Cresci