Colture transgeniche: la struttura della controversia

HUGH LACEY

Premessa

Lo sviluppo e l’uso sempre più diffuso dei prodotti transgenici (Ogm) danno origine a questioni etiche e sociali importanti, non solo rispetto al futuro dell’agricoltura, ma anche alla natura e alla maniera più appropriata di condurre la ricerca scientifica. Nella controversia sugli Ogm, un ampio spettro di opinioni, legate a differenti interessi, entra in gioco. Siccome alla base di questa controversia vi sono valori e modi di vita fondamentalmente opposti, molto di ciò che è alla base della disputa coinvolge rivendicazioni che sono ampiamente legate alla ricerca empirica - ad esempio, sui rischi derivanti dall’uso degli Ogm, e sul potenziale produttivo dei metodi agricoli alternativi. Frequentemente, quindi, tali rivendicazioni sono considerate non sulla base dei risultati delle ricerche empiriche indipendenti e sistematiche, ma in funzione del ruolo che svolgono nel legittimare gli interessi dei propri difensori. La conseguenza è che la discussione tende a diventare, nelle parole di Marcelo Leite, scontro tra ‘fondamentalismi opposti” (Leite 2000; 2007) invece di dialogo aperto, basato su argomentazioni razionali e ricerca empirica. Nei miei libri recenti sulla filosofia della scienza (Lacey 1998, 1999, 2005, 2008), ho sviluppato un’analisi generale dell’interazione tra la ricerca scientifica e i valori etici e sociali, che ci aiuta a interpretare la struttura della controversia sugli Ogm, e sull’interazione delle questioni etiche, questioni aperte alla ricerca scientifica, e delle questioni riguardanti la natura della ricerca scientifica. Quando la struttura della controversia fosse così chiarita, saremmo più preparati a discutere se esiste la possibilità della riconciliazione, per identificare quali sono i topici della disputa che possono essere diretti alla ricerca scientifica (e a che tipo di ricerca), e porre questioni sulle forme della agricoltura che devono essere appoggiate in una società democratica - e, pertanto, andare al di là dello scontro tra fondamentalismi.

1. Supposizioni-chiave degli argomenti pro e contro l’implementazione immediata degli Ogm

La mia proposta è di identificare le supposizioni che svolgono dei ruoli-chiave negli argomenti pro e contro la legittimazione (e l’importanza) dello sviluppo, dell’implementazione e dell’utilizzo intensivo, ampio e immediato degli Ogm nelle pratiche agricole. L’argomento contro che considero è provvisorio. Riconosce la necessità di realizzare più ricerca empirica prima di assumere una posizione definitiva, e la possibilità (in assenza di studi definitivi) che l’uso per lo meno di alcuni Ogm potrebbe essere accettato come legittimo in determinate circostanze. Inoltre, non si tratta di un argomento contro la biotecnologia in generale, perché riconosce il valore di alcune tecniche biotecnologiche, ad esempio, dell’analisi genomica come processo ausiliare nella selezione delle sementi per creare nuove varietà di colture. Positivamente, l’argomento enfatizza le alternative che non usano Ogm (per esempio, la agro-ecologia) e la necessità urgente e prioritaria di investigare rigorosamente il suo potenziale produttivo. È compatibile, inoltre, con la continuazione, ma non la priorità, della ricerca e dello sviluppo degli Ogm, e forse con il loro utilizzo al momento su piccola scala per risolvere difficoltà specifiche che fino ad ora non hanno altra soluzione. Esistono anche altri argomenti contro con conclusioni più radicali, e altri argomenti pro con conclusioni più modeste (per esempio, in favore del diritto di un produttore di usare gli Ogm se volesse) che meritano più discussione. L’argomento pro normalmente rivendica il sostegno dell’autorità scientifica. Esistono alcune versioni, con differenti enfasi, provenienti dai rappresentanti dell’agrobusiness multinazionale, dalle istituzioni internazionali di ricerca con interessi suppostamente “umanitari” legati al CGIAR (Gruppo di Consultazione per la Ricerca Agricola Internazionale), da governi e giornali che appoggiano politiche neoliberiste, e di molti biologi molecolari e organizzazioni scientifiche. L’argomento contro che considero si ritrova principalmente nel pensiero associato ai movimenti dei piccoli produttori e lavoratori rurali poveri, come quelli che partecipano al Forum Mondiale Sociale, risaltando la importanza dei metodi alternativi di produzione agricola tali come l’agro-ecologia (vedi EMBRAPA 2006), e che, in Brasile, lottano per la riforma agraria ed enfatizzano i metodi di agricoltura che utilizzano (e proteggono) la straordinaria biodiversità esistente in Brasile.2 Presento qui due insiemi di supposizioni in conflitto: per ogni supposizione pro ne enuncio una contro.

Strategie per la ricerca agronomica P1 Gli sviluppi degli Ogm - come gli sviluppi della biotecnologia medica, delle comunicazioni, delle scienze dell’informazione e altre tecno-scienze - sono informati per casi esemplari di conoscenza scientifica “moderna”, cioè conoscenza ottenuta in ricerche realizzate in base a strategie3 che fanno parte di (quello che in Lacey 2006b definisco) l’approccio decontestualizzato, che restringono le teorie (ipotesi) investigate a quelle che potrebbero rappresentare le strutture, i processi e le interazioni soggiacenti di fenomeni (ad esempio sementi e colture) e le leggi che li governano, in dissociazione dai loto contesti che coinvolgono esperienza umana e relazioni sociali e ecologici, e dai loro legami con i valori; gli Ogm sono esempi di sviluppi tecnoscientifici, che sono la principale origine del miglioramento delle pratiche agricole e (più generalmente) della soddisfazione delle necessità umane.

C1 Il tipo di conoscenza ottenuto dentro l’approccio decontestualizzato è incompleto e non può inglobare le possibilità di agro-ecosistemi sostenibili, nemmeno i possibili effetti dell’uso degli Ogm sull’ambiente, le persone e l’organizzazione sociale; per investigare tali questioni, è necessario adottare altre strategie, che non operino una dissociazione dai contesti umani, sociali ed ecologici.

Benefici P2 Sono grandi i benefici dell’uso degli Ogm nell’attualità e aumenteranno molto con i progressi futuri, tra i quali la promessa di raccolti transgenici con qualità nutritive maggiori che possano essere coltivati in paesi poveri in sviluppo (il “riso dorato” è quello più discusso - vedere Lacey, 2006a: cap. 3), di modo che gli Ogm avrebbero una funzione rilevante nella diminuzione della fame e della denutrizione. Se queste promesse si realizzeranno, i benefici degli Ogm si distribuiranno equamente così da soddisfare gli interessi e migliorare le pratiche agronomiche, qualunque siano i valori dei gruppi che li utilizzano.

C2 I benefici che si associano attualmente all’uso degli Ogm riflettono i valori etico-sociali dell’agrobusiness, dei grandi proprietari rurali e di altri beneficiari del mercato globalizzato e, inoltre, sono relativamente pochi e confinati in grande misura a questi settori, non estendendosi ai piccoli agricoltori del mondo in via di sviluppo (nemmeno agli agricoltori organici delle società industriali avanzate); oltre a ciò, non ci si può fidare delle promesse che si fanno rispetto ai benefici futuri, in parte perché gli sviluppi degli Ogm riflettono gli interessi del mercato globalizzato, quello stesso sistema nel quale persiste la povertà e che causa la fame e la denutrizione.

Rischi P3 Gli Ogm attualmente raccolti, processati e consumati, e quelli previsti in futuro, non generano nessun rischio prevedibile alla salute umana o all’ambiente - così seri ed estesi da neutralizzare il valore legato ai benefici - che non possano essere monitorati e controllati grazie regolamenti responsabili.

C3 La supposizione di P3 non è sufficientemente confermata scientificamente; e, cosa più importante, i maggiori rischi per la salute umana e l’ambiente forse non sono generati da meccanismi biologici, ma dal contesto socioeconomico della ricerca e dello sviluppo degli Ogm e dai meccanismi correlati, tali come le concessioni dei diritti di proprietà intellettuale sulle sementi transgeniche.

Alternative P4 Non ci sono alternative per sostituire la tendenza predominante dell’utilizzo degli Ogm che non incorrano in rischi inaccettabili (p. es. non produrre cibo sufficiente per alimentare e nutrire la popolazione mondiale), e che possano generare maggiori benefici quanto a produttività, sostenibilità e soddisfazione dalle necessità umane - “Gli Ogm sono necessari per alimentare il mondo”.

C4 Sono in via di sviluppo metodi agro-ecologici (e altri metodi alternativi) che generano raccolti altamente produttivi e relativamente liberi da rischi, e promuovono agro-ecosistemi sostenibili, utilizzando e proteggendo la biodiversità, e contribuendo all’emancipazione sociale delle comunità povere; oltre a questo, i dati indicano fortemente che tali metodi garantiscono che le popolazioni rurali dei paesi poveri siano ben alimentate, eliminando la fame e la denutrizione attuali.

Come abbiamo visto, ognuna delle argomentazioni viste legittima una forma di agricoltura: la argomentazione pro, gli usi già diffusi degli Ogm, così come nuovi usi, tanto vicini quanto possibili; la argomentazione contro, un’enfasi crescente sull’agro-ecologia (e altri approcci con obiettivi somiglianti). Al parlare di legittimazione, entriamo nel dominio dei valori. La controversia non è sulla efficacia degli Ogm attualmente in uso - che sembrano funzionare d’accordo con le promesse dei suoi “inventori”: le piante provenienti dalle sementi RoundUp Ready, ad esempio, sono di fatto resistenti all’erbicida RoundUp. Nonostante le questioni sull’efficacia, in questo senso, siano situate nel campo di competenza della biologia molecolare e dell’ingegneria genetica, la efficacia non è la stessa cosa dell’efficienza - che a che fare con la legittimazione.

2. La funzione dei valori sociali nella controversia

Le due argomentazioni, e le differenti forme di agricoltura che rappresentano, tendono ad associarsi a prospettive di valore fondamentalmente differenti. L’argomentazione pro si lega a valori che integrano le istituzioni e le pratiche attuali del mercato globale, come ad esempio: l’individualismo, la proprietà privata e i profitti, il mercato, le esportazioni, l’iniziativa privata, la commercializzazione, la libertà individuale e l’efficienza economica, le leggi che favoriscono il passaggio dei capitali attraverso le frontiere, la democrazia parlamentale formale, il primato dei diritti civili e politici. L’argomentazione contro si lega ai valori della sostenibilità ambientale, della protezione della biodiversità, della cautela nel trattamento dei rischi per la salute, e anche - specialmente a causa del fatto che i metodi agro ecologici sono in continuità con quelli tradizionali, basati sulla conoscenza tradizionale locale - ai valori della “partecipazione popolare”. Tali valori, in sintesi, e in contrasto, item per item, con la lista precedente, sono i seguenti: la solidarietà in equilibrio con l’autonomia individuale, i beni sociali, il benessere collettivo, l’emancipazione umana, il rafforzamento della pluralità e della diversità dei valori, l’alta priorità attribuita ai diritti dei poveri, la democrazia arricchita da meccanismi partecipativi, e un equilibrio appropriato dei diritti civili e politici con i diritti economici, sociali e culturali. Anche l’argomentazione pro si basa su un insieme di valori sociali, che denomino i valori del progresso tecnologico (vedere Lacey 1998, 1999, 2008). Questi valori si riferiscono a modi specificamente moderni di valorizzare il controllo degli oggetti naturali, rispetto alla estensione del controllo, alla loro centralità nella vita quotidiana, e non sono sistematicamente subordinati ad altri valori etici e sociali. Così, ad esempio, il tipo di rottura ecologica e sociale causata da molte innovazioni tecno-scientifiche è visto semplicemente come ‘il prezzo del progresso’. Questi coinvolgono anche il senso profondo del fatto che il controllo è il principale comportamento umano in relazione agli oggetti naturali; di modo che si valorizza intensamente l’espansione a sempre più sfere della vita delle tecnologie avanzate, e come maniera di risolvere sempre più problemi, inclusi quelli di salute e ambientali generati dalle innovazioni tecnologiche stesse. Naturalmente, quelli che adottano gli argomenti contro valorizzano il controllo delle pratiche agricole, tra i quali la produttività è uno degli obiettivi principali. Ma, per essi, il controllo è subordinato ai valori della sostenibilità ambientale, della preservazione della biodiversità e del rafforzamento della comunità, dell’emancipazione sociale, e della partecipazione popolare. I valori sono parte integrante della controversia sugli Ogm, e le due argomentazioni si legano, rispettivamente, a visioni etiche radicalmente differenti e incompatibili. Alcuni dei presupposti degli stessi argomenti riflettono direttamente i vari valori. Ad esempio, la concezione secondo la quale la scienza orientata allo sviluppo degli Ogm ha un carattere esemplare (P1) è rafforzata dal successo delle applicazioni tecno-scientifiche nella promuovere l’incorporazione sociale profonda dei valori del progresso tecnologico (Lacey 1998, 1999, 2008). A questo livello, può sembrare una controversia non passibile di soluzione razionale, e che l’opposizione agli Ogm non è che una resistenza al progresso tecnoscientifico e economico, e alla naturali tendenze del mondo contemporaneo.

3. La funzione della ricerca empirica nella controversia

Tale apparenza, inoltre, deriva dalla scarsa considerazione del fatto che i problemi soggetti alla ricerca empirica sono coinvolti per lo meno nei punti 3 e 4 (del §2 sopra). La visione etica non basta a legittimare una o l’altra posizione nell’uso degli Ogm, indipendentemente da quali delle alternative nei punti 3 e 4 siano veritiere. Oltre a questo, suggerisco che in questi punti, e nella ricerca che può essere generata rispetto a questi, si trova la possibile chiave per risolvere la controversia. Si possono identificare tipi di ricerca i cui risultati siano rilevanti per ambedue i lati? Diverse difficoltà sono presenti. I presupposti P3 e P4 possono essere parafrasati rispettivamente nei seguenti termini: “Non ci sono rischi...” e “Non c’è alternativa...”. La stessa forma grammaticale e logica di queste proposizioni crea difficoltà alla formulazione dei progetti di ricerca appropriati. Questo perché l’evidenza a loro favore corrisponde alla mancanza di evidenza contro di essi: la carenza di prove dell’esistenza di rischi, e di alternative. Ma tale carenza fornisce sostegno empirico per le proposizioni nel momento in cui la ricerca adeguata e sufficiente fosse realizzata.

Non ci sono rischi Consideriamo P3. I difensori affermano e i critici negano che la ricerca adeguata e sufficiente già sia stata realizzata. Cosa vuol dire “sufficiente”, e a chi spetta l’onere della prova? Questo dipende da quali saranno le conseguenze etiche coinvolte, e di quanto tempo si può aspettare prima che emergano i rischi potenziali. Dati i valori che adottano, i critici sperano, a ragione, che modelli più elevati di test siano usati per avallare le proposte, mentre i difensori attribuiscono l’onere della prova ai critici - un onere che può essere impossibile da assumere considerando il modo in cui la ricerca scientifica è istituzionalizzata, una volta che a maggioranza dalle ricerche sugli Ogm è controllata dall’agrobusiness. Così, i critici e i difensori sottoscrivono rispettivamente ‘il principio della precauzione’ e il ‘principio dell’equivalenza sostanziale’ tra gli Ogm e le colture convenzionali. L’idea basica del principio di precauzione può essere espressa così: è legittimo per un paese proibire l’uso o l’importazione di una tecnologia (e i suoi prodotti) con l’obiettivo di guadagnare tempo per studiare i rischi, anche non avendo indicazioni scientifiche definitive della loro esistenza. Il principio di precauzione attribuisce l’onere della prova al produttore della nuova tecnologia, a cui tocca dimostrare l’assenza di rischi significativi nel suo uso (v. Lacey 2006b). Il principio di equivalenza sostanziale (discusso criticamente in Mariconda & Ramos 2003) - semplificando un po’ - propone che le proteine prodotte dalle piante transgeniche (per esempio, la soia) sono le stesse (hanno la stessa composizione chimica) di quelle prodotte da piante convenzionali, e che pertanto le colture transgeniche sono tanto sicure quanto quelle convenzionali. L’uso dei metodi Ogm deve essere considerato tanto legittimo quanto quello dei metodi tradizionali, per lo meno fintanto che qualcuno non presenti una prova esplicita in contrario. Lo scontro sembra inevitabile. I critici, però, mettono in questione non solo la sufficienza dei dati disponibili per confermare P3, ma anche la loro adeguatezza. Questo perché l’analisi del rischio fatta d’accordo con i regolamenti usati in molti paesi e sostenuta dalle organizzazioni internazionali del commercio considera solo i rischi potenziali derivanti da meccanismi biologici, chimici e fisici, e non quelli legati a fattori socioeconomici (in accordo con il privilegio concesso alla ricerca intrapresa all’interno dell’approccio decontestualizzato in P1). In questa prospettiva, le sementi transgeniche sono considerate solo in qualità di oggetti biologici e non come merci, evitando così di considerare una fonte importante di rischi - p. es., rischi a lungo termine derivanti dalle monocolture, dall’inquinamento genetico di altre proprietà che potrebbe minacciare la sopravvivenza dei grandi centri di biodiversità nei quali si trovano le varietà native delle colture agricole essenziali per l’alimentazione della popolazione mondiale, dalla esclusione del piccolo produttore, dalla monopolizzazione della produzione degli alimenti, dal rafforzamento del sistema socioeconomico che sostenta la disuguaglianza e, pertanto, la povertà, con le sue conseguenze, tali come la fame e la denutrizione. La conferma di P3, dipende non tanto da più ricerca (dello stesso tipo di quella intrapresa nella analisi modello dei rischi); ma, in maniera diversa dalle ricerche condotte all’interno dell’approccio decontestualizzato, da ricerche realizzate secondo strategie che non dissociano le pratiche agricole dal contesto sociale. Curiosamente, gran parte della controversia pubblica sugli Ogm tende a incidere principalmente su P3 - come se fosse il presupposto di quasi tutte le conferme scientifiche, dimostrando che l’uso adeguatamente regolamentato degli Ogm è sufficientemente libero da rischi. Invece, non si possono separare le evidenze pro e contro P3 da quelle pro e contro P4. Di fatto, P4 è la supposizione più fondamentale. Se le evidenze dimostrassero convincentemente che gli Ogm sono l’unico modo di alimentare il mondo allora, con certezza, un certo livello di effetti collaterali dannosi derivanti dal loro uso dovrebbe essere tollerato. Inversamente, se la evidenza dimostrasse il potenziale produttivo delle alternative all’uso degli Ogm, l’appello a P3 non sarebbe sufficiente per legittimare lo sviluppo, l’implementazione e la diffusione ampia degli Ogm nelle pratiche agricole, così come l’enfasi sugli Ogm nella ricerca agronomica. Al massimo - e questa non è una conclusione triviale - ciò potrebbe contribuire a legittimare gli Ogm come una opzione tra le altre a disposizione degli agricoltori.

Non ci sono alternative Il test di P4 presenta alcune difficoltà. La stessa ricerca diretta alle possibilità tecniche degli Ogm non può giungere a una conclusione su P4, perché richiede anche di considerare le accuse fatte in C4 sull’agro-ecologia. Questo tipo di test non può essere eseguito con il tipo di ricerca che utilizza solo le strategie dell’approccio decontestualizzato. Questo perché l’agro-ecologia (e l’agricoltura organica) si presentano come un’alternativa informata per un tipo di conoscenza scientifica ottenuta per mezzo di un procedimento empirico sistematico che non compie una dissociazione delle dimensioni ecologiche e sociali della produzione agricola, che invece avviene all’interno dell’approccio decontestualizzato - l’agro-ecologia investiga agro-ecosistemi con il fine di migliorare simultaneamente la produttività, la integrità ecologica, la preservazione e l’utilizzo della biodiversità, e il rafforzamento dei piccoli produttori e delle comunità rurali e dei loro valori culturali (EMBRAPA 2006; Altieri 1998). Testare P4 richiede, conseguentemente, che la ricerca scientifica non sia limitata a ciò che è considerato esemplare in P1. Sono necessari tipi differenti di ricerca scientifica affinché il potenziale dell’agro-ecologia sia empiricamente stimato - ricerca condotta secondo una varietà di strategie, incluse quelle agro-ecologiche, così come le strategie secondo le quali si realizzano ricerche per ottenere conoscenze sulle strutture soggiacenti e sulle leggi che regolano i fenomeni. I presupposti fatti in C4 costituiscono la chiave per un argomento forte contro la legittimazione della diffusione ampia degli Ogm in pratiche agricole. Forse a lungo termine gli Ogm potrebbero avere una funzione importante al lato di altri metodi, ma - al momento - non c’è necessità di utilizzarli. Altri approcci sono più promettenti, prevedendo rischi minori, e richiedono condizioni socioeconomiche che tendono a contribuire al soddisfacimento delle necessità delle popolazioni rurali dei paesi poveri. Sono approcci che tentano di eliminare le cause fondamentali dei problemi della povertà e della fame invece di proporre una “soluzione” tecnoscientifica per un aspetto dei problemi, senza considerarne le cause socioeconomiche e, pertanto, senza la comprensione necessaria a capire se una proposta tecnoscientifica innovatrice (ad esempio, il riso dorato) può contribuire a risolvere i problemi fondamentali.

Evidenze a favore delle promesse delle alternative agricole Credo sia molto interessante il fatto che gli adepti degli Ogm generalmente non tentino di contestare C4 e, così, non offrono evidenze empiriche a favore di P4. Nonostante ammettano una funzione complementare per le alternative, esse in generale sembrano presupporre che l’unica approccio alternativo rilevante è la agricoltura “convenzionale” che usa molti prodotti chimici e tossici. (Chiaramente, nel contesto di questa presupposizione, la questione del rischio è la più importante.) Essi semplicemente presuppongono che P4 sia ben provata, senza presentare una critica empirica dei limiti dalle alternative. A mio modo di vedere, c’è una mentalità, legata al sostegno dei valori del progresso scientifico, che causa la accettazione acritica di P1, e così rende difficile il riconoscimento della possibilità della ricerca scientifica intrapresa secondo una pluralità di strategie. Questa mentalità fa si che la C4, invece di essere studiata empiricamente, sia sottovalutata, o rigettata, come se i metodi agro-ecologici fossero reliquie del passato, e incapaci di un miglioramento per mezzo della ricerca scientifica. Invece, è essenziale nell’approccio scientifico che le proposizioni sui diversi fenomeni siano accettate solo alla luce dei risultati della ricerca empirica adeguata e rigorosa. Per accettare P4, è necessario confutare le evidenze presentate a favore di C4. I dati disponibili oggigiorno sostengono la promessa rappresentata dalle alternative agricole. Menzionerò solo alcuni esempi. (1) Miguel Altieri (1995; 1998) fornisce innumerevoli casi di successo dell’agro-ecologia. (2) Altair Machado e i suoi colleghi, a Rio de Janeiro, utilizzano i metodi del miglioramento partecipativo delle colture (participatory plant breeding) per creare varietà di miglio che tollerino suoli poveri di azoto - con la collaborazione dei piccoli produttori che selezionano e coltivano le nuove varietà (Machado & Fernandes 2001). (3) Una ricerca realizzata in Cina sulle coltivazioni di riso hanno dimostrato che “un approccio ecologico semplice di controllo delle malattie può essere utilizzato efficacemente e su grande scala per ottenere controlli ecologicamente corretti dei parassiti” senza perdita di produttività (in comparazione con le monocolture incentrate sull’uso intensivo di prodotti agrochimici) (Zhu, et al. 2000). (4) Le ricerche di David Tilman dimostrano che metodi di produzione basati sull’integrità ecologica non sono inferiori in produttività se comparati con i metodi “convenzionali” (Tilman 1998; 2000). La supposizione C4 ha forti radici empiriche. Alla luce di queste, specialmente in Brasile che possiede una biodiversità straordinaria (Guerra et al. 1998a; 1998b), c’è una necessità urgente di fare più ricerche scientifiche per studiare il potenziale produttivo di forme alternative di agricoltura e i suoi limiti. Nel caso contrario, la approvazione o la confutazione di P4 resta al di fuori dall’ambito della ricerca scientifica. Credo che il maggior rischio del progetto di sviluppo e impiego immediato e ampio degli Ogm nelle pratiche agricole sia quello di mantenere la sottovalutazione delle ricerche sui metodi agricoli alternativi e, di conseguenza, di indebolire o impedire lo sviluppo dell’agro-ecologia (e di altri approcci), senza la quale è probabile che la fame e la denutrizione in regioni rurali povere continui ad essere fuori controllo.

4. Etica e filosofia della scienza

Le dispute sui valori in gioco nella controversia sugli Ogm non si riducono alle differenze di opinione che potrebbero essere risolte definitivamente tramite la ricerca empirica. Ciò nonostante, le domande sulla legittimità dell’utilizzo intensivo e molto diffuso degli Ogm poggiano ora su proposte contraddittorie (P4 e C4) che sono aperte alla ricerca scientifica - una ricerca che ha bisogno di essere intrapresa secondo una varietà di strategie. Benché la necessità di una molteplicità di strategie nella ricerca scientifica non sia sempre accettata, essa è indispensabile per testare le accuse di P4 e C4, così come compromessi che concedano dei ruoli tanto per gli Ogm quanto per l’agro-ecologia, che oggi devono essere esaminati con serietà alla luce delle incertezze attuali sulla importanza del potenziale produttivo dell’agro-ecologia, e sui rischi dell’utilizzo degli Ogm. Per questa ragione ho affermato all’inizio che la controversia sugli Ogm suscita interrogativi sulla natura e il modo appropriato di intraprendere la ricerca scientifica. Qui, l’etica e la filosofia della scienza sono profondamente interrelate. Coloro che adottano i valori della “partecipazione popolare” hanno interesse nello sviluppare ricerche intraprese in base a strategie agro-ecologiche. Spero di aver chiarito che tali valori etici non sono gli unici motivi di interesse in tale ricerca. La stessa scienza ha interesse, perché è fondamentale per i suoi obiettivi che nessuna proposizione sul mondo - includendo quelle che hanno la forma “Non c’è...” - sia accettata sulla base dell’autorità della scienza, a meno che sia sottomessa con successo a test empirici rigorosi. La scienza ha questo interesse, anche se le circostanze necessarie per soddisfarlo (ad esempio, sostenere l’agro-ecologia in sviluppo) stessero in tensione con la pressione delle politiche e dei progetti neoliberisti, e anche se questa pressione possa essere considerata effettivamente irresistibile.

5. Variazioni su ‘Non c’è alternativa’

All’inizio dell’articolo osservavo che gli adepti degli Ogm in generale affermano che l’autorità della scienza sta dalla loro parte - che i critici sono, in qualche modo ‘anti-scientifici’; e molti scienziati e organizzazioni scientifiche approvano tali affermazioni. È chiaro che gli Ogm sono prodotti della ricerca tecnoscientifica, ma la questione della legittimazione non possono essere risolti solo sulla base di ricerche tecno-scientifiche. D’accordo con la mia argomentazione, la posizione genuinamente scientifica richiede la ricerca empirica (sistematica e rigorosa) delle supposizioni P4 e C4, rigettando la sottovalutazione di C4 e l’accettazione prematura di P4; e pertanto, in contrasto con la retorica degli adepti degli Ogm, sostiene C4 provvisoriamente (finché si aspettano risultati da ulteriori ricerche sulle possibilità degli approcci agricoli alternativi). L’autorità genuina della scienza non sostiene ora l’urgenza nello sviluppo e nella implementazione immediata e ampia degli Ogm. A mio modo di vedere, per dare enfasi a questa conclusione è importante divulgare i risultati delle ricerche sulla produttività delle alternative già discusse, e fare sempre riferimento a queste nella discussione pubblica sugli Ogm. I critici degli Ogm non devono temere i risultati della ricerca scientifica. In questo contesto è bene ricordare che gli Ogm sono stati introdotti nelle pratiche agricole, approssimativamente quindici anni fa, non in risposta a un risultato scientifico del tipo P4 sufficientemente provato, ma in funzione degli interessi dell’agrobusiness. Nonostante la retorica scientifica della quale l’argomentazione pro Ogm è impregnata, forse sia il sostentamento dei valori del capitale e del mercato che spiega (e, per i difensori, giustifica) la sua fiducia nella legittimazione della diffusione immediata e ampia degli Ogm. Forse la retorica scientifica (vuoi in maniera cosciente, vuoi incosciente) serve a occultare questa motivazione. Forse la chiave per molti dei difensori degli Ogm non è P4, ma invece: P4a Non ci sono alternative - dentro le tendenze del sistema socioeconomico basato sul capitale e sul mercato - che possono essere adottate per sostituire la tendenza predominante dell’utilizzo degli Ogm, senza incorrere in rischi inaccettabili (per esempio, non produrre cibo sufficiente per alimentare e nutrire la popolazione mondiale), e che possano portare a maggiori benefici quanto alla produttività, alla sostenibilità e alla soddisfazione delle necessità umane; e non ci sono alternative (con possibilità genuina di realizzazione) fuori da queste tendenze - una volta che essa tende a rovesciare le condizioni necessarie per la gestione e lo sviluppo delle alternative. Retoricamente P4a è molto potente. Viene presentata come la supposizione ‘realista’, e caratterizza le alternative come al di fuori della tendenza del mondo attuale e, così, senza la possibilità di avere nessuna funzione nella società del futuro, e come non meritoria di considerazione, essendo motivate solo dalla resistenza futile e ‘irresponsabile’ al ‘progresso’, la cui dinamica, nel momento storico attuale, riflette i movimenti del capitale e gli interessi del mercato, che non permettono (o tollerano) resistenza alcuna. Questo contribuisce a spiegare perché è tanto difficile coinvolgere i difensori degli Ogm nella ricerca empirica di P3 e P4 per ciò che si riferisce alle relazioni socio-economiche. È difficile dialogare su P4a, che rappresenta un aspetto fondamentale dell’auto-comprensione del progetto neoliberista, sostenuto (in parte) non solo dalla assimilazione profonda dei valori neoliberisti da parte delle istituzioni contemporanee, ma anche dall’uso del loro potere economico e politico nel tentativo, sempre rinnovato, di controllare gli spazi socioeconomici del mondo. La funzione di P4a contribuisce a spiegare anche perché molti scienziati che adottano una posizione critica in relazione agli usi attuali degli Ogm introdotti dalle imprese dell’agrobusiness focalizzano la questione: (1) ‘Come gli Ogm possono essere sviluppati e utilizzati per servire gli interessi dei piccoli produttori poveri?’ e non la domanda più generale: (2) ‘Come la ricerca agricola può essere condotta, e secondo quali strategie, per meglio servire gli interessi di questi produttori?’ Essi concedono una preferenza agli Ogm a priori, e non come la conclusione di ricerche che danno risposte a un insieme più ampio di questioni. Ciò nonostante P4a è passibile di ricerca empirica (vedere Lacey 2006: Cap. 6). Quanto a questo, voglio limitarmi a dire che la confutazione dell’ultima clausola di P4a dipenderebbe (in parte) dalla possibilità di creare spazi per lo sviluppo delle alternative all’interno del sistema predominante del mercato, e che questo non può accadere senza la ricerca empirica di possibilità suppostamente non-realizzabili all’interno del contesto prevalente, possibilità che potrebbero essere identificate per mezzo di una ricerca focalizzata sulla domanda (2) del paragrafo precedente. Nelle discussioni sugli Ogm che avvengono in Brasile, si possono udire altre variazioni (Araujo 2001a, 2001b) la cui plausibilità dipende dall’accettazione di P4a. Una di esse afferma tassativamente che è un dato di fatto che gli Ogm sono ormai indispensabili nelle pratiche agricole, così tanto da non potervi essere ormai un cambiamento di direzione, e che le cosiddette alternative sono solo il frutto di una nostalgia di antiche abitudini. ‘Non c’è ritorno al passato’, si afferma - come se questa fosse la proposta dei difensori di C4. Possiamo formulare questa affermazione: P4b Non ci sono forme alternative di agricoltura che possano essere adottate al posto di quelle basate sull’uso degli Ogm senza creare rischi inaccettabili (per esempio, che non si possa produrre cibo sufficiente per alimentare e nutrire la crescente popolazione mondiale), e in relazione alle quali ci sia una ragionevole aspettativa sui maggiori benefici quanto alla produttività, sostenibilità e soddisfazione delle necessità umane, poiché è un dato di fatto, senza possibilità di tornare indietro, che gli Ogm sono diventati una componente fondamentale delle pratiche agricole più avanzati; la cosiddetta promessa dalle alternative proposte riflette solo un desiderio poco realistico di un ritorno al passato (o una estrapolazione indebita di forme di agricoltura di piccola scala). Una seconda variazione enfatizza la funzione importante delle esportazioni dei prodotti agricoli per l’economia brasiliana. P4c Non ci sono forme alternative di agricoltura che possano essere adottate al posto di quelle basate sull’uso degli Ogm senza creare rischi inaccettabili (per esempio, che non si possa produrre cibo sufficiente per alimentare e nutrire la crescente popolazione mondiale, o non essere capaci di mantenere e aumentare la produttività delle colture essenziali per l’economia brasiliana destinata all’esportazione), e in relazione alle quali ci sia una aspettativa ragionevole su maggiori benefici quanto a produttività, sostenibilità e soddisfazione dalle necessità umane. Mi sono chiesto quali sarebbero le evidenze che giustificherebbero P4c, una volta che la produttività della soia convenzionale in Brasile divenisse più alta di quella della soia (per la maggior parte transgenica) negli Stati Uniti, che le esportazioni continuassero a crescere rapidamente, e che il grande mercato europeo preferisse i prodotti non-transgenici. Forse esiste una percezione, magari basata su P4a, del fatto che la mutazione delle preferenze europee sia solo questione di tempo, e che la discriminazione del mercato si orienterà contro i prodotti non transgenici. Tale percezione può essere anche basata su P2; reportage giornalistici sembrano indicare che un gran numero di agricoltori del Rio Grande do Sul si aspettano guadagni elevati dalle loro colture di soia basate su sementi contrabbandate dall’Argentina. Può anche esserci una percezione sul fatto che è inevitabile che le pratiche agricole del futuro siano basate sugli ultimi sviluppi della tecnoscienza. Così, in parallelo con P4a, e considerando la funzione che le innovazioni tecno-scientifiche svolgono nel rafforzamento del sistema del capitale e del mercato: P4d. Non ci sono forme alternative di agricoltura - basata sugli sviluppi recenti (e futuri) della tecnoscienza - che possano essere adottate al posto di quelle basate sull’uso degli Ogm senza creare rischi inaccettabili (ad esempio, che non si possa produrre cibo sufficiente per alimentare e nutrire la crescente popolazione mondiale), e in relazione alle quali ci sia una ragionevole aspettativa sui maggiori benefici quanto a produttività, sostenibilità e soddisfazione dalle necessità umane; e solo pratiche agricole basate sulla tecnoscienza rimarranno viabili nel futuro (eccetto in piccole nicchie speciali). P4d è rafforzato da una variazione, che sostiene che l’impiego degli Ogm da parte degli agricoltori sia necessaria per il rafforzamento della ricerca scientifica brasiliana. P4e Non ci sono forme alternative di agricoltura che possano essere adottate al posto di quelle basate sull’uso degli Ogm senza creare rischi inaccettabili (per esempio che non si possa produrre cibo sufficiente per alimentare e nutrire la crescente popolazione mondiale, o creare barriere per lo sviluppo della scienza - della ricerca e dello sviluppo della tecnoscienza - nel paese), e in relazione alle quali ci sia una ragionevole aspettativa sui maggiori benefici quanto alla produttività, alla sostenibilità e alla soddisfazione dalle necessità umane. Si afferma con frequenza che le principali istituzioni scientifiche, e quelle responsabili del loro finanziamento (CNPq, FAPESP, MCT), decideranno di dare priorità alla ricerca biotecnologica (tanto in agricoltura quanto nella medicina) per due ragioni interrelate: (i) In quest’area della ricerca il Brasile può essere competitivo internazionalmente; se sostenuta in maniera prioritaria, la ricerca di punta può essere rafforzata. (ii) La ricerca biotecnologica genererà scoperte brevettabili; l’ottenimento di brevetti genererà una riduzione dei prezzi dei prodotti agricoli nel paese, e, la cosa più importante, permetterà lo sviluppo della tecnologia transgenica appropriata alle condizioni del paese, diminuendo la dipendenza dalle istituzioni straniere - e contribuendo così all’economia brasiliana. Affinché questo succeda, è necessario che ci sia una connessione stretta tra la ricerca scientifica e l’applicazione tecnologica. La liberazione degli Ogm per uso immediato da parte degli agricoltori serve questi due interessi - quello scientifico e quello economico - che stanno plasmando le forme attuali dello sviluppo in Brasile. In questo contesto, è naturale interpretare C4, così come le altre espressioni dell’opposizione alla liberalizzazione immediata dell’uso degli Ogm, come contrarie allo sviluppo della scienza brasiliana. Ma tale posizione può essere difesa solo sulla base di P1 o P4a. Per concludere, voglio reiterare due punti: primo, il fatto che oggi giorno gli Ogm (con poche eccezioni) sono non solo entità biologiche, ma anche merci, e che questo deve essere preso in considerazione nella ricerca empirica sui rischi e sulle alternative. Secondo, l’importanza della ricerca sulle alternative agricole e la divulgazione dei suoi risultati - ai fini di sfidare (a) l’affermazione alla base della legittimazione scientifica dell’uso ampio e immediato degli Ogm e (b) di rafforzare le condizioni necessarie ad una agricoltura capace di rispondere alle necessità delle comunità rurali povere e, così, non dominata dalle istituzioni del capitale e del mercato.

Riferimenti bibliografici

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Swarthmore College / Associazione Filosofica ‘Scientiae Studia’, San Paolo

Questo articolo contiene alcuni dei materiali pubblicati in Lacey (2006a).

Vedere, p. es., il sito della AS-PTA: Assessoria e serviços a Projetos em Agricultura Alternativa, http://www.aspta.org.br.

Sulla nozione di ‘strategia’, i vari tipi di strategie, e la possibilità de un pluralismo strategico que permette un ruolo per strategie (p. ee., quelle della ricerca in agroecologia) che non fanno parte dell’approccio decontestualizzato, vedere Lacey 1999, 2008.