INVITO ALLA LETTURA

Che Guevara e i problemi economici della transizione

Il 14 marzo 1965 Guevara torna a Cuba da un importante viaggio in Africa, ed entra in clandestinità. Ad aprile, con il nome di battaglia di Tatù, guida una missione internazionale in Congo. A dicembre 1965 Guevara torna segretamente a Cuba e il 3 novembre 1966 arriva in Bolivia affiancandosi ad altri guerriglieri cubani per dar vita ad un distaccamento guerrigliero. Il 9 ottobre 1967 Guevara viene assassinato per ordine del Governo USA e dei suoi alleati del Governo boliviano. Sono passati quaranta anni dalla morte di Ernesto Che Guevara, assassinio compiuto su ordine diretto degli Stati Uniti, eppure quella figura, divenuta mito, non solo non è stata dimenticata ma è ancora una minaccia per i mandanti di quell’omicidio ed una speranza per i popoli oppressi, oggi molto più numerosi di allora e con ancora meno speranze. Tanto forte è stata ed è quella figura da essersi dimostrata incancellabile. Naturalmente l’immagine che rimane impressa nella mente è quella dell’eroe guerrigliero che aveva vinto a Cuba con la rivoluzione e che con le sue scelte contribuiva a portare avanti il processo rivoluzionario mondiale. È l’immagine che viene stampata sulle bandiere rosse, che viene riprodotta anche da chi non si ritiene comunista e che troviamo ancora in tante battaglie internazionaliste e non solo. Questa mitizzazione rischia però di dare ad un rivoluzionario, armato non solo di fucile ma anche di una solida ideologia materialista e marxista, un’ aurea idealista e romantica che poco si confà alla concreta storia di Guevara e che, nella nostra società e cultura, rischia di trasformarlo in un gadget tra gli altri, anzi è proprio questo il modo con cui si tenta di eliminare quei contenuti forti ai quali rimanda quella immagine. Ed allora nel ricordare quell’avanguardia rivoluzionaria non si può farlo solo narrando le sue gesta nella vittoriosa rivoluzione cubana, o in Africa oppure in America Latina, il campo di battaglia dove ha lasciato la vita, ma recuperando a tutto tondo la sua attività rivoluzionaria che ha operato anche nel campo della costruzione materiale del socialismo quando a Cuba ha ricoperto la carica di Ministro dell’Industria; quando ha dovuto misurarsi con i problemi della trasformazione di una economia capitalistica subordinata; quando ha dovuto sostenere il confronto sulle scelte economiche anche diversificando la sua azione dall’esperienza della Unione Sovietica che era, ancora in quegli anni, l’unico esempio di economia funzionante considerata fuori dal mercato capitalista e dai suoi stringenti e “oggettivi” meccanismi. Sul grande e importante dibattito avvenuto nei primi anni 60 a Cuba relativo alle questioni politico-economico centrali nella transizione dal capitalismo al socialismo, questioni ancora aperte e di grande attualità vi è stata negli anni una scarsa informazione e non solo in Italia, accompagnata a volte da una sorta di ritrosia ad affrontare temi così delicati ed importanti, che presuppongono anche critiche a quanto avvenuto nei processi di costruzione del socialismo realizzato. Ecco perché uno dei compiti fondamentali di questo libro è quello di tentare, tra le altre cose, di dimostrare l’attualità dei contenuti delle questioni della transizione e per far ciò in primo luogo bisogna fare chiarezza sulle dinamiche reali del confronto di questo grande dibattito avvenuto a Cuba nei primi anni 60 tra posizioni differenti, ma dialoganti, sui problemi politici-economici della transizione. Parlare ora di Ernesto Che Guevara significa, dunque, soprattutto ed oltre l’immaginario collettivo, parlare di come ha affrontato quei problemi di costruzione di un’altra economia e di un’altra società, di come può avere elaborato concetti ed ipotesi di azione, giusti ma anche errati; in sostanza di come realmente, concretamente e fuori da ogni retorica ha operato misurandosi con il problema che il mondo va cambiato e non solo interpretato, come troppo spesso ora avviene.

* Biologo-Ecologo e Consigliere del direttivo del WWF Campania.