Campagna Peruviana contro ALCA e il TLC
La Campagna Peruviana contro l’ALCA e il TLC, è un’iniziativa delle organizzazioni sociali, sindacali, professionali, delle reti e delle Ong, che stanno promuovendo un’ampia alleanza strategica con tutti i settori sociali per incidere sui negoziati del Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti. Questo accordo commerciale penalizzerà la vita e i diritti delle persone; in particolare i piccoli produttori, le Comunità Contadine e la microimpresa, che sono i settori più vulnerabili dell’economia del paese. Per questo, la Campagna propone la costruzione di strategie comuni in Perù e in America Latina, tramite le quali sviluppare un insieme di azioni di diffusione, potenziamento e incidenza politica a livello nazionale.
Volontà politica, trasparenza e autodeterminazione nell’ambito delle negoziazioni con gli Stati Uniti.
Dal 18 Maggio, i governi del Perù e degli Stati Uniti hanno realizzato quattro rounds di trattative; che si stanno svolgendo in segreto, senza testi di negoziazione aperti al pubblico, senza la piena partecipazione diretta della società civile organizzata. La cosiddetta “Stanza a fianco”, entra in funzione ogni volta che si stabilisce un round di trattative, nel quale vengono recepite solo le informazioni che sono state previamente selezionate dai due governi. Pertanto la popolazione peruviana, il settore agroalimentare, le comunità contadine, la piccola impresa, il settore del lavoro, i professionisti, le donne e gli studenti hanno una scarsa informazione.
Il ministro Alfredo Ferrero e il negoziatore Pablo de la Flor non hanno informato i cittadini del Perù sul bilancio reale del processo di negoziazioni del TLC con gli Stati Uniti, né hanno illustrato i costi e i benefici per il paese. La popolazione peruviana non è stata informata sui vantaggi e gli svantaggi che trarrà dal TLC; né sulle concessioni e gli accordi che i negoziatori stanno realizzando. Questo avviene nonostante il governo peruviano abbia l’obbligo di presentare un comunicato sulle proposte e le petizioni avanzate dai negoziatori, in udienze pubbliche a Lima e in tutte le regioni.
Nelle trattative non esiste trasparenza, e il governo peruviano non sta negoziando in piena autonomia gli interessi del paese, in difesa della produzione nazionale, come è dimostrato dal fatto che per firmare il TLC gli USA esigono che si risolva previamente il caso dei processi alle imprese nord-americane; i negoziatori peruviani hanno accettato che i sussidi erogati dagli Stati Uniti alle imprese agricole non siano discussi nell’ambito del TLC. I negoziatori peruviani sviluppano strategie per favorire alcune imprese esportatrici, sacrificando la produzione agricola che proviene dal mercato interno. Allo stesso tempo, nelle negoziazioni non si considerano le grandi differenze tra il nostro paese e la superpotenza. Tutto ciò dimostra che chi pone le condizioni e le regole in forma verticale sono gli Stati Uniti.
I negoziatori americani agiscono su autorizzazione del Congresso e nell’ambito di un quadro normativo che regola i temi e i margini di trattativa del TLC. Al contrario, i negoziatori peruviani non agiscono sulla base di nessuna autorizzazione, né all’interno di un quadro giuridico che disciplini le negoziazioni. Il Congresso della Repubblica Peruviana dovrebbe essere più attivo nel suo ruolo di controllore nell’ambito dei negoziati del TLC.
È vergognoso che il negoziatore peruviano numero due, Angell Besones, riguardo il tema della proprietà intellettuale (medicinali) abbia cambiato squadra nel pieno svolgimento dei negoziati. A metà del primo tempo, ha sostituto la maglia nazionale con quella di una trasnazionale produttrice di medicinali (Pfizer). Questo è un fatto grave che esprime la fragilità della Squadra Negoziatrice Peruviana, che si pone in una posizione estremamente vulnerabile nei confronti degli Stati Uniti. Un altro caso di trasformismo è quello del Ministro dell’Energia e delle Miniere Jaime Quijandria, che sta per passare all’équipe della Banca Mondiale
Gli Stati Uniti vogliono andare aldilà degli standards internazionali di protezione della proprietà intellettuale e hanno insistito per ottenere l’inclusione di regole che minacciano l’accesso ai medicinali di base. Queste regole violano l’accordo raggiunto nella Quarta Conferenza Ministeriale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), Doha 2001, nella quale fu redatta la “Dichiarazione Ministeriale sugli Aspetti dei Diritti della Proprietà Intellettuale relativi al Commercio” (ADPIC), che sancisce categoricamente il rispetto e la protezione della salute pubblica al momento della sua applicazione. La Dichiarazione afferma il diritto dei paesi a fare uso di misure di salvaguardia (ad es. licenze obbligatorie o importazioni parallele) per superare le barriere alle importazioni che possono risultare dall’uso dei brevetti. Gli Stati Uniti stanno cercando di ottenere l’approvazione di misure protezioniste, nel TLC, per impedire l’ingresso di medicinali generici nel mercato, la cui commercializzazione ridurrebbe considerevolmente il prezzo dei medicinali. Dodici esponenti del Congresso degli Stati Uniti hanno offerto il proprio sostegno alla dichiarazione di Doha sulla difesa della salute.
LA CAMPAGNA PERUVIANA CONTRO L’ALCA E IL TLC- Date le considerazioni di cui sopra, consideriamo che:
1. Il Congresso della Repubblica e l’Esecutivo devono assumere ruoli sovrani che implichino la difesa della produzione nazionale e dell’industria peruviana. Pertanto, il Congresso deve assumere il ruolo normativo e di controllo nelle negoziazioni del Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti. Il potere legislativo non può essere estraneo alla discussione e all’approvazione degli aspetti che potrebbero cambiare la struttura dello stato, e le condizioni di vita e di produzione dell’attuale e delle prossime generazioni. Per questo urge un dibattito e l’obbligo di varare una legge quadro che regoli le negoziazioni commerciali.
2. La Campagna Peruviana contro l’ALCA e il TLC ha definito come una delle strategie fondamentali di lavoro congiunto la raccolta del maggior numero possibile di firme tra la popolazione, per presentare un’Iniziativa Legislativa in seno al Congresso della Repubblica:”Legge che stabilisce l’obbligatorietà di sottoporre a referendum l’approvazione del trattato di libero commercio (TLC) con gli Stati Uniti d’America e l’accordo di libero commercio delle Americhe (ALCA)”.
3. Riguardo le trattative del TLC, che si svolgono sulle spalle del popolo peruviano, l’Assemblea della Campagna del 30 Settembre ha approvato la convocazione di tutti coloro che aderiscono a questa iniziativa e di tutte le diverse organizzazioni sociali di:operai, lavoratori, donne, giovani, lavoratori agricoli, contadini e microimprenditori, trasportatori, consumatori e altri, per organizzare la Giornata Nazionale contro l’ALCA e il TLC che si terrà il 12 Ottobre. È ora di consolidare il tessuto sociale per difendere i nostri diritti. Un’altra integrazione e un altro mondo sono possibili.
Lima, Settembre 2004
Comitato esecutivo della campagna peruviana contro l’ALCA il TLC
CGTP- Confederación General de Trabajadores del Perú
CUT- Central Única de Trabajadores del Perú
COMPYMEP - Consejo de Organizaciones de la Micro, Pequeña y Mediana Empresa del Perú
CNA - Confederación Nacional Agraria
CCP - Confederación Campesina del Perú
Fetraelec Venezuela a cura di Feliper Figueroa (Sec. General STE - Caracas - Venezuela)
La Federación de Trabajadores de la Industria Electrica del Venezuela (FETRAELEC) riunisce tutti i sindacati del settore elettrico del Paese, discute i controttatti collettivi con i rappresentanti dell’impresa (CADAFE) Compañia de Administración y Fomento Eléctrico.
Attraverso la figura del director laboral prevista dalla legge, i lavoratori possono eleggere due rappresentanti che parteciperanno al Consiglio direttivo dell’impresa. Questa Federazione era affiliata alla CTV, ma, dopo il processo di rifondazione sindacale attuato nel paese, si è staccata dalla CTV e ha deciso di affiliarsi alla UNT; a questa decisione si è giunti dopo una consultazione avvenuta attraverso assemblee che hanno votato a favore della affiliazione alla UNT.
Fetraelec ha avanzato una proposta di riforma della legge del servizio elettrico, secondo il progetto di Paese indipendente e sovrano che la gran maggioranza del Paese si è impegnata a costruire.
Giovedì 11 novembre 2004 c’è stata una manifestazione, organizzata da Fetraelec, che da “Parque Carabobo” è arrivata all’Assemblea Nazionale e che ha visto la partecipazione di tutti i sindacati affiliati del paese e del STE di Caracas.
La manifestazione è stata molto partecipata e ricca di slogan soprattutto sulla cogestione e le riforme della legge.
È stato consegnato un documento ai deputati dell’Assemblea Nazionale, il documento contiene la richiesta di discussione delle riforme proposte che, in sintesi, si riferiscono a:
1. Definizione del carattere del servizio elettrico che deve essere considerato come un diritto fondamentale e quindi lo Stato deve favorirne l’accesso a tutta la popolazione. Si richiede pertanto che la legge stabilisca che l’elettricità non è una merce e non deve avere scopo di lucro.
2. Definire il servizio elettrico come servizio strategico per lo sviluppo autonomo, sovrano e indipendente.
3. Per quanto riguarda la proprietà: che lo Stato riservi per sé l’attività della produzione idroelettrica del Paese, oltre alla proprietà e alla gestione delle sue aziende di produzione, trasmissione, distribuzione e commercializzazione.
4. Per quanto riguarda la gestione: le aziende elettriche di proprietà dello Stato dovrebbero essere dirette e amministrate da un sistema di cogestione che riunisca lo Stato, i lavoratori e gli utenti; dovrebbero altresì essere stabiliti i meccanismi concreti di questo sistema.
5. Separazione delle attività: si è manifestato un totale disaccordo con la separazione delle attività, visto che tale separazione costituisce una concezione neoliberista contemplata dalle leggi sulla privatizzazione di altri Paesi, leggi che non vanno a fondo del problema e che rispondono a interessi di gruppi d’affari.
6. Petizione sulla cogestione: si richiede la modifica degli statuti dell’impresa che stabiliscano il nuovo quadro normativo di cogestione.
Sindacato dei lavoratori Elettrici Venezuela. Similares e Conexos del Distretto Federale e dello Stato Miranda(STE) a cura di Feliper Figueroa (Sec. General STE - Caracas - Venezuela)
Il sindacato dei lavoratori elettrici è un sindacato professionale che riunisce i lavoratori delle imprese: C.A. La Electricidad de Caracas, C.A. Luz Electrica de Venezuela e C.A. La Electricidad de Guarenas y Guatire; le imprese sono geograficamente situate nell’area metropolitana di Caracas e negli Stati di Vargas e Miranda molto vicini alla capitale.
Il sindacato è stato fondato il 13 novembre 1945, il prossimo anno saranno 60 anni dalla fondazione.
La Electricidad di Caracas è un’impresa privata fin dalla sua fondazione avvenuta più di 100 anni fa. È stata fondata da imprenditori venezuelani, ma a partire dal 2000 è stata inserita in una OPA (offerta pubblica di acquisizione) dall’impresa transnazionale Corporación AES, una delle maggiori imprese di commercializzazione dell’energia elettrica a livello mondiale.
In questa offerta pubblica, la AES ha comprato più dell’80% delle azioni dell’impresa ed attualmente ne è il socio maggioritario, il rimanente 10% delle azioni è di proprietà dei lavoratori, oltre ad un 5 o 7% pubblico.
Attualmente La Electricidad de Caracas gestisce la produzione, trasmissione, distribuzione e commercializzazione del servizio, nell’area metropolitana di Caracas e negli Stati Vargas e Miranda.
Si deve notare che nel 1998 i dipendenti delle aziende erano 6.000, in quello stesso anno le aziende proposero ai lavoratori il cosiddetto “Piano di Mobilità Volontaria” che offriva liquidazioni milionarie prendendo come base l’anzianità e l’età del lavoratore.
In questo modo veniva offerto il pensionamento anticipato, cioè i lavoratori venivano posti in pensione senza tener conto dell’età richiesta (60 anni per gli uomini e 55 per le donne). Così i dipendenti delle aziende si ridussero di 1.500 unità. Nel 2000, quando la AES compra la maggioranza delle azioni della EDC, viene applicato di nuovo il “Piano di Mobilità volontario” il cui principale obiettivo, secondo noi, è: ridurre i costi, massimizzare i guadagni e ridurre, o eliminare del tutto, l’influenza dei sindacati.
Tuttavia, malgrado le assemblee sindacali e le mobilitazioni dei lavoratori perché non si accettasse il piano, vi hanno aderito in circa 2000. Tra le varie offerte che venivano fatte ai lavoratori che aderivano al piano, c’era la formazione e la consulenza affinché ciascun lavoratore costituisse una propria microimpresa potendo così continuare a lavorare come microimprenditore appaltatore. In altri casi venivano esercitate pressioni sui lavoratori dicendogli che i loro posti di lavoro non sarebbero stati garantiti nell’immediato futuro, visto che si rendeva necessaria una riduzione degli addetti causata da un esubero di dipendenti, quindi se non accettavano il piano sarebbero stati liquidati secondo le norme vigenti (l’ammontare della liquidazione prevista dal piano era superiore a quella prevista dalla legge).
Si deve segnalare che la legge vigente in Venezuela (ora sottoposta a riforma) permette che il lavoratore ritiri annualmente fino al 75% del suo trattamento di fine rapporto e, visto il basso potere d’acquisto del salario, la maggior parte dei lavoratori hanno accumulato molto poco del proprio TFR. Negli anni passati esisteva una legge che prevedeva prestazioni sociali doppie in caso di licenziamento ingiustificato, venivano calcolate sulla base dell’ultimo salario percepito dal lavoratore, ma nel 1997, durante il governo di Rafael Caldera, una “commissione tripartita” che comprendeva: la CTV (Confederación de Trabajadores de Venezuela), sindacato al servizio degli interessi del padronato, FEDECAMARAS (Federazione degli Imprenditori) e il Governo, ha eliminato il regime delle doppie prestazioni che favoriva i lavoratori. Questo atto di tradimento della CTV nei confronti dei lavoratori è stato definito “IL FURTO DELLE PRESTAZIONI SOCIALI”. Attualmente sono iscritti alla nostra organizzazione sindacale 1.380 dei 2.500 lavoratori delle imprese, dei quali almeno un centinaio sono dirigenti e appartenenti al personale di fiducia che si mantiene ai margini del sindacato.
Si deve sottolineare che per queste aziende lavorano molte imprese appaltatrici i cui dipendenti non godono del contratto collettivo. Abbiamo incontrato molte difficoltà ad organizzare e iscrivere questi lavoratori, a causa delle pressioni esercitate dai loro datori di lavoro che li minacciano di licenziamento se si iscrivono al sindacato, tuttavia continuiamo a cercare il modo di organizzarli e renderli uniti nella lotta per i propri diritti. Il primo novembre abbiamo presentato all’ispettorato del lavoro il progetto di contratto collettivo 2004-2006, da sottoporre alla discussione con le aziende. Nel 2003 siamo riusciti a firmare uno dei migliori contratti collettivi del Paese, il dato negativo è stata la lunghezza della contrattazione (1 anno), inoltre durante le trattative abbiamo dovuto affrontare la “SERRATA PETROLIFERA GOLPISTA”, da dicembre 2002 a gennaio 2003, serrata portata avanti dalla coalizione: FEDECAMARAS - CTV - PARTITI DELL’OPPOSIZIONE. La serrata è stata sconfitta dai lavoratori, dal popolo, dalle forze armate e dal governo rivoluzionario.
STE è affiliato alla Federazione nazionale dei Lavoratori dell’industria Elettrica del Venezuela (FETRAELEC) che a sua volta fa parte della Unione Nazionale dei Lavoratori (UNT), sindacato nuovo nato come antagonista della CTV.
Ci consideriamo organizzazioni di classe, autonome e democratiche, in cui si pratica la maggiore partecipazione della base nelle questioni dell’organizzazione.
Attualmente percorriamo, tra certezze ed errori, ma sempre nella speranza, il cammino che ci possa condurre verso l’unità dei lavoratori, una unità basata su valori e principi che ci sono propri e uniscono la nostra teoria alla nostra pratica.
Commissioni di base Spagna: Sindacalismo di classe, partecipativo e rivendicativo. Lavorando per l’unità sindacale.
Il Sindacato delle commissioni di base (co.bas) nasce dal confronto che parte dall’affiliazione del CCOO (in particolar modo dal settore critico); la nostra posizione è contro quei modi di fare sindacalismo della direzione “ufficiale” del sindacato. Dissentiamo dalla linea ufficiale della direzione del sindacato che accetta, in maniera volontaria, tutte quelle misure regressive applicate dalle direzioni e dalle amministrazioni delle imprese, senza tentare una benché minima opposizione, e che ha la nefasta abitudine di firmare gli accordi senza consultare i lavoratori.
Co.bas nasce in quanto organizzazione sindacale di ambito statale
La mancanza di rispetto verso la pluralità interna, la politica repressiva della direzione sindacale burocratizzata contro quella parte di soggetti in disaccordo con essa, la nostra partecipazione e collaborazione con la lotta esemplare dei lavoratori della SINTEL, che sono diventati il nostro punto di riferimento per quanto riguarda l’azione e i metodi sindacali da essi praticati, tutto ciò ha fatto sì che noi, membri del Settore Critico, rispettando le decisioni adottate dalla maggioranza nelle assemblee degli affiliati e delle affiliate, costituimmo co.bas, partendo dalla Catalonia, Madrid, Andalusia, Euskadi, Castiglia, León, ecc. I primi risultati non si sono fatti attendere: oltre ad un grande appoggio a livello statale, siamo diventati, a solo due mesi dalla legalizzazione di co.bas, la terza forza sindacale in tutto la Stato e, in occasione delle elezioni sindacali tenutesi a Telefónica, la prima a Barcellona e Madrid.
Un funzionamento democratico. Lavoriamo per l’unità.
Co.bas si costituisce come sindacato di classe, di adunanza, partecipativo, economicamente indipendente dai poteri pubblici e privati, di lotta e confronto con il sistema, all’interno del quale sono i lavoratori e le lavoratrici a prendere le decisioni e non una qualsiasi “cupola” sindacale. La democrazia partecipativa è la parte fondamentale del nostro progetto sindacale. Per questo, nella nostra azione sindacale, la decisione è assegnata agli affiliati e ai lavoratori. Perché questo sia possibile, l’organizzazione prevede, tra le altre cose, l’elezione e la revoca in qualsiasi momento dei responsabili o dei delegati sindacali. All’interno di co.bas lavoriamo secondo criteri di unità per un progetto volto a tutta la classe operaia, indipendentemente dall’impresa, dal settore, dalla località o dal territorio al quale appartiene. La diversità sindacale, dalla quale non possiamo prescindere, è data dall’attuale frammentazione del mondo del lavoro, dall’impossibilità di contrattazione e dalla precarietà, dai sindacati che si sono costituiti in conseguenza alle espulsioni avvenute nel CCOO, dai patti della Moncloa, dalla sfiducia e dal rifiuto dei “sindacati istituzionali”.
Compromessi socialmente
La nostra vocazione unitaria, di classe, rivendicativa e di necessaria referenza socio-politica, si traduce in una stretta collaborazione con molti sindacati e collettivi sociali all’interno del movimento anti globalizzazione (XMG, Rete di Mobiltazione Globale), specialmente per quanto riguarda la denuncia e la lotta contro le privatizzazioni e contro la progressiva perdita dei diritti nel mondo del lavoro. Le risoluzioni dell’assemblea dei movimenti sociali nel FSE, che hanno unificato le lotte in Europa e a Portoalegre in occasione del FSM, hanno rianimato il conflitto sociale che, a sua volta, ha risvegliato il sindacalismo europeo.
Attraverso la “Xarxa contro i licenziamenti e la precarietà”, siamo diventati parte attiva contro la chiusura delle imprese, contro la precarietà lavorativa e per l’equiparazione dei diritti sociali in Europa; aderiamo, inoltre, alla campagna contro la Costituzione europea. Allo stesso modo, ci troviamo in un processo di unione con il Coordinamento Unitario Sindacale in Catalonia (IAC-CATC-USTEC-CAU, FTC, SU, CTA, CSA, S Ferroviario e CO.BAS), e partecipiamo a incontri statali per l’unità dell’azione, con i collettivi di classe e democratici che sostengono il conflitto sociale in funzione del patto sociale (Coordinadora di Madrid, SOC dell’Andalusia, SOC delle Canarie, CIG Galizia.ESK e LAB di Euskadi, CSI delle Asturie, ecc.).
Continuiamo a combattere per essere un punto di riferimento sindacale organizzato. La combattività e l’onestà dimostrate fino ad ora dai nostri compagni, favorisce sempre di più lo sviluppo di co.bas, tanto in Catalonia quanto nel resto delle comunità. Di fronte alle imposizioni neoliberali delle multinazionali e delle banche, ovvero del capitale, sono sempre di più i lavoratori e i nuovi collettivi dei movimenti sociali, che si rendono conto della necessità della ricostruzione sindacale, ed è per questo motivo che si stanno organizzando in co.bas, per partecipare alla costruzione di un’organizzazione sindacale utile, partecipativa e coerente. In ciò ci riconosciamo e per questo vogliamo coordinarci con tutti coloro che hanno questo stesso obiettivo.