L’elezione di Lula in Brasile: un’eccezione o una tendenza atinoamericana?
Francisco Domínguez
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Lula ha ereditato una situazione finanziaria altamente
volatile e un debito esterno gigantesco che è fondamentale per il capitale
internazionale, per il FMI e per la Banca Mondiale. Quindi il pagamento del
debito estero peserà fortemente sulla capacità di Lula di implementare il suo
programma sociale. Lula deve mantenere la fiducia dei mercati, quindi mantenere
l’autonomia della Banca Centrale di stabilire il tasso di interesse e di
conseguenza rendere il governo alquanto inutile nel momento in cui si debba
prendere decisioni su politiche economiche. Lula non può nè aumentare soltanto
la tassazione sui ricchi per rendere effettiva una ridistribuzione dei redditi
nè introdurre politiche che colpiscano le enormi ineguaglianze sociali ed
economiche che caratterizzano il Brasile. Ciò causerebbe la fuga di capitali su
grande scala. Tuttavia Lula non ha bisogno di grandi risorse per ottenere
significativi miglioramenti nello standard di vita dei poveri. La sua maggiore
difficoltà è l’attitudine altamente ostile adottata dall’amministrazione
Bush nei riguardi del suo governo, la relativa debolezza dell’Unione Europea
come principale partner commerciale del Brasile e soprattutto lo spiacevole
stato del Mercosur dopo il collasso dell’economia argentina. L’aspetto
peggiore di tutto ciò è che se non dovessero avere successo Lula e il PT al
governo, è possibile che sia, nel migliore dei casi, una seria battuta d’arresto
o, nel peggiore, avere conseguenze catastrofiche per il resto della Sinistra
nell’America Latina. Al contrario, dovesse avere successo sia nell’andare
incontro in qualche soddisfacente modo alle richieste dei poveri in Brasile e
sia fermare l’ALCA, la Sinistra in America Latina potrà avere un futuro
piuttosto promettente.
Come cosa curiosa deve essere riportato che la Sinistra in
Cile sembra essere... per sempre senza alcuna prospettiva di recupero. Sebbene
la Sinistra Cilena sia valorosa, influente e piena di vita intellettualmente, il
suo componente principale, il Partito Comunista, commise un grave errore quando
alla seconda tornata delle elezioni presidenziali, il segretario generale del
partito, Gladys Marin, richiamò i sostenitori del partito ad astenersi e a non
votare per il socialista Ricardo Lagos, che affrontava la formidabile sfida del
Pinochetista Eduardo Lavín.
4. Conclusione
La Sinistra in America Latina si sta sottoponendo ad un
processo di ricomposizione politica che ha tempi differenti e caratteristiche
diverse, in ogni singolo paese del continente. Tra il Venezuela, il Brasile e
Cuba c’è oggettivamente una sorta d’asse, non solo perché in questi paesi
la Sinistra è al potere o ricopre cariche importanti, ma anche perché le tre
esperienze racchiudono il ricco e variegato universo delle realtà della storia
latinoamericana, la sua composizione sociale e razziale e la sua identità
nazionale. Tutte e tre sono divenute forti sostenitrici e promotrici del World
Social Forum e del São Paulo Forum, eventi che permettono entrambi, a livello
sociale e politico, lo scambio, con la possibilità di imparare reciprocamente,
delle esperienze dei movimenti sociali e politici del continente. Questi
forniscono l’ossature migliore dell’opposizione all’ALCA - una questione
vitale per la Sinistra del continente. I tre suddetti governi hanno tutti delle
piattaforme politiche che includono domande ed interessi, non solo della classe
lavoratrice ma anche della popolazione nera, delle comunità di indigeni, delle
donne, della difesa dell’ambiente, dei piccoli agricoltori e dei piccoli
imprenditori, ossia gli interessi delle immensa maggioranza del continente.
Quindi, se la Sinistra è in grado di diventare uno strumento
utile per gli oppressi del continente allora deve iniziare dal riformulare
criticamente le basi della nazione incorporando i diritti e gli interessi di
tutti i gruppi oppressi. In relazione a ciò, il riaffermarsi e la riscoperta di
leader latinoamericani storici soppressi e dimenticati, è cruciale per latinoamericanizzare
le loro ideologie. Potrebbe anche essere necessario sviluppare un nuovo concetto
d’identità nazionale. Riguardo a ciò il Guatemala è un caso pertinente. L’FSLN
del Nicaragua ottenne molta della sua legittimazione identificando se stesso con
la figura di Cesare Augusto Sandino. In un contesto molto differente, l’EZLN
ha fatto qualcosa di simile con Emilio Zapata. Così ha fatto anche Chavez con
Símon Bolivar in Venezuela. La Rivoluzione Cubana ha fatto lo stesso con José
Martí.
L’area più difficile della Sinistra è lo sviluppo di un
programma economico alternativo a quello del neoliberalismo, specialmente se non
si è in vista di una rivoluzione in America Latina per l’immediato futuro.
Ciò significa che la Sinistra deve sviluppare una strategia che deve includere,
arrivando al governo pacificamente attraverso elezioni per liberare dal nodo
diabolico del neoliberalismo. Ciò che è cruciale è il non accettare che
Castañeda e altri come lui dicano che la rivoluzione e le riforma sono opzioni
totalmente incompatibili, quindi, la Sinistra latinoamericana “deve
riconciliare se stessa con l’ammettere che il futuro non sarà nulla di più
della versione intensificata - se non migliorata - del presente”. Secondo
Luis Fernandes, questa visione ha i forti echi di Fukuyama; “non esiste
alcun corso alternativo di sviluppo dietro le frontiere di un’economia
incentrata sul mercato” e “alcun concetto di democrazia
liberale-procedurale” (New Left Review, 215, Gen/Feb 1996, p. 142-143)
[1]. L’esperienza Argentina dimostra che questi limiti
possono e devono essere superati. Altrimenti la logica del neo-liberalismo si
riaffermerebbe con conseguenze politiche devastanti, come nel caso di Lagos, che
ha felicemente rinunciato a diventare un efficiente amministratore del sistema
economico stabilito e sviluppato in 17 anni di dittatura militare.Questa logica
deve essere fermata, ostacolata e dove possibile invertita. Affinché ciò
avvenga, ogni governo avrà bisogno di godere di un controllo decisivo -
parziale o totale attraverso la nazionalizzazione - delle banche. Inoltre, come
affermato da Luis Fernandes: “Una strategia efficace della Sinistra in
America Latina deve seriamente e coraggiosamente confrontarsi con le strutture
estremamente concentrate della povertà del continente” (New Left Review,
215, Gen/Feb 1996, p. 148). Non c’è altra via per colpire i livello d’iniquità
sociale, d’emarginazione e di povertà che prevale in America Latina.
Finalmente la sinistra deve affrontare la sfida del
neoliberalismo su scala continentale, ossia deve cercare un coordinamento
continentale d’opposizione collettiva, ma deve anche sforzarsi di porre in
atto l’integrazione regionale, la cooperazione regionale, il commercio
regionale e una impostazione centrale del suo programma di governo. Nella stessa
maniera, deve utilizzare questo meccanismo regionale per opporsi alle iniziative
guidate dagli Stati Uniti nella regione, come il Plan Colombia, il Andean
Regional Initiative, o il Plan Dignidad.
Quanto detto sopra è una sfida formidabile resa ancora più
difficile dalla struttura della politica mondiale, ossia l’esperienza di una
singola superpotenza economica e militare che è diventata sempre più
aggressiva. Gli Stati Uniti sono stati aiutati in America Latina non dai suoi
tradizionali alleati, la Gran Bretagna, ma dalla Spagna. Nell’ottobre 2002 fu
fondato un nuovo ente, La Fundación Nacional para la Libertad, guidata da Mario
Vargas Llosa. La fondazione è costituita da circa 400 istituti guidati da ogni
sorta di intellettuali ed imprenditori spagnoli, statunitensi e latinoamericani.
L’inaugurazione della fondazione si proclamò di voler combattere il “neopopulismo”
di Chavez e Lula e contro Fidel Castro. All’inaugurazione erano presenti l’esule
cubano Carlos Alberto Montaner, Ana Palacio, il ministro degli esteri spagnolo,
e Ana Rotella, moglie di José María Aznar. Nessun’altra parola è possibile!
NOTE
[1] Luis Fernandes (New Left Review, 215, Gen/Feb 1996, p. 141) si è dichiarato
in maniera convincente contro ogni generalizzazione che riguardi l’irresistibile
crescere del pragmatismo realista tra le Sinistre in America Latina guardando
all’esempio delle organizzazioni della guerrilla del Centro America che “fecero
in modo di legare la loro lotta ad ampie forme di lotte politiche e sociali
pacifiche, giocando un ruolo positivo e quindi cruciale nella democratizzazione
dei loro rispettivi paesi”. Fernandes si chiede “se i sistemi democratici
vigenti - con tutti i loro limiti esisterebbero senza la lotta armata intrapresa
dal FSLN e dal FMLN”.