Il movimento antiglobalizzazione: un nuovo soggetto nelle relazioni internazionali?
Rebeca Oroza Busutil
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3. Rischi e possibilità del movimento
L’attuale Movimento Critico della globalizzazione
neoliberale si caratterizza per la sua strutturazione a partire dai movimenti
indirizzati a far sorgere le rivendicazioni dei settori specifici della
popolazione che si sente danneggiata dagli effetti della globalizzazione
neoliberale; è a partire da ciò che questi movimenti hanno adottato
originariamente un tipo di comportamento monopolizzato e seprato. Ciò spiega
anche la sua attuale eterogenità, tanto sul piano nazionale che su quello
regionale e mondiale.
Questa pluralità e diversità sociale, constituisce il
lineamento essenziale del Movimento, con la partecipazione nello stesso dei
settori della piccola e media borghesia, degli studenti, dei lavoratori, dei
contadini, dei disoccupati, delle casalinghe e di altri gruppi sociali.
Per alcuni analisti, questa eterogenità è l’espressione
della vitalità, della freschezza presente nel movimento e identificano la sua
critica del neoliberalismo e della globalizzazione come una lotta
antisistematica ed anticapitalista. Questa ampiezza del suo spettro ideologico,
con la partecipazione degli ecologisti, delle femministe, dei pacifisti, dei
movimenti dei sessi, delle chiese dai differenti credi, dei sindacati, degli
anarchici autonomisti, degli autogestiti, del movimento dei senza terra, dei
socialisti, dei socialdemocratici, dei trotskisti, dei comunisti e marxisti,
implic a la presenza nello stesso di diverse correnti di pensiero politico ed
ideologico che sostengono, pertanto, differenti metodi per affrontare la
globalizzazione neoliberale.
D’altra parte, la critica al neoliberalismo presente nel
Movimento non è sempre un’aperta messa in discussione del sistema, così che
nelle proposte indirizzate ad umanizzare il capitalismo e a portare avanti la
lotta attraverso le manifestazioni pacifiche di pressione, il dialogo e la
negoziazione, così come la convinzione del fatto che un’altro mondo sia
possibile attraverso la via della partecipazione cittadina, senza far crollare
il potere borghese ed instaurare il potere della classe operaia, si osserva la
forte presenza di un settore riformista, rappresentato, da diverse ONG ed
organizzazioni come ATTAC (Associazione la Tassazione delle Transazioni
Finanziarie per l’Aiuto ai Cittadini) [1], dal movimento zapatista, dal
MAM (Movimento contro l’Europa di Maastricht e la Globalizzazione Economica)
[2], dal RCADE (Rete Cittadina per l’abolizione del
Debito Estero) [3], dalle burocrazie sindacali, così come dalla AFL-CIO e dalla
Confederazione Europea dei Sindacati (CES), tra gli altri.
Il settore più radicale del Movimento, integrato
fondamentalmente da giovani che partecipano attivamente alle manifestazioni,
oltre a mettere in discussione il sistema capitalista e a dichiararlo
responsabile dei mali che affliggono l’umanità, sono d’accordo nel
considerare l’azione diretta e la disubidienza civile come forme di lotta
contro il capitale, nonostante ciò, ancora non hanno un’alternativa al
capitalismo, e nemmeno un progetto per la sua sostituzione.
Questa eterogeneità ha inciso inoltre sul carattere e sulla
composizione delle mobilizzazioni. Intanto a Praga si sono evidenziati i settori
più radicalizzati politicamente; Seattle o Nizza, hanno contato sulla forte
partecipazione operaia, ma capeggiata dai loro dirigenti burocrati.
Anche nel Foro Sociale Mondiale di Porto Alegre, questa
divisione è stata presente. Settori dell’accampamento giovanile hanno emesso
una dichiarazione intitolata “Un’altro mondo è possibile”, solo
distruggendo il capitalismo. Questa dichiarazione è stata promossa dalle
organizzazioni trotskiste tra cui Strategia Rivoluzionaria e Gioventù in Lotta
Rivoluzionaria [4], entrambe brasiliane, In Chiave Rossa,
argentina, e gruppi anarchici.
Generalmente, il Movimento, sia nella sua ala più radicale
che in quella riformista, è impegnato nella ricerca delle alternative, in
quanto considera che “Un’altro mondo sia possibile”, senza che osservi
come realmente ottenerlo.
D’altra parte, nella “Lettera dei Principi” del Foro
Sociale Mondiale di Porto Alegre, celebrato nel 2001 si afferma: “Il Foro
Sociale Mondiale è uno spazio plurale e diverso, non confessionale, nè
governamentale, non partitario, che articola in forma decentralizzata e non in
rete, le entità e i movimenti che sono coinvolti nelle azioni concrete, locali
o internazionali, per la costruzione di un’altro mondo”. “non devono
partecipare al Foro rappresentazioni partitarie nè organizzazioni militari”.
Potranno essere invitati a partecipare a carattere personale, governanti o
parlamentari che si assumano gli impegni di questa lettera”.
Queste definizioni, presenti anche a Porto Alegre 2002 e nel
Foro Sociale tematico celebrato in Argentina, lo scorso mese di agosto, indicano
la carenza di idee di governabilità e dei programmi alternativi nel Movimento e
riflettono un consenso dei suoi partecipanti perchè non vengano incorporati
gruppi istituzionalizzati, enfatizzando i partiti della Sinistra tradizionale.
Questa decisione è motivata, sembra, dal fatto che i gruppi suddetti vengano
identificati come vincolati alle istituzioni statali e a quelle di tipo
economico, sociale e culturale penetrate dal fenomeno globalizzatore, contro il
quale si scontrano precisamente i movimenti sociali.
Questa posizione estrema, e forse sostenibile nel futuro, non
è lontana dal pericolo reale che il movimento possa essere penetrato dalle
organizzazioni con capacità o possibilità di essere deviato dai suoi obiettivi
originali, terminando come un’alternativa più dello stesso capitalismo, le
cui potenzialità non devono essere ignorate. È innegabile inoltre il rischio
dell’assimilazione alla “istituzionalizzazione” che ora rifiuta e che
potrebbe significare la perdita della sua credibilità. L’esempio dei Verdi,
divenuti partiti politici, dimostra questo rischio.
Attualmente il Movimento, potenziato dai partecipanti al Foro
d’Argentina, si pronuncia contro l’ALCA, e per la prima volta, si è parlato
di imperialismo, così come di necessità di guadagnare maggiore vigore nelle
forze di Sinistra presenti nel Movimento. Ciò potrebbe portare in alcuni paesi
verso la lotta con criteri politici più definiti che muova alla ricerca di quel
“mondo migliore” per riordinarlo a partire dal potere. Questa possibilità
ha maggiore forza nei paesi dell’America Latina.
È inevitabile che nel suo discorso nel quale si sente la
parola imperialismo si sommi il socialismo. Otternerlo richiederebbe molto tempo
perchè non sono pochi e sono radicati i fantasmi che questa parola provoca
oggi.
In ogni caso, il fatto che il Movimento smascheri la
globalizzazione neoliberale come progetto politico sostenuto dalle elite dei
paesi capitalisti del più alto livello di sviluppo, garantiti dai loro
organismi internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca
Mondiale, dimostra la vulnerabilità di un fenomeno che sembrava irremovibile.
Anticipare la rotta futura del Movimento non è ancora
possibile. La sua attuale strategia di lotta su scala universale, nella forma di
disubidienza civile non violenta, potrebbe essere fattibile in paesi isolati. L’ottenimento
del potere e la possibilità di mantenerlo senza realizzare una rivoluzione
radicale è praticamente impossibile.
Nonostante ciò, deve prevalere l’ottimismo, in quanto non
c’è dubbio che il mondo attuale è governabile; così che avrà bisogno
sempre di più con maggiore urgenza che venga governato da forze capaci di
stabilire un ordine giusto che dovrà rispondere alle caratteristiche e alle
particolarità di ogni regione e di ogni paese, evitando la ripetizione mimetica
dei modelli che hanno condotto ad errori che hanno generato fallimenti ben
conosciuti per le loro conseguenze. Non deve essere negata la possibilità che
forze riordinatrici siano partorite dall’attuale Movimento Critico della
Globalizzazione neoliberale.
4. Conclusioni
Il Movimento Critico della Globalizzazione neoliberale, è
conseguenza di due condizioni: da una parte la graduale presa di coscienza dei
settori, sempre di più grandi, dell’opinione pubblica internazionale riguardo
la gravità delle conseguenze economiche, sociali e altre, della globalizzazione
neoliberale e dei problemi globali originati o accentuati da quest’ultima, e
dall’altra, è il risultato della necessità di una ricostruzione delle forze
di Sinistra in un nuovo contesto internazionale e su nuove basi organizzative.
Anche se è di vitale importanza che le multitudini
contestatarie identifichino e distinguano concettualmente i termini
globalizzazione e neoliberale, nella pratica ciò che è importante è che la
lotta non si indebolisca o muoia mossa da destini impercorribili.
Il Movimento Critico della Globalizzazione Neoliberale, è
stato ed è l’interruzione dell’internazionalizzazione degli aggrediti
contro l’internazionalizzazione degli aggressori. Nessuno dei soggetti sociali
affrontato è nuovo, nè la loro lotta è iniziata adesso. Ciò che distingue
questa nuova tappa nella storia del confronto del capitale e del lavoro, è il
carattere differente di entrambi, il primo sviluppando la sua nuova tappa d’internazionalizzazione
ed il secondo collaudando nuove forme di confronto in uno scenario differente a
quello di secoli immediatamente precedenti.
Nota
Quest’articolo è stato scritto prima della celebrazione
del Foro Sociale Europeo a Firenze. Dopo aver partecipato a quest’evento, ho
potuto constatare che gli elementi essenziali che si esprimono nell’articolo
confermano la tendenza generale di questo movimento su scala internazionale.
I temi centrali, che in forma trasversale hanno costituito
oggetto di dibattito e discussione del Foro, come la Globalizzazione, il
Liberalismo, la Guerra e la Pace, costituiscono tematiche imprescindibili per lo
sviluppo e il rafforzamento del movimento. Evitare la guerra in qualsiasi delle
sue dimensioni, è di vitale importanza per questo continente e dovrà essere
vista con la stessa ottica a Porto Alegre 2003.
Lo svolgimento del primo FSE ha costituito una nuova
significativa opportunità per il futuro sviluppo e consolidamento dell’attuale
Movimento antiglobalizzazione neoliberale, non solo nel continente, ma anche su
scala mondiale. Per tale ragione, è importante che tanto nel FSE di Firenze,
così come a Porto Alegre nel 2003, il Movimento non si limiti alla critica
della globalizzazione neoliberale, ma sia anche capace di presentare programmi
ed alternative reali che rendano possibile l’esistenza di un altro mondo che
oggi acclama, sempre con più forza, la maggior parte dell’umanità.
[1] ATTAC, inizialmente denominata
Associazione per la Tassa Tobin dell’Aiuto ai Cittadini, con l’obiettivo di
lottare per rendere concreta la proposta della tassazione dei movimenti del
capitale speculativo, fatta dall’economista nordamericano, James Tobin, sorge
in Francia a giugno del 1998 e si è estesa già a circa 30 paesi. Inoltre ad
esigere misure concrete come l’imposizione della Tobin, la stessa stabilisce
la cancellazione dei paradisi fiscali, l’annullamento del debito estero
pubblico del Terzo Mondo, tra le altre esigenze.
[2] Il MAM, sorge alla radice della protesta di un settore proveniente dal
Movimento ecologista ed alternativo contro il Trattato di Maastricht,
attualmente è stato integrato nel MRG. Quest’ultimo, composto
fondalmentalmente da giovani, sorge nell’estate del 2000 e dopo la sua
partecipazione alle mobilizzazioni di Praga si è convertito in un punto di
riferimento del Movimento.
[3] RCADE ha origine nella Piattaforma costituita intorno alla
mobilizzazione sviluppata nel 1994 a Madrid per destinare lo 0,7% del PIL agli
aiuti per lo Sviluppo; la sua principale iniziativa pubblica è stata la
celebrazione di una Consultazione Sociale sull’Abolizione del Debito Estero,
coincidendo con la celebrazione in Spagna delle elezioni generali del 12 marzo
del 2000.
[4] Quest’organizzazione appartiene alla Frazione Trotskista
Strategia Internazionale, insieme al Partito dei Lavoratori per il Socialismo
dell’Argentina (PTS), la Lega dei Lavoratori per il Socialismo del Messico
(LTS), la Lega Operaia per la Quarta Internazionale di Bolivia (LOR-CI) e la
Classe contro Classe del Cile.