“The Federal Business Revolution”
Luciano Vasapollo
Rita Martufi
Parte Seconda. Dal Terzo Settore al "Welfare dei Miserabili": gli altri strumenti della Grande Riforma della P.A.
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Perquanto concernel’operazionediprivatizzazionein senso
stretto dell’ENEL, occorre subito chiarire che il settore elettrico è altamente
strategico in tutte le strutture economiche e in particolare per il nostro Paese
che è fortemente dipendente dall’estero per quanto attiene le materie prime
e i prodotti energetici.
Comunque, a seguito della trasformazione societaria sono state
istituite tre divisioni: Produzione, Trasmissione e Distribuzione (tali divisioni
sono articolate in sei strutture di servizio tecnico-gestionali che si occupano
di ingegneria e costruzioni, ricerca, servizi di telecomunicazioni, sistemi
informatici, gestione impianti nucleari, immobiliare e servizi) [1].
Per adeguarsi al mutato scenario competitivo delineato dal
decreto Bersani, nel Gruppo Enel nascono nuove società che hanno la missione
di ottimizzare i servizi offerti e bilanciare la progressiva riduzione della
presenza aziendale nel mercato elettrico con lo sviluppo di nuove opportunità
in business contigui, valorizzando competenze, risorse e servizi in precedenza
utilizzati solo a scopi interni.
Nell’area della generazione nasce Enel Produzione, cui
si affianca Erga, per le attività nel settore delle fonti rinnovabili.
Sono inoltre costituite Eurogen, Elettrogen e Interpower,
che raggruppano impianti per una capacità produttiva netta di 15.000 MW da cedere
sul mercato.
Nell’area della trasmissione nasce Terna, cui viene
conferita la proprietà della rete: infrastruttura fondamentale per lo sviluppo
del mercato elettrico che Terna dovrà gestire secondo criteri di eccellenza
tecnica e in sintonia con il "Gestore della rete" (la nuova società
controllata dal Ministero del Tesoro cui è attribuito in concessione il controllo
delle attività di trasmissione e dispacciamento e la gestione unificata della
rete di trasmissione nazionale).
Nel settore della distribuzione nasce Enel Distribuzione,
che garantisce lo sviluppo e il miglioramento del servizio ai "clienti
vincolati" (il cosiddetto "servizio universale", comprendente,
tra l’altro, i circa 29 milioni di clienti domestici). Ad essa si affiancano
Enel Trade per i clienti industriali che già operano in regime competitivo
(i cosiddetti "clienti idonei") e Enel.si per i servizi post-contatore
e altri servizi alla clientela diffusa. La gestione degli impianti di illuminazione
pubblica (urbana e monumentale) viene affidata a So.l.e. Inoltre viene
ultimato il decentramento delle responsabilità sul territorio per ciò che riguarda
il rapporto con la clientela.
Nei nuovi business particolarmente significativo è il successo
di Wind, che rappresenta la più evidente realizzazione della strategia
di diversificazione aziendale.
Ma Wind non è che un esempio. Nel settore delle infrastrutture
idriche, della distribuzione e trattamento delle acque ha iniziato ad operare
Enel.Hydro; in quello dell’ingegneria e della grande impiantistica Enelpower,
che opera con prevalente attenzione al mercato internazionale e nei Paesi in
via di sviluppo. Elettroambiente è la nuova società dedicata al riciclo
dei rifiuti con produzione di energia.
Nell’area del trading immobiliare e dei servizi alle aziende
è nata Sei, cui si affiancano Dalmazia Trieste per la gestione
immobiliare e Conphoebus per attività tecnologiche relative a immobili
e al fotovoltaico applicato.
A Enel.it è affidato il settore informatico, cruciale
per il lavoro quotidiano di reingegnerizzazione dei processi all’interno del
Gruppo e delle singole società.
Per ottimizzare le attività di logistica e trading dei combustibili
nasce Enel.FTL, mentre le competenze nei servizi specialistici e di ricerca
per il settore elettrico sono affidate a CESI. Per la formazione del
personale e lo sviluppo delle risorse aziendali nasce Sfera. Infine,
con l’acquisizione della Colombo Gas, il Gruppo Enel entra anche nel mercato
del gas.
Il complesso delle attività fa sì che il 1999 resti un anno
memorabile nella storia dell’Enel, non solo per l’impegno nella liberalizzazione
del mercato elettrico, ma anche per l’avvio del processo di privatizzazione
aziendale: nel mese di novembre vengono collocate sul mercato 3,848 miliardi
di azioni ordinarie, pari al 31,74% del capitale sociale, per un controvalore
di 31.045 miliardi di lire. Si tratta della più grande offerta pubblica iniziale
in Europa e la seconda mondiale sia per valore, sia per numero di sottoscrittori,
con oltre 3,83 milioni di investitori privati e istituzionali coinvolti... Nei
primi mesi del 2000 continua la riorganizzazione interna del Gruppo, con particolare
riguardo alle iniziative nel campo dei servizi alle imprese e ai consumatori...
L’accordo con Echelon Corporation dà vigore al progetto "contatori digitali",
che permetterà ad Enel non solo di offrire ai propri clienti una misura accurata
e puntuale dell’energia utilizzata, con profili tariffari personalizzati e opportunità
di risparmio energetico, ma anche servizi a valore aggiunto per la gestione
"intelligente" e a distanza della casa e dell’ufficio". [2]
Per quanto riguarda la produzione va ricordato che il decreto
Bersani tende a liberalizzare la produzione e obbliga l’ENEL a diminuire la
stessa sotto al 50% in luogo del 75% attuale entro il 31 dicembre 2002; per
questo motivo l’ENEL ha istituito tre società che dovranno essere vendute entro
il termine dato (2002). La distribuzione dell’energia rimane al momento affidata
i monopoli naturali rappresentati dalle aziende municipalizzate e dall’ENEL;
comunque a partire da metà del 2001 è atteso il rilascio della concessione unica
per l’erogazione del servizio negli ambiti comunali; nel caso siano presenti
due operatori ne sarà individuato uno soltanto (società mista ENEL/operatore
locale, oppure solo operatore locale).; mentre per la trasmissione, pur restando
la proprietà ai soggetti che la detengono tutt’ora, la gestione viene data a
soggetti pubblici che le "terranno in caldo" per le nuove società
che entreranno in gioco a seguito della liberalizzazione della produzione.
Nell’ambito della cosiddetta "privatizzazione selvaggia"
che ormai contraddistingue il nostro Paese è interessante portare alcuni esempi
che chiariscono meglio come e quali siano le conseguenze per i cittadini di
questo processo di "liberalizzazione-modernizzazione" dei servizi
pubblici.
È cosa di pochi giorni infatti la cessione di 84 farmacie comunali
avvenuta nel comune di Milano alla multinazionale tedesca dei farmaci Hehe (con
un fatturato di oltre 25.000 miliardi) che ha già al suo attivo le farmacie
comunali di Mantova, Cremona, Bologna e sta gareggiando per Cesena. Ai primi
di Aprile di questo anno infatti la giunta comunale di Milano ha approvato la
cessione dell’80% della società per azioni che gestisce tutte le farmacie comunali
presenti nel comune. La transazione è stata attuata con un prezzo di 205 miliardi
e poco importa se circa 300 tra farmacisti e dipendenti sono a rischio licenziamento.
Va ricordato che in base a un principio che risale al 1800
è uso che la vendita dei farmaci debba essere effettuata non da società che
li producono ma da soggetti terzi (i farmacisti appunto) in modo da garantire
un minimo di corretezza. Questa correttezza non può essere esercitata se i produttori
e i venditori di farmaci sono la stessa cosa (come è il caso della Gehe) in
quanto le imprese sono invece interessate a vendere quanti più farmaci possibile
a dispetto dell’adeguatezza al consumo dei farmaci. È quindi lampante che il
processo di privatizzazione delle farmacie comunali affida anche i farmaci alle
leggi del mercato senza alcun interesse per la salute dei cittadini. Ricordando
che le farmacie comunali sono più di 1600 su un totale di 15.000 farmacie si
comprende quanto sia vasto e "estremamente pericoloso" questo fenomeno.
Tutto ciò avviene nonostante il fatto che, con eccezione dell’Inghilterra, in
nessun paese europeo siano consentite le "catene" in quanto un conduttore
può avere solo la sua farmacia.
3. E le condizioni di lavoro dei dipendenti pubblici?
Il decreto legislativo del 3 febbraio 1993, n. 29, che
prevede l’introduzione dei sistemi informativi nelle Pubbliche Amministrazioni
(PA) come mezzo necessario per aumentare l’efficienza, razionalizzare i costi
e fornire servizi efficaci e le successive emanazioni delle varie leggi Bassanini
(di cui si è discusso nel precedente numero di Proteo) hanno effettivamente
provocato una rivoluzione nell’ambito delle condizioni dei lavoratori del pubblico
impiego.
Innanzitutto vi è stato un radicale cambiamento dovuto al fatto
che mentre il pubblico impiego in precedenza veniva trattato in modo diverso
dal lavoro privato in quanto soggetto ad un regime autonomo, con le nuove disposizioni
viene uniformato quasi del tutto al regime privato e viene pertanto sottoposto
alle norme del Codice Civile, allo Statuto dei lavoratori in una sorta di vera
e propria "privatizzazione del pubblico impiego".
Il principio della sussidiarietà è invocato a gran voce per
consentire alle nuove "aziende" di raggiungere livelli ottimali di
efficienza, economicità ed efficacia. (Su tutto ciò si veda la precedente puntata
di questa analisi-inchiesta).
[1] La divisione
Produzione gestisce gli impianti di produzione ed energia elettrica presenti
sul territorio per consentire il massimo decentramento possibile e la migliore
vicinanza dell’azienda alla clientela. La divisione Trasmissione assicura l’efficienza
del sistema e l’interconnessione con i paesi stranieri attraverso una razionalizzazione
delle strutture operative e gestionali. La divisione Distribuzione gestisce
le attività commerciali relative alla vendita di energia.
[2] Cfr.
www.enel.it/storia